Alberto Aquilani è praticamente un giocatore del Milan. Accordo trovato sulla base di circa 6 milioni di euro. Ma come è riuscito il club rossonero a portare a Milano un giocatore per cui i Reds chiedevano qualche mese fa circa 18 milioni di euro alla Juventus?
Riavvolgiamo il nastro. Agosto 2010: la Juve, in cerca di un rinforzo a centrocampo, preleva Aquilani dal Liverpool in prestito con diritto di riscatto. Il giocatore romano è reduce da un'annata fortemente condizionata dagli infortuni, arriva a Torino per riscattarsi. E tra qualche alto e basso, ci riesce. In bianconero disputa una stagione tutto sommato positiva, nonostante il grigiore della Juventus di Del Neri. Soprattutto, Aquilani non soffre più dei frequenti acciacchi del passato.
A maggio e giugno Marotta pensa di riscattarlo. Ma 18 milioni di euro sono troppi. Si punta allo sconto, sfruttando anche la buona volontà del giocatore. Tante dichiarazioni, ma quando è il momento di passare ai fatti, si latita. E alla fine Aquilani torna malvolentieri al Liverpool. La Juve nel frattempo ha comprato Pirlo, Pazienza e Vidal. Non servono più mediani. Così per Aquilani si fanno sotto prima la Fiorentina e poi il Milan. Quando però si intuisce che il prezzo del centrocampista romano è in forte calo, Marotta prova a rifarsi vivo. Ma ormai è tardi, il futuro di Aquilani è già a tinte rossonere. E dopo settimane di trattative, ecco che l'affare si concretizza. Cosa insegna la vicenda? Che Marotta non è Galliani. Il dg bianconero non ha avuto pazienza e soprattutto ha parlato troppo. L'a.d. milanista invece ha aspettato la fine del mercato ed è stato premiato. Per l'ennesima volta.