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    Caso Suarez, la Procura indaga per corruzione e vuol fare luce sulla retromarcia della Juve

    Caso Suarez, la Procura indaga per corruzione e vuol fare luce sulla retromarcia della Juve

    'Assolutamente no'. Ha risposto così, lo scorso 11 novembre, Fabio Paratici, quando il procuratore di Perugia Raffaele Cantone gli ha chiesto se si fosse mai rivolto a politici italiani in merito all'iter dell'acquisizione della cittadinanza italiana di Luis Suarez. Ieri, invece, nel pre-partita del derby ha ammesso: "Non credo sia inopportuno chiedere un'informazione". Come riporta il Corriere della Sera, gli inquirenti si chiedono i motivi di quella bugia. Indagano, inoltre, su come mai alla vigilia dell'esame farsa i legali della Juve siano spariti, non rispondendo al Viminale

    IPOTESI CORRUZIONE - L'indagine della Procura di Perugia, intanto, prosegue. Avanza anche l'ipotesi di corruzione in merito alla prova di italiano predisposta dall'Università. Come ha scritto la Procura al giudice per le indagini preliminari, infatti, ci sono "seri indizi da sottoporre a un indispensabile approfondimento investigativo, che le violazioni ai rispettivi doveri d’ufficio siano state commesse dagli indagati a fronte di una promessa di utilità, rappresentata dai futuri rapporti contrattuali con la Juventus e dai conseguenti benefici in termini di immagine per l’Ateneo, e di carriera (quindi in ultima analisi anche economici) per gli attori dell’operazione Suarez".

    JUVE INNOCENTE (PER ORA) - I pm, infatti, intendono accertare "se il compimento del reati sia stato frutto di un unilaterale asservimento dei protagonisti della vicenda, dato il rilievo e la notorietà degli interlocutori (il calciatore e la squadra di calcio), ovvero sia stato ispirato dalla promessa di utilità". Il gip Frabotta, intanto, sottolinea "l’assenza di qualsivoglia spunto investigativo che lasci fondatamente accreditare la sussistenza di intese corruttive tra gli odierni indagati e soggetti appartenenti all’entourage della Juventus". Ciò nonostante, la Procura sostiene che "per potersi confermare l’ipotesi corruttiva, non necessariamente deve individuarsi la promessa di un corrispettivo da parte di un corruttore extraneus rispetto all’Ateneo. L'esame farsa, dunque, potrebbe essere stato organizzato "semplicemente nella prospettiva di ottenere i vantaggi promessi, anche implicitamente, dai rispettivi superiori gerarchici, anche solo in termini di benefici per la propria carriera".

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