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Carpimania: 'troppi rimpianti, troppi rimorsi'
Una sconfitta da sventolare in faccia ai fatalisti ed ai sostenitore del “biscotto” già scritto, perché se la fortuna ti sorride con due calci di rigore, non è garbato sputarle in faccia con dilettantismo e supponenza, e forse è persino indelicato infierire su di un ex cannoniere che con appena due gol all’attivo, titolare indiscusso di un mister troppo preparato per poter essere accusato, si permette di zittire una curva sul gol della bandiera, bianca, naturalmente, come la resa nei confronti di una serie che richiede cinismo e tanto fiato in corpo.
Il tifoso medio, magari disattento e complice solo delle vittorie, forse stavolta aveva ragione: a non riuscire a spiegarsi in parole semplici la poca fiducia riservata a Kevin Lasagna, castigatore di tante squadre. Le parole di Castori non convincono, soprattutto perché si parla dell’unica incognita di una panchina nel complesso impeccabile. Verrebbe da chiedere quanto l’apertura di credito sia stata utile o, comunque, chi sia stato il garante di una mossa, a conti fatti, tutt’altro che oculata. La risposta però, come al solito, sarebbe troppo scontata.
Ora non dipende più dal Carpi, meglio, non solo. Ora tocca sperare che il bel calcio abbia la meglio sull’interesse economico, legittimo, s’intende, ma non quando si frappone al dovere di onorare tutte le gare. Il finale purtroppo sembra essere già scritto, anche se l’Udinese è salvo, anche se il Verona oggi ha battuto la Juventus che non incassava sconfitte da ventisei gare. Castori ha detto di aver visto la sfortuna e di sapere “che vestiti indossa”. Ha ragione, in fin dei conti il colore è sempre quello. Il numero che ha scritto sulla maglia, invece, non risponde a tradizione alcuna.