Catastrofe Lione, Grosso è già nel mirino. E la Fifa può bloccare il mercato
I numeri sono talmente impietosi che da soli non possono raffigurare in maniera precisa quanto la situazione in casa Lione sia di enorme difficoltà. Le lacrime di un giocatore-tifoso come Corentin Tolisso, dopo l’ennesima sconfitta in campionato ed un ultimo posto dopo 7 giornate di campionato, rappresentano il punto più basso della storia recente di un club che, dal momento del passaggio di proprietà da Jean-Michel Aulas alla Eagles Football di John Textor, vive una quotidianità intrisa di problemi. Come se non fossero sufficienti quelli sul campo - 0 vittorie, 2 punti conquistati e 13 reti subite, con una partenza così 7 formazioni su 14 sono poi scese in Ligue 2 - l’OL si trova al centro da qualche ora di un vero e proprio caso diplomatico, oggetto di inchiesta da parte della FIFA. Col rischio di ritrovarsi a breve col mercato bloccato e l’impossibilità di risolvere i guai ai quali Fabio Grosso sta cercando di porre rimedio.
NEL MIRINO DELLA FIFA - Secondo quanto ricostruisce L’Equipe, dopo la denuncia di diversi dirigenti della Ligue 1 la massima organizzazione calcistica mondiale ha deciso di investigare sul trasferimento al Lione di Ernest Nuamah, attaccante classe 2003 proveniente dai danesi del Nordsjaelland e passato attraverso il Molenbeek. Club quest’ultimo sempre di proprietà di Textor che, acquistandolo per 25 milioni di euro e prestandolo successivamente al Lione avrebbe permesso alla formazione francese di aggirare i paletti in termini di spesa sul mercato imposti dalla DNCG, la commissione di controllo finanziario del calcio transalpino. Un’operazione che a più di qualcuno non è andata giù e che ora la FIFA vaglierà, alla ricerca di eventuali infrazioni sul delicato ed annoso tema delle multiproprietà, una realtà che nel calcio europeo sta prendendo sempre più piede.
IL CASO AULAS - L’ennesima problematica per la nuova gestione Textor, costretto a rintuzzare le prime pesanti critiche per l’andamento disastroso de les Gones, la scelta tardiva di licenziare Laurent Blanc per affidarsi a Grosso e i rapporti col vecchio management deterioratisi nel tempo e divenuti argomento pubblico quando l’ex presidente Aulas - sollevato da ogni ruolo all’interno del consiglio di amministrazione e vistosi privare del suo parcheggio al Groupama Stadium, di cui è stato il principale promotore - per ripicca ha pensato di congelare 14,5 milioni di euro dai conti del suo vecchio club per questioni legati alla cessione e ha successivamente fatto esposto presso la giustizia ordinaria sentendosi diffamato da alcune dichiarazioni di Textor.
GROSSO GIA' NELLA BUFERA - Ora una nuova grana in arrivo, in una situazione tecnica ed economica già molto seria per una formazione storica del calcio francese, che proprio Aulas aveva contribuito a diventare protagonista anche a livello europeo, in un periodo precedente all’avvento dei qatarioti alla guida del Paris Saint-Germain, grazie anche ad una politica di investimenti sul settore giovanile che ha permesso al Lione di mettere in vetrina una serie di talenti sconfinata (da Benzema a Tolisso, passando per Lacazette, Essien, Umtiti e molti altri ancora, fino ai più recenti casi di Barcola e Castello Lukeba) che ha permesso di rimanere competitivi sul piano sportivo e finanziariamente sostenibile. Sebbene l’ultima parentesi della gestione Aulas sia stata principalmente all’insegna di scelte poco illuminate, l’inizio dell’era Textor è ancora più preoccupante, appesantita dalle pesanti limitazioni imposte dalle autorità francesi già durante l'ultima finestra di trasferimenti. A Lione impazzano già i dibattiti sul pericolo di una retrocessione che avrebbe del clamoroso e sull’impatto psicologico pressoché nulla portato da Fabio Grosso, con due sconfitte in altrettante partite contro Brest e Reims e nessuna traccia - oltre che dei gol - del gioco offensivo mostrato a Frosinone. Prematuro ovviamente individuare oggi delle responsabilità da parte del tecnico italiano, costretto però a prendere coscienza da subito della situazione tossica e di estrema gravità venutasi a creare a livello ambientale. E il rischio, tutt’altro che peregrino, di ritrovarsi già da gennaio con un mercato, ultima disperata ancora di salvezza in questi casi, completamente paralizzato.
