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    'Cassano al Real Madrid nonostante... la Carrà': il curioso retroscena di Bozzo

    'Cassano al Real Madrid nonostante... la Carrà': il curioso retroscena di Bozzo

    Antonio Cassano e il Real Madrid, un affare concretizzatosi nonostante i dubbi di Florentino Perez e quelli di... Raffaella Carrà!. Beppe Bozzo, intermediario e agente, racconta in una lunga intervista a Tuttosport un curioso retroscena relativo al trasferimento dell'ex attaccante dalla Roma ai blancos nel "novembre del 2005. Ero a Madrid, in riunione, per cercare di convincere Florentino Perez e il Rel a prendere Cassano. C’era anche il compianto Ernesto Bronzetti: grande persona, grande procuratore, grande amico. Inventava operazioni dal niente… E c’erano - lì all’hotel Eurobuilding - il dg dei Blancos, José Angel Sanchez più altri due avvocati. Io dicevo: “Pres, se lei ha dei dubbi e non è convinto al 100%, la prego di non prendere Antonio”. Dentro di me, pensavo: tanto una soluzione alternativa ce l’ho, visto che Massimo Moratti mi chiamava e l’avrebbe preso a giugno. Anche se Antonio non voleva lasciare la Roma a parametro zero. A un certo punto, mentre facevamo ragionamenti, sento una voce suadente, vedo una donna bellissima, bionda. Era Raffaella Carrà! Amica di Florentino Perez, di Bronzetti. “Hola, presi!”. E avanti, sempre in spagnolo: “Ho letto che vuole prendere Cassano, ma non lo prenda perché è matto! Prenda Luca Toni…». Silenzio. Il presidente si gira verso di me e, non riuscendo a trattenere il sorriso, dice: “Raffaella, ti presento l’avvocato Bozzo, l’agente di Antonio Cassano”. Raffaella si mise a ridere: “Oh, che ho combinato!”. Ma io la tranquillizzai: «No, guardi, mi ha fatto un favore, stavo proprio dicendo al presidente di non prenderlo, se ha dei dubbi… E lei li ha fugati tutti”. La trattativa si svolse poi in un clima stemperato, il presidente Perez si convinse e trovammo l’intesa. Antonio andò al Real. Purtroppo poco tempo dopo Perez andò via, ci fu un interregno di un altro presidente il cui intento era diverso e Cassano, piano piano, venne fatto fuori".

    L'AVVENTURA NON FINI' BENE - "Sapevo che la situazione stava complicandosi, Antonio litigò con Capello che non lo faceva giocare. E anche lì ci sarebbe da dire… Solo che Antonio, da un presupposto di ragione a passare al torto, ci mette quanto Verstappen a superare un doppiato in rettilineo. Fu escluso dal ritiro. E quindi ho dovuto per forza portarlo via. Trovai la Sampdoria e andò benissimo, Antonio fu leader e trascinatore. Li portò in Champions League. Sì, insomma, agli spareggi. Il quarto posto portava agli spareggi".

    CONTRO Il WERDER BREMA - "Esatto. Ricordo bene quella partita! Il ritorno. Ero alo stadio ma dovetti uscire di corsa: stavo facendo Quagliarella alla Juventus, grazie ad un colpo di scena inatteso, e ogni minuto era prezioso".

    QUAGLIARELLA ALLA JUVE - "Beh, la Juventus era su Di Natale. Convinta di prenderlo. Proprio durante la partita della Samp mi arrivò un chiamata da un amico, top secret…, che mi disse: guarda che Di Natale ha deciso di non andare alla Juve, domani dirà che preferisce restare a Udine. Io chiamai subito Marotta e Paratici. Quella Juve era agli inizi, non aveva tutte le disponibilità economiche degli ultimi anni. Così suggerii di presentare subito l’offerta al Napoli, anche solo un prestito con diritto di riscatto, ma fatela subito perché appena viene fuori che Di Natale resta a Udine, De Laurentiis alzerà sicuramente la richiesta. Così la Juve chiamò De Laurentiis e nonostante mille difficoltà, perché lui stava navigando alle Eolie e il telefono non prendeva, le parti trovarono una intesa. Il giorno dopo Di Natale comunicò che sarebbe rimasto a Udine. Questo in effetti può essere un buon esempio di come un agente vive una operazione di mercato, di come la costruisce. Stai vedendo una partita, ricevi una telefonata, ti crei uno scenario e provi a realizzarlo".

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