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    Caro Fred, quella rotonda sul mare sarà per sempre l’inno dell’amore

    Caro Fred, quella rotonda sul mare sarà per sempre l’inno dell’amore

    • Marco Bernardini
      Marco Bernardini
    Una canzone per sempre. Quella che cantava Fred Bongusto (foto Ansa), l’artista il quale, specialmente negli Anni Sessanta e nel decennio successivo, fece innamorare gli italiani. La “rotonda sul mare” esisteva davvero, non era una semplice invenzione del paroliere Aldo Valleroni, giornalista e artista versiliese.. La rotonda era quella che, inaugurata da Renato Carosone nell’estate del 1958, diventò il palcoscenico preferito dal cantante di Campobasso che se ne è andato nella notte di ieri a Roma. Il luogo speciale si chiamava Bussola di Focette, il locale che grazie all’ingegno di un “folle” impresario come Sergio Bernardini per trentacinque anni fu il punto di riferimento di tutti i più celebri artisti internazionali oltreché “casa” di Mina Mazzini. Sergio era mio zio. Fred un amico.

    Appena qualche mese fa gli telefonai pur sapendo che non avrebbe potuto rispondere. Aveva perso del tutto l’udito. Una tragedia per un uomo che viveva di suoni musicali. Mi affidai al suo “tramite” indispensabile dal giorno in cui, due anni fa, era morta la moglie Gaby Palazzolo. A gesti gli riferiva e poi mi informava sul suo stato di salute. Un’operazione piuttosto dolorosa, ma assolutamente necessaria. Perché con Fred avevo trascorso almeno venti stagioni di vita bella e ricca di sogni anche grazie a quelle canzoni che entravano nel cuore trasportate da quella sua voce inconfondibile che lo aveva reso celebre come l’interprete confidenziale per eccellenza, pari a un Frank Sinatra di casa nostra. La “rotonda” rappresentava la punta di una produzione ciclopica nella quali spiccavano brani come Frida, Doce doce, Malaga, Amore fermati.

    Avrei voluto dirgli mille cose e ricordare un numero di episodi che avevano caratterizzato la nostra amicizia e le infinite sigarette fumate all’alba seduto davanti alla risacca del mare della Versilia quando lui e la sua band avevano completato il loro concerto, sempre applauditissimo, e fatto ballare la gente. Gli avrei ricordato, in particolare, quella notte di Capodanno del 1968 quando lui doveva essere la star della festa in Bussola e invece finì in tragedia con l’assalto al locale “borghese” di Lotta Continua e di Potere Operaio. Lui tentava di cantare, ma fuori c’era l’inferno. Un giovane venne colpito alla schiena da un proiettile a da quel giorno Soriano Ceccanti vive su una sedia a rotelle. Un dolore che Fred non si scrollò mai più di dosso e che venne acuito la sera in cui due terroristi neri, Fioravanti e Alibrandi, entrarono nella sua casa di Roma e picchiarono a sangue la mogie prima di saccheggiare l’alloggio portando via anche il Disco d’oro vinto da Fred Bongusto poco tempo prima.

    Lui, innamorato dell’amore in senso assoluto, continuò cocciutamente il suo percorso di affabulatore in musica con le sue canzoni un poco ruffiane ma è piene di sentimenti autentici. Il fatto di non poter più esibirsi in pubblico era un tormento placato soltanto in parte dal suo continuare a scrivere canzoni che non avrebbe mai sentito ma che riusciva egualmente a comporre perché lui la musica l’aveva dentro. Come l’amore che quella “rotonda sul mare” la cui musica e le cui parole non smetteranno mai di riecheggiare in ciascuno di noi. Per sempre. Grazie e riposa bene, Fred.

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