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    Carpimania: l'ultima chance di Sannino

    Carpimania: l'ultima chance di Sannino

    • Gabriele Pasca
    Sannino, nel post partita del derby, proprio non è riuscito a trattenersi e, alla domanda innocente di un giornalista presente in sala stampa, ha reagito sbattendo i pugni. Certo, lo ha fatto perché sicuramente stanco dei paragoni con Castori ma, ancor più, perché, obiettivamente, la sconfitta era troppo. Convinzione, questa, non smentita neppure dai tanti supporter felsinei che, nonostante i tre punti, rocambolescamente conquistati, hanno continuato a chiedere a gran voce l’esonero del tecnico Delio Rossi. Ora, che la verità sia nel mezzo è tanto banale quanto sacrosanto ma, stavolta, non siamo proprio “cinquanta e cinquanta” e la bilancia pende a favore della curva. Il Bologna ha giocato una non partita, novanta minuti di attesa e di difficoltà in ogni comparto, dalla difesa all’attacco, passando, naturalmente, per il centrocampo, forse colpevole più di tutti.

    Il Carpi poteva approfittarne, dirà qualcuno. Certo, poteva e per un po’ è riuscito egregiamente a tenere botta ai bolognesi, ma, di grazia, i critici capiranno bene che perdere un uomo al trentasettesimo della prima frazione non rende le cose più facili per una squadra già in difficoltà. Molti, a tal proposito, hanno già proposto l’esclusione dalla rosa per l’esuberante Lorenzo Lollo che, naturalmente, poteva risparmiarsi quell’ingenuità, pagata a carissimo prezzo dal resto della squadra. Sarebbe una scelta saggia, servisse solo per mettere a bada i bollenti spiriti e far capire a tutti che la giovane età non è una scusante quando si gioca in serie A.

    Ora, il disco rotto che si ripete dopo ogni sconfitta tornerà a lanciare l’ennesimo monito: “a Frosinone il Carpi giocherà la partita della vita”. Scontato ma vero; non solo per le sorti della squadra, però: da quella partita dipenderà il destino del povero Beppe Sannino, catapultato in una realtà troppo complessa, persino per lui che di imprese complicate ne ha viste abbastanza. Ecco che, allora, Fabrizio Castori rispunta dal cilindro di Sogliano, unico vero bocciato di stagione. Ma forse è giusto così. È giusto che una squadra sia lasciata al proprio gioco, alla propria indole, ai propri errori. Perché se di qualcosa bisogna morire, meglio morire di morte naturale

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