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  • Chirico: 'Cari gobbi, non togliamo la stella cadente di Conte allo Juventus Stadium'

    Chirico: 'Cari gobbi, non togliamo la stella cadente di Conte allo Juventus Stadium'

    • Marcello Chirico
      Marcello Chirico
    Quanto ha dato fastidio il dito medio di Conte agli juventini? Moltissimo. Forse da un bel po' di tempo non aspettavano altro per potergli appioppare pure loro quell'epiteto gridatogli da Agnelli, col quale tanti hanno solidarizzato martedì scorso. Non è stato di sicuro un siparietto edificante, così come tutto il resto visto o raccontato tra bordocampo, tribuna e spogliatoio, ma è nel ring che il tifoso prova il gusto della propria appartenenza, il piacere di schierarsi con chi si sente rappresentato e la pensa come lui. Un istinto primitivo ma che, è inutile negarlo, in certi momenti affiora nitido. Gli interisti si saranno identificati in Conte che manda a "vaffa" il suo ex presidente e quindi la Juve, gli juventini con Agnelli che dà del "cogl..." al suo ex allenatore passato niente meno che all'Inter. 

    Premesso ciò, al sottoscritto non era già piaciuto il duello rusticano tra Lukaku e Ibrahimovic nell'ultimo derby milanese, alla stessa maniera non ho apprezzato quanto visto allo Stadium nel derby d'Italia di Coppa. Lungi da me aggregarmi alla pletora dei moralisti occasionali che popolano i social, non posso esimermi dal notare però uno scadimento generale dei costumi a ogni latitudine, calcio compreso. Un degrado civico preoccupante e sempre più marcato. E se calciatori, allenatori, dirigenti perdono pure loro i freni inibitori, non voglio pensare cosa potrebbe accadere quando riapriranno gli stadi e queste scenette si dovessero replicare col pubblico presente. "Di episodi simili ne abbiamo visti tanti", sento dire. Mi piacerebbe vederne sempre meno, rispondo io. "Eh, ma l’adrenalina…". Vabbè, allora vale tutto. 

    Ma torniamo a bomba, il duello Conte Vs Agnelli, e poi Paratici Vs Oriali ai box. Lo Juve-Inter parallelo alla partita. Nulla di nuovo sotto il sole, considerando l'ancestrale rivalità tra i club tramandatasi nei decenni. Ad aggiungerci il pepe c'ha pensato Conte quando firmò per il club nerazzurro dopo essersi lasciato male anni prima con la Juventus, dove veniva unanimemente considerato una bandiera. Tant’è vero che nella hall of fame dello Stadium campeggia pure una sua stella, quella che adesso tanti juventini vorrebbero togliergli. Ci riuscirono già con Boniek, usando lo stesso metodo (petizione alla società) e adesso vogliono fare lo stesso col salentino. Perché, dopo quanto assistito martedì scorso, ritengono abbia superato il segno e vada punito. Dopo aver visto l'ira del presidente, penso possano riuscirci. 

    Il mio parere, per quel poco che conta: sono contrario. Nonostante condivida con loro la delusione per tutto ciò che Conte ha detto e fatto, dal giorno dell'assurdo divorzio dalla Juve al suo passaggio all'Inter, sublimando poi il tutto in quel dito medio martedì. Posso capire il professionismo, che può portarti ad indossare la casacca dell'avversario storicamente più antipatico (all'Inter ho visto giocare dei miti bianconeri come Anastasi, Causio e Tardelli, quest'ultimo pure lui come allenatore) meno comprensibile è il desiderio di vendetta, la voglia di cercare e andare allo scontro a tutti i costi coi tuoi ex datori di lavoro per esclusive motivazioni personali. 

    Però la storia rimane. E quella di Conte in bianconero è lunga 18 anni, 15 da giocatore poi capitano della squadra e 3 da allenatore. Il tutto costellato dalla bellezza di 19 trofei complessivi. Roba che non si può cancellare per un gestaccio o qualche parola sopra le righe. Per tutto il tempo in cui lavorò per la Juve Conte fece sempre il suo dovere, con impegno e abnegazione. Quella stella è proprio lì a confermarlo ed esaltarlo. Non può essere il mal di pancia di una sera a motivarne la cancellazione. Cari gobbi e care gobbe, per favore, ritirate la petizione. La storia della Juventus è anche la vostra storia. 

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