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Carpimania: non si può vincere solo con il cuore
I moduli cambiano, così come i titolari, molto spesso, ma le certezze del tecnico marchigiano sembrano essere sempre quelle: lui proprio non ci crede che Mbakogu sia davvero questo. Magari aspetta ancora che quel baco svesta i panni sgraziati di larva e si tramuti presto in una splendida farfalla. Intendiamoci, la crescita c’è stata, già a partire dalla sfida del Franchi; è il ritmo a non convincere: il tempo è poco e non c’è più tempo per la formazione. Questo sarebbe tempo di gol, di vacche grasse, e la generosità di un giocatore duttile, in grado anche di tornare a dare una mano in zona difensiva, non può più essere considerata costruttiva. Difesa ben piazzata e ripartenze rapide dovrebbero essere la risposta urlata in faccia a degli avversari troppo meglio attrezzati. Eppure i minuti sembrano passare tra calcoli e timori, con palloni sempre poco graffianti, sempre troppo lenti, sempre uguali. E pensare che si potrebbe uscire dal pantano; Castori potrebbe prendere esempio da altri colleghi, in grado di dimostrare che non esistono sentimenti di riconoscenza che tengano, di fronte alla fame di punti e al desiderio di salvezza. Naturalmente con modi più garbati e meno bruschi, ma il non partire titolare sembra tutt’altro che un affronto, specie quando la media realizzativa e molto prossima allo zero.
Domenica si ritorna a casa, dove l’Atalanta di Reja tenterà di conquistare i primi tre punti del 2016. Sì, perché i bergamaschi non vincono dal quel 3-0 inflitto al Palermo il 6 dicembre dell’anno scorso. Insomma, le sfide tranquille da metà classifica sono ben lontane; ora il cammino è tempestato di squadre tutt’altro che paghe di risultati. La differenza tra la saccoccia vuota ed il colpaccio non la farà più il cuore, quanto l’assetto in campo e la mentalità giusta.