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    Carpimania: in difesa di Fabrizio Castori

    Carpimania: in difesa di Fabrizio Castori

    • Gabriele Pasca

    L’infanzia ci ha insegnato che non sempre le belle storie hanno un lieto fine e, proprio in questo senso, la prima giornata di campionato non ha permesso eccezioni neppure al Carpi di Fabrizio Castori. Non che la Sampdoria rappresentasse chissà quale tipo di antagonista, beninteso, ma, si sa, l’ideale romantico ci porta sempre a sperare nella vittoria del più debole, di quel Davide (richiamato anche la scorsa settimana) trovatosi, fortunosamente, sì, a sconfiggere il temibile Golia. Stavola il sogno si è arreso difronte al più forte. Tanti commentatori hanno analizzato cavillosamente la prestazione dei biancorossi tramite storici, analisi di schemi e moviole, per concludere, poi, con affondi temerari ai danni del tecnico marchigiano. Analisi giusta, risultato sbagliato. Stoccate così pesanti che, per un momento, la panchina è diventata traballante


    Che la memoria non sia una dote praticata da buona parte della stampa italiana era cosa nota, eppure onestà intellettuale avrebbe permesso, tra la marea di ipotesi avanzate, un ragionamento per analogia, prendendo come termine di paragone il Sassuolo di Eusebio Di Francesco. Giovane squadra neopromossa in A, milioni di occhi puntati (più che altro diffidenti), riesce a racimolare il primo punto utile alla quinta giornata e la prima vittoria nell’undicesima, contro la Sampdoria, in casa. La dirigenza neroverde aspettò ventun giornate prima di esonerare il tecnico romano e appena cinque per tornare sui suoi passi. Ora la squadra di Di Francesco è una delle outsider favorite per l’Europa League.

    Certamente non serve la difesa d’ufficio per un professionista (Castori) che tanto ha dimostrato nella sua ventennale carriera da allenatore. Oltre che inutile è addirittura svilente: perché stiamo parlando della stessa squadra che ha fatto tremare il campionato cadetto con appena centomila euro di campagna acquisti, passando puntualmente illeso tra blasoni ben più illustri di una città di provincia. È svilente e frustrante perché gli editoriali moraleggianti, quelli alla “saprei fare meglio persino io”, sembrano repliche esatte di altri, scritti in situazioni analoghe. E poi, diciamolo, il narcisismo dei commentatori sportivi, spesso, è colpa di aspirazioni sfumate; magari qualcuno avrebbe preferito fare il tecnico.

    Orsù, bando ai piagnistei, poche ore separano il Carpi dalla prima casalinga contro l’inter. Sfida complessa, difficile ma non impossibile. L’attuale squadra di Mancini ci ha abituati a colpi di scena clamorosi, come il pareggio contro un Parma già retrocesso durante la scorsa stagione (molte squadre si schiantarono contro quel Parma, in quel periodo). Sebbene i milanesi risultino notevolmente rafforzati dagli ultimi acquisti di mercato, dunque, il Carpi dovrà approfittare dei passi falsi di una difesa non sempre ben piazzata, anzi, e di un centrocampo che fatica a tenere palla e ad impostare il gioco. Tanti schemi e ripartenze repentine dovranno essere la chiave di volta dell’azione biancorossa. Un pizzico di fortuna, poi, non guasta mai.


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