Cauet: 'Inter, attenta al Torino. In quel derby con la Juve ho capito che...'
“Ho avuto la fortuna di giocare in grandi club e con grandi campioni che mi hanno fatto crescere. Non ho mai badato alle etichette o a chi mi definiva un giocatore “di quantità”. Sono andato avanti per la mia strada, a qualcuno piacevo, ad altri no. Pazienza. Penso che per arrivare a certi livelli serva un mix di tante cose: il fisico, la tecnica, la tattica. Non puoi averne solo una, altrimenti fai poca strada. Dire, per esempio, che Seedorf non corresse mi sembra ridicolo. C’è modo e modo di correre: qualcuno corre quando ha la palla, qualcuno quando non ce l’ha. C’è chi corre per smarcarsi, chi per rincorrere un avversario. Clarence era bravo con la palla tra i piedi e per questo la chiedeva ed era giusto così. A proposito di correre, al Toro si correva parecchio. Fu Sandro Mazzola a volermi prima all’Inter e poi a portarmi a Torino e chi meglio di lui poteva spiegarmi cosa significasse giocare per questi due grandi club? Persona fantastica, Sandro, gli sono molto grato. Lo spirito Toro non è solo retorica. Ve lo dice uno che la prima partita che giocò con la maglia granata fu il derby del 3-3. Arrivato da nemmeno una settimana, esordio contro la Juve, catapultato dentro il dramma di un primo tempo finito 3-0. Ma in quella squadra c’erano tanto giocatori a cui non serviva ricordare di correre e un grande, grandissimo mister. Lo spirito Toro, l’importanza della sua storia, i grandi campioni, le perdite tremende: ho capito tutto da solo in quei secondi 45 minuti. È stato incredibile perché percepivo che qualsiasi sarebbe stato il risultato finale, la gente era lì con noi, era pronta a sostenerci".