Cassano: 'Rivoglio l'Italia, io da vecchio come Capello'
Antonio Cassano si racconta a 360 gradi. L'attaccante ex Bari, Roma, Real Madrid, Sampdoria, Milan, Inter e Parma ha dichiarato in un'intervista alla Gazzetta dello Sport: "Non ci capisco niente di politica. Non piango molto ed è più facile che lo faccia di gioia, ma quando è morto il presidente Garrone l’ho fatto con il cuore: quel giorno che l’ho insultato sì che avevo preso una cattiva strada, anche se per un minuto solo. Complicarmi la vita sempre e comunque un po’ mi serve, mi stimola a rendere di più".
"Da uno a dieci, oggi sono felice mille anche senza calcio, ma con il calcio lo sarei diecimila. Mi manca tanto il mio lavoro e aspetto di ricominciare a farlo: per ora ho avuto proposte da Olympiacos, Sporting Lisbona e Atletico Mineiro, ma spero ancora in una chiamata dall’Italia per giocare ancora nell’Italia. E’ come dire tentare l’impossibile, dunque perlomeno devo fare la scelta migliore...".
"Mamma Giovanna mi ha dato tutto, ed è stata tutto: anche amica, confidente, consigliera, capofamiglia, generale. Mi ha regalato una quantità di amore indescrivibile, così tanto che non ho sentito neanche il peso di essere figlio unico, anzi lei era solo per me e mi piaceva, come il fatto che continua a dirmi che sono il suo bambino anche se ormai ho 33 anni. Infatti abbiamo vissuto insieme - stessa casa, ma piani separati - fino a quando sono andato a Milano: è venuta con me un giorno da Genova, ha visto la nebbia e mi ha detto 'Antò, se non ti dispiace io mi sto al mare'. In realtà aveva solo capito che era il momento giusto per staccarci, per me il momento di mettere su famiglia: c’era Carolina, testarda come lei, io avevo finalmente capito cosa vuol dire essere innamorati, e mamma aveva sempre voluto essere sicura solo di una cosa, che trovassi la donna perfetta per me. Che fosse lei l’ho capito quando mi ha fatto aspettare un mese e mezzo prima di darmi un bacio 'a stampo', ma forse non me l’aveva ancora dato e avevo già capito che con lei avrei fatto dei figli, che oggi sono la mia vita, io vivo per loro. Mi piacciono troppo i bambini: per ora sono due, Christopher e Lionel, ma non ci fermiamo qui. Io ne voglio altri due o tre, infatti siamo sempre al lavoro".
"Giuro che il giorno che mi faranno uno scherzo non mi arrabbierò, però la vedo dura, sono troppo sgamato: ho già fatto tutti quelli che potrebbero fare a me, me ne accorgerei. Cito in ordine sparso. Giorgio Panico, medico Inter, telefonino lasciato sulla scrivania, grave errore: mando un sms a rubrica completa, 'Lo sai chi è morto?'. Gli è esploso il cellulare, non capiva più niente: lui è un pezzo di pane, ma non l’ho mai visto così incazzato. Giorgio Aiazzone, team manager della Samp, cena sushi in un ristorante molto elegante: lui in abito nero, le sedie erano bianche, dunque alla prima pausa-sigaretta farina sulla sua sedia, era automatico. Mi ha riempito di schiaffi perché per venti minuti, dal ridere, non ho avuto neppure la forza di alzarmi. Come quando sulla cornetta del telefono nero gli ho messo il grasso per le scarpe che gli è caduto sul cappotto di cashmere color cammello: quella volta non ha detto nulla, mi ha chiesto il portafoglio e si è ripreso direttamente i soldi. Ma lo scherzo più bello forse l’ho fatto a Salvatore Asmini, ex d.s. Samp: con un passepartout gli sono entrato nella camera d’albergo, mi sono nascosto nell’armadio e con un telecomando universale gli cambiavo i canali della tv. E’ uscito in mutande in corridoio, si cag... addosso dalla paura".