NEL MIRINO DELLA FIFA - Secondo quanto ricostruisce L’Equipe, dopo la denuncia di diversi dirigenti della Ligue 1 la massima organizzazione calcistica mondiale ha deciso di investigare sul trasferimento al Lione di Ernest Nuamah, attaccante classe 2003 proveniente dai danesi del Nordsjaelland e passato attraverso il Molenbeek. Club quest’ultimo sempre di proprietà di Textor che, acquistandolo per 25 milioni di euro e prestandolo successivamente al Lione avrebbe permesso alla formazione francese di aggirare i paletti in termini di spesa sul mercato imposti dalla DNCG, la commissione di controllo finanziario del calcio transalpino. Un’operazione che a più di qualcuno non è andata giù e che ora la FIFA vaglierà, alla ricerca di eventuali infrazioni sul delicato ed annoso tema delle multiproprietà, una realtà che nel calcio europeo sta prendendo sempre più piede.
IL CASO AULAS - L’ennesima problematica per la nuova gestione Textor, costretto a rintuzzare le prime pesanti critiche per l’andamento disastroso de les Gones, la scelta tardiva di licenziare Laurent Blanc per affidarsi a Grosso e i rapporti col vecchio management deterioratisi nel tempo e divenuti argomento pubblico quando l’ex presidente Aulas - sollevato da ogni ruolo all’interno del consiglio di amministrazione e vistosi privare del suo parcheggio al Groupama Stadium, di cui è stato il principale promotore - per ripicca ha pensato di congelare 14,5 milioni di euro dai conti del suo vecchio club per questioni legati alla cessione e ha successivamente fatto esposto presso la giustizia ordinaria sentendosi diffamato da alcune dichiarazioni di Textor.
GROSSO GIA' NELLA BUFERA - Ora una nuova grana in arrivo, in una situazione tecnica ed economica già molto seria per una formazione storica del calcio francese, che proprio Aulas aveva contribuito a diventare protagonista anche a livello europeo, in un periodo precedente all’avvento dei qatarioti alla guida del Paris Saint-Germain, grazie anche ad una politica di investimenti sul settore giovanile che ha permesso al Lione di mettere in vetrina una serie di talenti sconfinata (da Benzema a Tolisso, passando per Lacazette, Essien, Umtiti e molti altri ancora, fino ai più recenti casi di Barcola e Castello Lukeba) che ha permesso di rimanere competitivi sul piano sportivo e finanziariamente sostenibile. Sebbene l’ultima parentesi della gestione Aulas sia stata principalmente all’insegna di scelte poco illuminate, l’inizio dell’era Textor è ancora più preoccupante, appesantita dalle pesanti limitazioni imposte dalle autorità francesi già durante l'ultima finestra di trasferimenti. A Lione impazzano già i dibattiti sul pericolo di una retrocessione che avrebbe del clamoroso e sull’impatto psicologico pressoché nulla portato da Fabio Grosso, con due sconfitte in altrettante partite contro Brest e Reims e nessuna traccia - oltre che dei gol - del gioco offensivo mostrato a Frosinone. Prematuro ovviamente individuare oggi delle responsabilità da parte del tecnico italiano, costretto però a prendere coscienza da subito della situazione tossica e di estrema gravità venutasi a creare a livello ambientale. E il rischio, tutt’altro che peregrino, di ritrovarsi già da gennaio con un mercato, ultima disperata ancora di salvezza in questi casi, completamente paralizzato.