Cassano, fine pena mai: l'ultimo urlo di un Tarzan invecchiato
Diciotto anni fa - era il dicembre del 1999 - apparve nel firmamento del nostro calcio con un gol straordinario in un Bari-Inter. Da allora ha seminato molta bellezza, ma soprattutto ha preso a calci la sua classe purissima. Probabilmente in questo ventennio abbiamo sbagliato noi, a pretendere che fosse diverso da quello che è. Cassano è sempre stato un bellissimo incompiuto, che si è fatto bastare la sua diversità. Ora lancia un urlo nella giungla, ma è un Tarzan invecchiato, diventato papà, ci auguriamo sereno, pacificato, con un avvenire da cominciare ad immaginare anche fuori dal calcio. Intanto, però, è l’urlo che ci consegna. Chissà se c’è qualcuno - nel pianeta pallonaio - disposto ad ascoltarlo. Chi è affezionato alla nostalgia può pensare che un Cassano - anche a mezzo servizio, anche al 20-30% delle sue potenzialità - possa essere utile a qualche club, magari in serie B, ovviamente in un part-time, giusto per avere i riflettori puntati addosso per qualche settimana. Chi invece con più cinismo ragiona sulla realtà è indotto a credere che questa sua uscita - nella migliore delle ipotesi - sia il tentativo - tenero, commovente - di un ex calciatore nell’ostinarsi a pensare che sia ancora tutto possibile. Persino fermare il tempo. Cassano vive e lotta insieme a lui. Ma sua è la storia di un eterno Peter Pan che cerca ancora l’Isola che non c’è.