Ce l'ho con... Donnarumma e Vlahovic 'schiavi' di Raiola e Ristic: per le proprie ambizioni rompono con club e tifosi
Gianluigi Donnarumma e Dusan Vlahovic sono due facce della stessa medaglia: talenti straordinari espressi e valorizzati dal campionato italiano e destinati tuttavia a prendersi palcoscenici oggi più prestigiosi all'estero. L'ex portiere del Milan ha già colto questa opportunità, trasferendosi al Paris Saint-Germain nel corso dell'estate, mentre per il centravanti della Fiorentina i club di Premier League e Liga si sono mossi da tempo e hanno deciso di lanciare la sfida alla Juventus. Donnarumma e Vlahovic non sono però soltanto gli ultimi esponenti di una Serie A sempre più provincia d'Europa e quasi "costretti" a prendersi altrove la ribalta che meritano; sono divenuti praticamente negli stessi giorni anche argomento di forte dibattito per la presenza alle loro spalle di due agenti che, per realizzare il loro legittimo desiderio di monetizzare al meglio il valore dei propri assistiti, li hanno portati ad inimicarsi società ed intere tifoserie.
IL FINE NON GIUSTIFICA I MEZZI - Un rapporto quello tra giocatori e procuratori che sembra andare ben oltre l'ambito professionale e/o di amicizia; un legame che indirizza scelte in maniera netta e precisa, ribaltando completamente la logica della relazione tra datore di lavoro - il calciatore - e dipendente, ossia la persona pagata profumatamente per curarne gli interessi economici e di carriera. Laddove c'è poco da eccepire sul fatto che Donnarumma e Vlahovic ambiscano a guadagnare di più di quanto avrebbero potuto o potrebbero percepire nel Milan e nella Fiorentina e a giocare per società oggi più competitive, suscitano più dubbi invece le modalità con le quali hanno deciso di perseguire questi obiettivi. Il portiere della Nazionale ha professato a parole il suo fortissimo legame per i colori rossoneri e di aver dato tutto fino all'ultimo giorno (e ci mancherebbe altro!), ma ha preferito che a massimizzare i profitti fosse Raiola, consentendogli di percepire la ricca commissione messa sul piatto dal PSG, a discapito della sua ex società, che dalla cessione del suo cartellino non ha ottenuto un euro.
IL PATTO CON RAMADANI - Uno scenario che il presidente della Fiorentina Rocco Commisso riuscirà verosimilmente a scongiurare con Vlahovic, considerando che il contratto del centravanti scade nel 2023 e che il club viola pare avere tutta l'intenzione di trovare una soluzione definitiva tra gennaio e il prossimo giugno. La proposta di rinnovo di contratto con un ingaggio di 4 milioni di euro più bonus non è risultata sufficiente per convincerlo a proseguire a Firenze il suo percorso di crescita ma, dietro una decisione apparentemente solo sportiva, si celano retroscena resi pubblici dal prestigioso New York Times. Relativi al mandato che la precedente proprietà della famiglia Della Valle e rappresentata dal vecchio responsabile dell'area tecnica Pantaleo Corvino diede all'influente agente Fali Ramadani - a cui Ristic, agente di Vlahovic, è legato - per piazzare al miglior offerente alcuni dei pezzi pregiati della squadra. Tra cui evidentemente l'attaccante classe 2000, senza specificare un prezzo minimo per la cessione e indicando invece ricche commissioni come merce di scambio (per non parlare dei risarcimenti previsti in caso di mancata accettazione delle offerte portate da Ramadani).
FIFA E UEFA CHE FANNO? - Sono situazioni che oggettivamente inquietano e danno da pensare a come, in un sistema in cui le regole ci sono e legittimano determinati modi di agire - ancorché spregiudicati - istituzioni come Fifa e Uefa non pongano in essere alcun sistema di vigilanza sul potere sempre più grande di certi procuratori, divenuto ormai superiore a quello dei loro calciatori e soprattutto delle società, costrette a subire il "ricatto" di dover ricomprare a più riprese il cartellino dei propri tesserati a suon di laute commissioni. Per evitare il danno patrimoniale di una partenza a parametro zero degli asset tecnici di maggior valore. Col beneplacito di giocatori, ormai anche quelli più giovani, disposti a mettere le loro carriere completamente nelle mani dei loro "angeli custodi" e disposti ad affrontare senza troppi problemi le rivolte di piazza.
IL FINE NON GIUSTIFICA I MEZZI - Un rapporto quello tra giocatori e procuratori che sembra andare ben oltre l'ambito professionale e/o di amicizia; un legame che indirizza scelte in maniera netta e precisa, ribaltando completamente la logica della relazione tra datore di lavoro - il calciatore - e dipendente, ossia la persona pagata profumatamente per curarne gli interessi economici e di carriera. Laddove c'è poco da eccepire sul fatto che Donnarumma e Vlahovic ambiscano a guadagnare di più di quanto avrebbero potuto o potrebbero percepire nel Milan e nella Fiorentina e a giocare per società oggi più competitive, suscitano più dubbi invece le modalità con le quali hanno deciso di perseguire questi obiettivi. Il portiere della Nazionale ha professato a parole il suo fortissimo legame per i colori rossoneri e di aver dato tutto fino all'ultimo giorno (e ci mancherebbe altro!), ma ha preferito che a massimizzare i profitti fosse Raiola, consentendogli di percepire la ricca commissione messa sul piatto dal PSG, a discapito della sua ex società, che dalla cessione del suo cartellino non ha ottenuto un euro.
IL PATTO CON RAMADANI - Uno scenario che il presidente della Fiorentina Rocco Commisso riuscirà verosimilmente a scongiurare con Vlahovic, considerando che il contratto del centravanti scade nel 2023 e che il club viola pare avere tutta l'intenzione di trovare una soluzione definitiva tra gennaio e il prossimo giugno. La proposta di rinnovo di contratto con un ingaggio di 4 milioni di euro più bonus non è risultata sufficiente per convincerlo a proseguire a Firenze il suo percorso di crescita ma, dietro una decisione apparentemente solo sportiva, si celano retroscena resi pubblici dal prestigioso New York Times. Relativi al mandato che la precedente proprietà della famiglia Della Valle e rappresentata dal vecchio responsabile dell'area tecnica Pantaleo Corvino diede all'influente agente Fali Ramadani - a cui Ristic, agente di Vlahovic, è legato - per piazzare al miglior offerente alcuni dei pezzi pregiati della squadra. Tra cui evidentemente l'attaccante classe 2000, senza specificare un prezzo minimo per la cessione e indicando invece ricche commissioni come merce di scambio (per non parlare dei risarcimenti previsti in caso di mancata accettazione delle offerte portate da Ramadani).
FIFA E UEFA CHE FANNO? - Sono situazioni che oggettivamente inquietano e danno da pensare a come, in un sistema in cui le regole ci sono e legittimano determinati modi di agire - ancorché spregiudicati - istituzioni come Fifa e Uefa non pongano in essere alcun sistema di vigilanza sul potere sempre più grande di certi procuratori, divenuto ormai superiore a quello dei loro calciatori e soprattutto delle società, costrette a subire il "ricatto" di dover ricomprare a più riprese il cartellino dei propri tesserati a suon di laute commissioni. Per evitare il danno patrimoniale di una partenza a parametro zero degli asset tecnici di maggior valore. Col beneplacito di giocatori, ormai anche quelli più giovani, disposti a mettere le loro carriere completamente nelle mani dei loro "angeli custodi" e disposti ad affrontare senza troppi problemi le rivolte di piazza.