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    Caos Tottenham, perché e su cosa Fonseca si è sentito tradito da Paratici

    Caos Tottenham, perché e su cosa Fonseca si è sentito tradito da Paratici

    • Emanuele Tramacere
    Il caos attorno al Tottenham e alla scelta del nuovo allenatore si arricchisce di nuove pagine con una panchina che rimane vacante e che dopo Fonseca e Gattuso ora avrà bisogno di un nome forte e che calmi l'animo di una piazza ora diventata incandescente. Riavvolgendo però il nastro soltanto a qualche giorno fa, la narrazione sul dietrofront per Paulo Fonseca si divide in due filoni che restano paralleli e con pochi punti di contatto. Se da un lato c'è chi punta il dito su problemi burocratici e fiscali, oltre che di natura contrattuale, dall'altra c'è chi sottolinea le grandi divergenze di vedute tecnico-tattiche, ma soprattutto decisionali.

    INCONTRI E PROGETTI – Dal punto di vista dell'allenatore portoghese l'intesa, o meglio, l'accordo verbale era già stata trovato. Sia con il nuovo direttore sportivo Fabio Paratici che con il presidente Levy. Fonseca aveva anche raggiunto il ds ex-Juventus e parte della dirigenza degli Spurs a Milano dove hanno in questi giorni la base operativa per parlare di mercato, idee e di come costruire la squadra del futuro.

    LE DIVERGENZE – Qui fra le parti sono sorte le prime divergenze, non di natura fiscale e contrattuale, bensì, come detto, progettuale. Fonseca aveva in mente un'idea di un Tottenham votato all'attacco, con solo una piccola parte del budget destinato alla difesa e gran parte degli innesti da trovare fra centrocampo e attacco con caratteristiche prettamente offensive. Un calcio offensivo, anche a prescindere dal mercato, mentro la visione di Paratici era invece opposta, di natura più conservativa e con grande focus al reparto arretrato. Una divergenza importante, non insuperabile, ma che nasceva fin dagli albori su molti punti di disaccordo.

    LO STAFF – I primi scricchiolii con il ds sembravano comunque marginali dato l'appoggio del presidente Levy e di parte della dirigenza amministrativa del Tottenham. Fonseca aveva già maturato prima dei contatti inglesi l'idea di non confermare parte dello staff che aveva avuto con sé alla Roma. Per andare incontro a Paratici, aveva in ogni caso accettato anche di inserire nel suo organico gran parte dei nomi proposti, o forse imposti (in base a quale dei due binari vogliate seguire) dal dirigente.

    IL DIETROFRONT – Punti di vista superabili, si diceva, così come la presunta problematica della data dell'annuncio e relativi problemi fiscali con lo stato italiano. Fonseca era pronto ad iniziare a lavorare per gli Spurs fin dal 5 luglio e non (anche qui, i binari restano distanti) aspettando il 10 per non perdere alcuni dei benefici avuti dall'erario italiano. Per questo, dopo il summit milanese, è volato in Ucraina per stare in famiglia e godersi il relax in attesa della nuova avventura. Che non ci sarà perché dopo il suo addio, Paratici ha preso e maturato la decisione di cestinare gli accordi trovati per Fonseca per virare su un allenatore maggiormente “posizionato” sulle sue idee di sviluppo del club, ben delineate sul modello già vissuto alla Juventus negli ultimi due anni. Doveva essere Gattuso quell'uomo? Si può dire che sia stata un'opportunità facilmente cavalcabile, tramutatasi però in un autentico boomerang con la tifoseria. E Fonseca? I contatti con la Fiorentina ci sono stati, ma prima dell'intesa con il Tottenham e sebbene la piazza piaccia molto, non è escluso che alla fine possa rimanere anche fermo in attesa di un progetto adatto a lui.

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