2015 Getty Images (Photographer) - (Editor)
Carpimania: un 2015 da dimenticare, tra numeri, amarezze e speranza
Eppure un bilancio va fatto, perché non possiamo limitarci a liquidare un intero girone, quello di andata, in quattro parole, a maggior ragione se queste parole finiscono con “un disastro”. Non perché non sia vero, beninteso, ma perché questo è il giudizio che darà un appassionato di calcio che il Carpi lo avrà visto giocare, sì e no, un paio di volte, magari conto Inter e Juve (perché, forse, quelli che lo hanno visto contro il Milan saranno ancora impegnati a mangiarsi le mani). Il nostro compito è quello di guardare i numeri e lasciar parlare loro. La prima giornata, in questo senso, ci diede già un succulento anticipo riguardo a quello che sarebbe stato l’andazzo complessivo nei pressi della porta biancorossa: 33 gol subiti, 12 da Brkic, che si conferma il peggiore con 1 gol ogni 29 minuti (10 solo contro Sampdoria e Roma), al secondo posto l’ormai titolarissimo Belec con 18 gol subiti, 1 ogni 53 minuti. Al primo posto Benussi e i suoi tre gol, 1 ogni 104’.
Da un estremo all’altro, sorvolando il centrocampo, l’attacco si conferma il secondo peggiore delle Serie (ex equo con Genoa e Udinese), subito dietro al Verona di Del Neri. Il primo marcatore, in accordo con tutti i pronostici, è stato Marco Borriello con i suo 4 gol in 779 minuti. Anche qui, guardando bene le statistiche, ci accorgiamo subito dell’incapacità del Carpi di segnare a freddo, con un solo gol nei primi 15 minuti e appena 4 nei successivi 30. Il grosso della statistica si concentra negli ultimi trenta minuti di gioco, dal 60’ al 90’: 8 gol, solo 1 dei quali è stato utile a ribaltare l’esito della gara, quello di Zaccardo contro il Genoa, fuori casa (1-2).
Il centrocampo, poi, merita un discorso diverso, che, oltre ad analizzare i numeri, si concentri sull’individuare le cause della disfatta. Un possesso palla medio di 20 minuti a partita denota una incapacità complessiva di gestire il gioco, ammettiamolo, anche quando le situazioni sono tutt’altro che difficili. Medaglia al valore all’instancabile Totò Di Gaudio, che è anche riuscito a racimolare 1 gol, 2 assist e 4 occasioni da gol.
Dopo le statistiche, però, quelle fredde e ciniche dateci dalla matematica, vengono i discorsi “del cuore”, spesso dettati dai rimpianti per qualcosa che sarebbe potuto succedere: tipo quei due punti in più contro il Palermo, sfumati negli ultimi istanti di gioco; oppure quel punticino contro il Bologna, dileguatosi vigliaccamente in pieno recupero. Potremmo perdere giornate intere a parlare di quella partita contro l’Inter, di quell’altra contro la Fiorentina o di quell’altra ancora contro la Juve. Nelle prime due, ammettiamolo, il punto sarebbe stato equo, nell’ultima… se Lollo non si fosse incartato. Comunque, a girone quasi concluso, ci resta solo da sperare: nella fortuna, nel desiderio di rivalsa e nel Calciomercato, che sempre di più si avvicina (e del quale parleremo nei prossimi giorni), unico appiglio di speranza per una prima parte di stagione cupa.