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    Capello: 'No al Milan, non c'è qualità'

    Capello: 'No al Milan, non c'è qualità'

    Intervenuto ai microfoni di Radio Anch'io lo sport, l'ex ct della Russia, Fabio Capello, ha parlato a tutto tondo dell'attuale momento della Serie A, svelando i suoi pensieri su Scudetto e Nazionale anticipando anche alcuni temi di mercato: "Oggi sono bello rilassato, mi godo questo periodo dopo aver lasciato la guida della nazionale russa. Tornare al Milan? Sono troppo amico del presidente e in questo momento direi assolutamente di no. Il Milan non ha qualità, lo si vede nelle partite. Va a strappi, a momenti, non riesce a imporre quel gioco che invece l'allenatore vede in allenamento, dove c'è meno tensione e quindi i giocatori sono più liberi di provare".
    TORNEREI ALLA ROMA - "All'inizio del campionato la Roma era una delle favorite in assoluto per lo scudetto, con una rosa più competitiva che mai. È partita bene, poi si è persa un po'. Quando abbiamo vinto lo scudetto ho lottato per sei mesi l'anno dopo, per sottolineare che dovevamo pensare a quello dell'anno successivo, invece era tutta un'euforia, una festa continua. Io ero abituato alla Juve e al Milan dove vincendo non avevi fatto altro che il tuo dovere. Un mio ritorno? Mai dire mai...".

    CORSA SCUDETTO - "In testa c'è una squadra nuova, l'Inter: l'ho data favorita a inizio anno perché Mancini sa scegliere i giocatori e dare determinazione. Quando c'è la solidità difensiva e a centrocampo c'è voglia, si può andare lontano. A Napoli c'è stata la svolta, la convinzione di poter essere forti, è fra le favorite per lo scudetto. L'ultima Juve mi fa paura e fossi nelle altre starei attento. Ha ritrovato la forza della difesa e Dybala. In questo penso che Napoli e Juve abbiano qualcosa in più degli altri".
     
    MAI IN NAZIONALE - "Gli allenatori italiani sono i migliori sulla piazza. Sicuramente sono i più attenti a vedere ciò che succede in giro per il mondo, e a preparare le partite in modo adeguato rispetto all'avversario. Noi italiani cerchiamo sempre di imporre la nostra filosofia di gioco, cosa che molti non fanno. Io alla guida dell'Italia? Non accetterò mai: delle nazionali ne ho avuto abbastanza"

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