Carolina Orsi, regina del padel: 'Ecco perché non è una moda. Papà Nando e i derby della Lazio...'
Insieme a Giulia Sussarello avete vinto il titolo italiano eliminando l’ex tennista Roberta Vinci in semifinale.
"Non la conoscevo di persona, appena l'ho vista mi sono subito andata a presentare. E' stata tra le prime 10 tenniste al mondo, una giocatrice pazzesca contro la quale ha fatto un certo effetto vincere. Non era il suo campo, ma da quello che mi dicono tra qualche mese può diventare molto forte".
E' vero che padel e tennis sono due sport diversi?
"Decisamente. Di uguale hanno solo la rete, perché anche le racchette sono diverse. Magari qualche similitudine c'è, ma a livello tecnico cambia tutto: il padel per esempio si può giocare solo in coppia, il tennis si può fare anche in singolo; il padel può giocarlo chiunque perché è più semplice rispetto al tennis, dove invece se non hai lavorato sulla tecnica difficilmente riesci a mandare la pallina dall'altra parte del campo".
Com'è andato il torneo World Padel Tour in Portogallo?
"Purtroppo non benissimo, martedì ho perso e ora siamo sulla via del ritorno. Probabilmente abbiamo accusato il tour de force dei campionati italiani, perché abbiamo fatto semifinale e finale in pochi giorni e poi lunedì siamo partite subito per il Portogallo".
Prossimi impegni?
"Oggi inizia il torneo internazionale Fip a Cagliari e poi, sempre lì, ci sarà il Worl Padel Tour".
Possiamo dire che siete come l'Inter che ha vinto lo scudetto e ora farà la Champions?
"Sì, un po' mi ci rivedo perché noi abbiamo vinto il titolo nazionale e ora faremo tornei internazionali, praticamente ce n’è uno a settimana".
E' appassionata di calcio?
"Certo, per un periodo ho giocato anche a calcio a 5. Oggi lo seguo un po' meno perché vivo a Madrid e mi dedico al mio lavoro, ma quando capita di parlare con mio fratello o mio padre do sempre la mia opinione".
In che ruolo giocava?
"Laterale, non portiere come mio padre. Ho sempre pensato che chi giocasse in porta fosse pazzo a prendersi tutte quelle pallonate".
Lei però le prende comunque, anche se con una racchetta in mano.
"E' vero, tra l'altro sono brava a parare con la racchetta...".
Per che squadra tifa?
Lazio! Diciamo che sono anche antiromanista".
E il derby come lo vive?
"E' l'unica partita che seguo sempre e comunque. Quando arriva il giorno della partita io e mio padre siamo sempre un po' nervosi perché dopo tanti anni in cui ha giocato nella Lazio è una gara alla quale tiene particolarmente, anche se è un tipo super sportivo".
E se dovesse scegliere tra una partita di calcio o di padel in tv cosa preferisce guardare?
"Scelgo il padel, a meno che... non sia una partita contro la Roma".
Giocatore preferito?
"Milinkovic. Una volta è anche capitato di incontrarlo, e ci siamo conosciuti".
Com’è nata la passione per il padel?
"Per caso. Ero al mare, c'era un campo e il presidente del Comitato Padel mi disse se volevo provare; andò bene, mi divertii e così mi propose di andare a giocare in Serie A al Circolo Aniene. Era il 2015, inizialmente avevo qualche dubbio perché non pensavo spopolasse così tanto; con il tempo mi sono dovuta ricredere anch'io".
Quanti campi ci sono in Italia?
"Siamo arrivati a quasi 3000, uno dei primi è stato costruito nel 2009 proprio al Circolo Canottieri Aniene".
Cosa risponde a chi dice che è solo una moda? "Che non è così, ne sono convinta. Oltre ad essere una giocatrice, io lavoro anche nel mondo del padel per l'azienda Playtomic, leader mondiale nelle prenotazioni di campi online; e vi posso assicurare che monitoriamo frequentemente i dati e sono in costante crescita".
Come mai secondo lei sta avendo così tanto successo?
"Perché è uno sport spettacolare e può essere giocato da chiunque. Uomini e donne, anche insieme. Rispetto a una partita di calcetto per la quale servono 10 persone, è anche più facile da organizzare perché bastano 4 giocatori. Con l'app Playtomic c'è la possibilità di iniziare anche una vera e propria scalata: una persona può iscriversi e salire di livello man mano che vince le partite. Così si crea una competizione sana e ci si diverte, il giocatore è stimolato a giocare ancora per migliorare la sua posizione di volta in volta".
Quante ore si allena al giorno?
"Più o meno un paio d'ore più la preparazione fisica. Non è impossibile, per fortuna riesco a gestire la mia vita privata".
Le è capitato di giocare con suo padre?
"Sì, ogni tanto giochiamo insieme a mio padre e mio fratello. Mi piace giocare con la mia famiglia, anche se il prossimo obiettivo è quello di convincere mia mamma: è l'unica che non ci ha mai provato, non è molto sportiva".
Quali sono i segreti per diventare una campionessa di padel?
"Non esistono trucchi particolari, quello che posso dire è che l'aspetto mentale è fondamentale. Il padel è uno sport di coppia e molto rapido, è importante lavorare dal punto di vista psicologico e per questo io sto pensando di iniziare un percorso con un mental coach. Il mio consiglio è quello di affidarsi a un maestro per imparare un minimo di tecnica e ricevere qualche consiglio; poi, come per tutti gli sport, l'allenamento è sempre importante".