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Cannavaro a CM: 'Stavo portando Balotelli in Cina, ho anticipato la Juve su Witsel. In Arabia non mi pagavano'
Sliding door.
"Già, perché l'idea di fare mercato mi piaceva, ma durante le partite mi si riaccendeva il fuoco e capivo che in quel ruolo potevo incidere poco. Così chiesi al presidente di poter fare l'assistente dell'allenatore, quell'anno mi servì molto perché capii cosa voleva dire lavorare in uno staff e come strutturare un allenamento".
In Cina hai allenato Guangzhou, Tianjin e sei stato anche ct ad interim: ci racconti la tua esperienza?
"Avevo appena finito la stagione a Dubai vincendo tutto da assistente dell'allenatore dell'Al-Ahli, quando mister Lippi mi chiamò dicendo che aveva un progetto in Cina; voleva fare il ds e aveva bisogno di un allenatore. Ecco, chiariamo una cosa: io non sono andato in Cina per soldi, ma per allenare. Iniziai l'avventura sulla panchina del Guangzhou, dopo tre mesi Lippi litigò col presidente e andò via".
E te?
"Io continuai ad allenare, andavamo bene ed eravamo primi in classifica. Stavo già lavorando sul mercato per prendere Paulinho dal Tottenham, quando il presidente mi chiamò dicendo che voleva parlarmi. Ero all'aeroporto e stavo per andare in vacanza, ma in quel momento capii che voleva mandarmi via. E così fu".
Tappa successiva: Arabia Saudita, Al-Nassr.
"La squadra dove oggi gioca Ronaldo. Allora scenario era diverso, dopo due allenamenti il capitano mi disse: 'Cosa ci fai qui?! Noi non prendiamo lo stipendio da 18 mesi'. C'era qualcosa che non mi tornava perché la società mi aveva chiesto di andare in Champions, però effettivamente non mi pagarono per 4 mesi e me ne andai via. Fu un'esperienza dura".
Da lì la scelta di andare in B cinese, al Tianjin.
"Me lo propose un amico procuratore cinese perché Luxemburgo stava facendo male. Così accettai. 18 partite: 16 vinte, un pareggio e una sconfitta. Miglior attacco, miglior difesa e primo posto con una squadra giovane. Salimmo in prima divisione e il presidente mi mise a dispositivo un budget illimitato per il mercato".
Potevi sbizzarrirti.
"Ho fatto una ricerca di mercato prendendo Modeste, Witsel e Pato, che per anni si è portato dietro ingiustamente l'etichetta di infortunato. Mi feci fare una statistica dei suoi ultimi anni e in realtà scoprii che non aveva mai avuto problemi. A fine stagione, da neopromossa siamo arrivati a qualificarci alla Champions asiatica. Miglior difesa, tra i migliori attacchi e una squadra che divertiva con un mix di giovani e giocatori esperti; ma sempre sotto i 30 anni, perché in squadra volevo calciatori ambiziosi e non a fine carriera".
Quell'anno su Witsel c'era anche la Juve.
"Sì, il piano era andare in scadenza di contratto con lo Zenit per poi trasferirsi alla Juventus. Ma noi lo prendemmo prima".
Poi però torini al Guanzhou.
"Sì, nel 2018. Io chiedo tre anni di contratto e di costruire il centro sportivo, loro mi fanno firmare per cinque anni. Prendemmo Talisca e Paulinho, ci abbiamo provato con Aubameyang e Balotelli ma non ci siamo riusciti. Il primo anno perdemmo il campionato, il secondo l'abbiamo vinto abbassando l'età media a 22 anni. In Cina avevano un bel progetto per sviluppare il calcio, ma sono stati frenati da due fattori".
Quali?
"La regola per far giocare più giovani perché c'erano allenatori che li mettevano due minuti e poi li sostituivano, e la naturalizzazione dei brasiliani per portarli in nazionale. Oltre al Covid, che lì ha praticamente distrutto tutte le società. Noi abbiamo fatto 72 giorni di bolla il primo anno e 42 il secondo. Poi andai via. Sono sicuro che senza il Covid il calcio cinese sarebbe arrivato a un buon livello, crescendo quasi come sta facendo l'Arabia Saudita".