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    Carbone ricorda Vatta a CM: 'Maestro e secondo padre. Al Torino grazie a lui, mi scelse dopo una notte in bianco'

    Carbone ricorda Vatta a CM: 'Maestro e secondo padre. Al Torino grazie a lui, mi scelse dopo una notte in bianco'

    • Alessandro Cosattini
    “Un maestro, un secondo padre: è stato troppo importante per me”. Così Benito Carbone, con voce commossa, ricorda Sergio Vatta ai microfoni di Calciomercato.com. È morto nella notte tra mercoledì e giovedì, a 82 anni, il mago delle giovanili del Torino che tra gli anni Ottanta e Novanta ha scoperto e coltivato talenti del calibro di Christian Vieri, Roberto Cravero, Gigi Lentini, Diego Fuser, Dino Baggio e appunto Benny Carbone, per elencarne solo alcuni. Uno dei più grandi tecnici e dirigenti delle giovanili, che ha guidato la Primavera del Torino dal 1977 al 1999, vincendo quattro scudetti, sei coppe Italia e quattro Tornei di Viareggio.




    Così Carbone ha voluto ricordare - e ringraziare - Sergio Vatta: “È stato lui a formarmi. È stato lui a farmi diventare uomo. È stato lui a scegliermi, a 13 anni. È stato lui a credere in me. Senza di lui, forse nessuno mi avrebbe mai dato quella chance. Ricordo ancora come andò quel giorno, del provino. Il Torino mi vide a un torneo dove fui capocannoniere e miglior giocatore, subito mi chiamò. Io salii a in Piemonte, a Torino, ma la notte prima del provino la passai sveglio, a letto, con il mal di denti. Non chiusi occhio e il giorno dopo in campo non riuscii a fare nulla. Ma mi scelsero comunque. E ancora ringrazio Sergio, perché se sono quello di oggi, anche nella vita privata, lo devo a lui. Dagli allievi nazionali mi fece saltare la Beretti, andai in Primavera e poi arrivò l’esordio in prima squadra. Per me fu un secondo padre, un maestro, un pezzo importantissimo della mia vita. È stato lui a insegnarmi l’equilibrio, in campo e fuori. Segnavo 3 gol, ma la frase che mi ripeteva era sempre la stessa: “Non accontentarti, mai”. A quell’età sarebbe stato facile, ma non con Sergio accanto. E non posso che ringraziarlo, ora e per sempre. È stato troppo importante per me”.

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