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Caso Lichtsteiner: vince lo stile Juve
Un fatto certo è che Marotta e Paratici avevano scelto, tra l’inizio di questa stagione e la fine del calciomercato, di inserire lo svizzero nella lista dei partenti. Con l’arrivo di Dani Alves, fenomenale interprete del ruolo di esterno a tutto campo, lo spazio a disposizione del nazionale elvetico si è infatti improvvisamente ristretto. Da titolare a riserva. Lui che aveva giurato fedeltà eterna ai bianconeri, lui vincitore e capofila dei cinque scudetti consecutivi, lui intenzionato a chiudere la carriera a Torino per poi intraprendere sempre in Italia l’avventura da allenatore.
Ma poi succede che le logiche di mercato hanno il sopravvento su tutto, che in ballo ci sia anche il rinnovo di un contratto in scadenza. Stephan chiede una cifra che la Juve ritiene alta, le parti si allontanano. Arrivano proposte da Inghilterra e Germania che l’esterno non vuole prendere in considerazione. I piani di Marotta si complicano, proprio mentre ci si mettono pure i russi con Witsel a surriscaldare gli animi.
Le voci sull’Inter sono il dettaglio che esula dall’analisi basata fin qui sui fatti. C’è chi dice che a un certo punto lo svizzero si sia accordato con il club di Suning per un rapido cambiamento che gli avrebbe permesso di ritrovare un ruolo da titolare e l’ingaggio desiderato. Idea professionalmente lecita se non fosse per la passionale suscettibilità dei tifosi in proposito. C’è chi dice (l’agente del giocatore) che le cose non siano affatto andate così: nessuna forzatura per cercare accordi con altre squadre italiane.
Si sa che ogni accordo che riguardi giocatori di Inter o Juve con Inter o Juve di questi tempi abbia il sapore dello sgarbo, della ripicca o del dispetto. Conseguenze di una rivalità insopprimibile e ora rilanciata sul mercato dalla fresca liquidità immessa nelle casse dell’Inter dalla nuova proprietà cinese. E allora, stando a questa interpretazione, la Juventus avrebbe deciso – come ulteriore gesto di forza – di escludere il buon Licht dalla lista Champions, l’obiettivo implicito di ogni calciatore top.
Sgarbo su sgarbo. Hernanes sì, lo svizzero no. Giusto o sbagliato? Una decisione lecita o irrispettosa? La Juventus lascia intendere che la scelta è stata dettata da considerazioni tecniche ispirate al pragmatismo. Alla luce del mancato acquisto di Witsel, venendo meno dall’organico delineato un centrocampista di qualità, ecco che sembra più utile avere a disposizione in Champions il pur bistrattato Hernanes (anche lui era sul mercato, anche lui – assieme al Genoa - ha pagato le conseguenze del niet da San Pietroburgo) invece che l’esterno Lichtsteiner in un ruolo già coperto da Alves oltre che, per effetto dei meccanismi tattici di Allegri, dagli spostamenti difensivi a destra di Barzagli o Rugani, oppure in attacco dal ritorno dell’ottimo Cuadrado. Insomma, la logica sarebbe questa. Giusta? Giusta. Perché dettata da un’analisi fredda e lucida. Ciò che serve nel calcio manageriale di vertice.
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Lichtsteiner si è affrettato a chiarire che il suo impegno per la maglia non cambierà. Del resto sarebbe stato assurdo macchiare così un legame fin qui idilliaco con la Juve e la tifoseria e ispirato ai valori migliori. Il rinnovo? Sarà valutato a gennaio, a freddo.
Giusto e logico, in linea con il copione che vede sempre il club bianconero attento ad anteporre gli interessi del club a quelli dei giocatori, non importa quale sia il loro blasone. Che non sarà mai pari a quello della squadra. A costo di scivolare nel cinismo. A costo di lasciar intendere che l’esclusione dalla Champions, dopo il pasticciaccio di mercato a tinte (presunte) nerazzurre sia stata punitiva. La Juve è questa.