Valerio Di Cesare gioca quotidianamente con l'ironia intelligente. Non è più un mistero che dietro a qualsiasi celia, per non parlare proprio degli scherzi orditi dentro lo spogliatoio e nei momenti di relax dei ritiri, ci sia spesso (ma si dovrebbe scrivere quasi sempre) il suo zampone. Poiché sa sanamente ridere di se stesso (‘Occhio al mercato, eh? Mi cercano Barcellona e Real Madrid...’, diceva a Malta, alla fine di dicembre), può serenamente canzonare anche i compagni. E siccome il suo spirito ilare è più forte di tutto e di tutti, da Varese ha esteso il suo raggio d'azione. L'ultima goccia, sabato, ha fatto traboccare il vaso della pazienza societaria: impossibile continuare a far finta di nulla, dopo il rosario di sviste e di situazioni a favore non viste da parte degli arbitri. Di Cesare, invece, ha mantenuto con coerenza la sua linea: è una grande qualità saper sorridere un po' pure quando non c'è niente da ridere. 'Non fatemi parlare degli arbitri, è meglio che stia zitto', ha provato a schermirsi Di Cesare negli spogliatoi dello stadio Ossola. Poi però la delusione era troppo forte, e così anche lui ha preso posizione: ‘La colpa è nostra, non entriamo mai in area, per questo è dalla prima giornata che non ci danno un rigore... Però stavolta è successo e io non so perché non sia stato fischiato il fallo su Meggiorini. Io ero trenta metri dietro l'azione e l'ho visto benissimo. Tutto lo stadio s'è accorto che Bressan ha tirato giù Riccardo: solo l'arbitro e i suoi assistenti hanno perso quell'attimo. E' incredibile, non ci sono parole'.
SVISTE, VISTE E RIVISTE - Quel rigore non dato - e se il metro arbitrale fosse unico e univoco, alla luce del penalty fischiato contro il Toro a Modena e dell'espulsione pure comminata a Coppola - ha impedito al Torino di vincere. Giocare in undici contro dieci avrebbe agevolato i granata indipendentemente dalla realizzazione del penalty. Che poi l'undici di Ventura abbia scialato un'altra serie di occasioni da rete, beh, questo è un altro anello della catena dei problemi del Toro. Di Cesare osserva: ‘Noi non neghiamo l'evidenza. Questo è un momento in cui la squadra crea tantissimo, però purtroppo concretizza poco. Il gol non è un problema: è solo un momento un po' così, passerà. Speriamo che passi anche il periodo in cui tutte le decisioni arbitrali diventano a nostro sfavore’.
'E' UN GRANDE TORO' - Il rallentamento del Toro nelle ultime giornate è coinciso con il sorpasso di Pescare e Sassuolo in classifica. Ora la squadra di Ventura è terza, e dopo mesi di dominio - virtualmente - è fuori dalle posizioni che determinano la promozione diretta. L'ambiente teme che siano scricchiolii sinistri, pericolosi campanelli d'allarme, ripensando alle delusioni e alle frustrazioni del passato. Tuttavia, con la serenità ostentata pure dai suoi occhi sorridenti, Di Cesare stoppa tale paura: ‘Noi siamo serenissimi perché siamo consapevoli della nostra forza. Questo è un gruppo solido, questo è un Toro che non si può paragonare con le squadre del passato. Non conta essere in testa adesso, dovremo essere o primi o secondi alla fine di maggio. Finché c'è stata la possibilità di giocare a calcio, anche se il terreno era molto allentato e pesante sin dall'inizio, c'è stata una sola squadra in campo’. Di Cesare professa fiducia: ‘Dobbiamo soltanto pensare a lavorare, ormai molti di noi conoscono le umoralità di questa piazza, non possiamo farci coinvolgere dai commenti, dalle pagelle o dalle emozioni dei tifosi. Sappiamo di essere forti, sappiamo qual è il nostro traguardo: e già contro il Vicenza vogliamo prenderci quello che ci serve'.
(Tuttosport - Edizione Locale)