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    Carpimania: un 2015 da dimenticare, tra numeri, amarezze e speranza

    Carpimania: un 2015 da dimenticare, tra numeri, amarezze e speranza

    • Gabriele Pasca
    Le ragioni di un percorso non sempre coincidono con calcoli a tavolino e possibilità concrete, anzi, molto spesso ci fanno a botte. In questo senso, il Carpi ha dato una lezione di stile a tutti, dimostrando che l’attaccamento alla massima serie è inversamente proporzionale alla sfortuna che ti fa perdere un numero imprecisato, ma comunque alto, di punti per strada. Arrivati al 30 di dicembre, vigilia dei bagordi di fine anno, sembra ci sia veramente poco da festeggiare per i patron Bonacini e Caliumi, che si preparano a ricevere la coppa dei vice-campioni di inverno, però partendo dal basso.

    Eppure un bilancio va fatto, perché non possiamo limitarci a liquidare un intero girone, quello di andata, in quattro parole, a maggior ragione se queste parole finiscono con “un disastro”. Non perché non sia vero, beninteso, ma perché questo è il giudizio che darà un appassionato di calcio che il Carpi lo avrà visto giocare, sì e no, un paio di volte, magari conto Inter e Juve (perché, forse, quelli che lo hanno visto contro il Milan saranno ancora impegnati a mangiarsi le mani). Il nostro compito è quello di guardare i numeri e lasciar parlare loro. La prima giornata, in questo senso, ci diede già un succulento anticipo riguardo a quello che sarebbe stato l’andazzo complessivo nei pressi della porta biancorossa: 33 gol subiti, 12 da Brkic, che si conferma il peggiore con 1 gol ogni 29 minuti (10 solo contro Sampdoria e Roma), al secondo posto l’ormai titolarissimo Belec con 18 gol subiti, 1 ogni 53 minuti. Al primo posto Benussi e i suoi tre gol, 1 ogni 104’.

    Da un estremo all’altro, sorvolando il centrocampo, l’attacco si conferma il secondo peggiore delle Serie (ex equo con Genoa e Udinese), subito dietro al Verona di Del Neri. Il primo marcatore, in accordo con tutti i pronostici, è stato Marco Borriello con i suo 4 gol in 779 minuti. Anche qui, guardando bene le statistiche, ci accorgiamo subito dell’incapacità del Carpi di segnare a freddo, con un solo gol nei primi 15 minuti e appena 4 nei successivi 30. Il grosso della statistica si concentra negli ultimi trenta minuti di gioco, dal 60’ al 90’: 8 gol, solo 1 dei quali è stato utile a ribaltare l’esito della gara, quello di Zaccardo contro il Genoa, fuori casa (1-2).

    Il centrocampo, poi, merita un discorso diverso, che, oltre ad analizzare i numeri, si concentri sull’individuare le cause della disfatta. Un possesso palla medio di 20 minuti a partita denota una incapacità complessiva di gestire il gioco, ammettiamolo, anche quando le situazioni sono tutt’altro che difficili. Medaglia al valore all’instancabile Totò Di Gaudio, che è anche riuscito a racimolare 1 gol, 2 assist e 4 occasioni da gol.

    Dopo le statistiche, però, quelle fredde e ciniche dateci dalla matematica, vengono i discorsi “del cuore”, spesso dettati dai rimpianti per qualcosa che sarebbe potuto succedere: tipo quei due punti in più contro il Palermo, sfumati negli ultimi istanti di gioco; oppure quel punticino contro il Bologna, dileguatosi vigliaccamente in pieno recupero. Potremmo perdere giornate intere a parlare di quella partita contro l’Inter, di quell’altra contro la Fiorentina o di quell’altra ancora contro la Juve. Nelle prime due, ammettiamolo, il punto sarebbe stato equo, nell’ultima… se Lollo non si fosse incartato. Comunque, a girone quasi concluso, ci resta solo da sperare: nella fortuna, nel desiderio di rivalsa e nel Calciomercato, che sempre di più si avvicina (e del quale parleremo nei prossimi giorni), unico appiglio di speranza per una prima parte di stagione cupa.

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