"Se questa si può definire malattia sì, sono stato malato di sesso. E dunque Carolina oltre che tante altre cose è stata anche la mia dottoressa, perché mi ha fatto guarire: senza bisogno di curarmi come Michael Douglas, visto che non mi è servito arrivare alla sua età per decidere di rispettare la persona con cui sto. Prima stavo più o meno con tutte: da 1 a 10, il voto alla prestazione se volevo era 10 abbondante. E con 'se volevo' intendo che pensavo anche a lei e non solo a me, dunque la cosa durava due o tre ore e non era 'cinque minuti, è stato un piacere, ciao'. Così fu la mia prima volta, a 14 anni, non ricordo il suo nome e neanche la faccia: rapporto completo, se vogliamo chiamarlo così, di circa un minuto e mezzo, anche perché ci eravamo chiusi dentro uno sgabuzzino e c’era una puzza da vomitare. La prima volta come Dio comanda, invece, a 17-18 anni: io non ero Brad Pitt ma lei era una modella bionda da paura e fu una cosa proprio sfrenata. Da 10 abbondante, appunto".
"Ho un solo vizio, ma vale anche per tutti gli altri: il cibo. Mai acceso una sigaretta: mi fa schifo l’alito che puzza; al casinò sono andato solo una volta con Carolina e dopo cinque minuti mi ero già stufato; da giovane ho avuto Ferrari, Mercedes e Porsche ma poi ho capito che anche quello era solo un modo per regalare soldi, e io mica li ho trovati per strada, i soldi. Però mangio, non ne posso fare a meno, e in grasso anche con l’aria che respiro. E’ una guerra impossibile, l’ultima l’ho persa un me se fa: una settimana alle Maldive ed ero un figurino, una settimana in montagna a po lenta e gorgonzola e ho preso otto chili, sì ot to. E pensare che lo so bene quanto ci metto a smaltirne anche solo uno. Il problema è che non mi piacciono le cose che fanno bene, tipo la verdura, e delle cose che fanno ingrassare non ce n’è una che non mi piace: se dovessi esprimere un ultimo desiderio direi un piatto di pasta, o di riso con patate e cozze come lo fa mia madre, ma esagero anche con pane, pasta, dolci e salumi. Il mio record è un sala me intero di trenta centimetri: una notte d’in ferno, non ho mai smesso di vomitare, e la mattina ho giurato 'Non ne mangio mai più', peccato che ho resistito un giorno. E meno male che da solo non so farmi neanche una tazza di latte".
"Il mio idolo? In principio è stato Maradona, poi ci fu Totti, e infatti scelsi la Roma perché c’era lui. E poi arrivò l’illuminazione, dieci anni fa. Non mi emoziono facilmente per i colpi degli altri, ma Messi non mi stufo mai di guardarlo, perché ogni volta fa qualcosa di diverso. Potevo incrociarlo già quando ero a Madrid, stavo perandare a conoscerlo ma poi mi vergognai. Trovai il coraggio di parlargli solo nel 2011, prima di Barcellona-Milan 2-2: gli andai incontro e gli dissi solo 'A livello di calcio, sei sopra Dio'. Lui rise e mi abbracciò, io pensai che mettere insieme il mio destro e il suo sinistro non sarebbe male, anche se fra i due piedi non esiste il paragone. Messi è meglio anche di Maradona: fa quello che faceva Diego ma con tre-quattro marce in più, gioca a livelli stratosferici da dieci anni e ha vinto molto di più. E non dite che vince tanto grazie al Barcellona: col cavolo che il Barcellona avrebbe vinto così tanto senza di lui".
"Anche quando esageravo nel prendere in giro gli avversari ce n’era uno con cui era impossibile provarci: il maestro Paolo Maldini, il più forte senza essere il più duro, dieci a zero su tutti gli altri. Il più duro credo sia stato Chiellini, però sempre leale. Come le ha sempre prese Zidane, l’avversario più forte di quelli che ho sfidato 'da lontano', in altre zone del campo. Sul piede aveva un guanto, non dimenticherò mai uno Juve-Bari sotto il diluvio: calciavi e la palla non andava avanti, la toccava lui e si muoveva. Se gli arbitri sono stati avversari, oggi mi dispiace: il povero Pierpaoli a cui quel giorno ho tirato la maglia in faccia era un bravo cristo come tutti loro, sotto tiro dal lunedi alla domenica, se fanno bene è normale e se fanno male li massacrano".
"Da vecchio sarò panzone, senza capelli e felice. Il mio “vecchio” ideale? Visto che ormai ha quasi settant’anni, Fabio Capello: ha sempre vissuto con determinazione e coerenza, non ha mai guardato a destra o a sinistra, ma sempre dritto. Spero non si offenda per averlo definito 'vecchio', perché l’ho già fatto incazzare abbastanza...Altri sport? Devono avermi brevettato per il calcio, non so fare altro. Ma ho tre miti: Federer, Bryant e Rossi, sono stato fortunato ad averli vissuti".