AFP/Getty Images
Candreva, l'uomo al posto giusto nel momento sbagliato dell'Inter
Spendere gran parte della propria carriera in club come Juve, Lazio e Inter deve essere sicuramente un motivo di vanto se fai il calciatore in Serie A, tuttavia deve avere anche un retrogusto amaro, se poi tifi per la Roma e hai speso i migliori anni in quei club che storicamente hanno sempre fatto a cazzotti col giallorosso della Lupa. Risulta poi ancora più beffardo il fatto che si abbia trascorso la parte più importante proprio con la maglia della Lazio, vincendo per di più nella finale di Coppa Italia del 26 Maggio 2013, quando andò in onda uno dei derby della capitale più importanti di sempre, visto che coincideva per la prima volta con l'assegnazione di un trofeo. Un trofeo pesantissimo nella storia della Lazio e ancor più pesante per Antonio Candreva, visto che fino ad ora per lui è stato l'unico, vinto paradossalmente contro la propria squadra del cuore.
Si tratta di quei paradossi della vita che bisogna saper accettare con la pace nel cuore e lui lo ha saputo fare anche fin troppo bene, visto che arrivò a vestire i colori biancocelesti in modo complicato e con un ambiente che si dimostrò piuttosto ostile nei suoi confronti, rinfacciandogli proprio la sua fede calcistica, ma Candreva seppe resistere a tali negatività, ingraziandosi il destino con un atteggiamento mentale positivo, grazie al quale divenne per 4 stagioni una delle colonne portanti della Lazio. Una storia che però si chiuse in modo assai malinconico visto che proprio quando alla fine era arrivato non solo ad essere amato, ma anche ad amare quei colori, si vide clamorosamente negare una fascia di capitano alla quale avrebbe tenuto non poco. Fu proprio questo il principale motivo che lo spinse ad un addio improvviso e forse anche inaspettato, che lo portò a vestire i colori dell'Inter, una squadra alla quale era stato vicino molti anni prima, nel 2010, anno in cui decise di preferire la Juve perché nei suoi calcoli, avrebbe potuto favorirlo maggiormente visto che era in fase di ricostruzione e aveva deciso di puntare sui giovani, ma furono calcoli decisamente sbagliati.
Arrivò quindi in nerazzurro con 6 anni di ritardo, in un'Inter che sembrava nuovamente sulla rampa di lancio da tutti i punti di vista. Un enorme entusiasmo iniziale che però adesso a due stagioni di distanza non si è tradotto in risultati concreti soprattutto per quanto lo riguarda, perché Candreva con la maglia nerazzurra sembra aver sbagliato sempre i tempi, sia quelli storici, visto che forse gli sarebbe convenuto approdare nell'Inter del 2010 anziché in quella del 2016, sia quelli tecnici, dato che come giocatore è stata sempre questa la principale accusa che gli è stata mossa dai tifosi nerazzurri; ovvero quella fastidiosa asincronia tra lui e i movimenti di una squadra che aveva tanto sperato nei suoi cross vincenti, ma che invece ha avuto a che fare solo con i suoi contorsionismi sul campo e quel mezzo secondo in più che appunto lo mandavano letteralmente fuori fase e che lo hanno tramutato ben presto in un autentico oggetto della discordia nell'Inter di Spalletti.
Candreva infatti nell'ultima stagione ha dimostrato di essere solo e soltanto un giocatore da soluzione improvvisa, uno di quelli che potevano regalarti una mossa vincente in situazioni inaspettate e casuali, ma mai quando si trattava invece di ragionare e giocare sul velluto, magari impostando il gioco in modo lucido e razionale, come dovrebbe essere nelle corde di una squadra di blasone come l'Inter. Candreva nel corso di queste due stagioni, ha dimostrato purtroppo dei grossi limiti per quanto riguarda la visione di gioco e soprattutto è risultato essere un'autentica nota stonata in quell'orchestra ideale che avrebbe dovuto esserci nei progetti di Spalletti, è stato il classico giocatore che ci ha messo sempre tanta volontà e abnegazione, alle quali però non è mai seguita quella qualità indispensabile per una squadra come l'Inter. Del resto, questo impietoso ritratto lo vedemmo fin troppo bene, soprattutto nell'ultima disgraziata partita contro la Svezia, valida per le qualificazioni mondiali a Russia 2018, quando negli ultimi minuti assistemmo alla sua solita grandine di cross verso l'area di rigore svedese, che però rimbalzava inesorabilmente contro il robusto parabrezza composto dai giganteschi difensori scandinavi.
Per questo motivo, l'antipatia verso Candreva ha un che di strano, perché non scaturisce da sue intemperenze caratteriali o comportamentali, ma ricorda piuttosto quella sorta di irritazione e forse anche disprezzo che scaturivano certi secchioni ai tempi della scuola,i quali pur ammazzandosi di studio non riuscivano comunque ad ottenere risultati eccellenti. Forse è stato proprio questo il suo maggiore difetto, e non a caso Candreva da questo punto di vista incarna alla perfezione il prototipo dell'ultima generazione calcistica italiana, una generazione che sembrava composta da giocatori di ottimo livello, ma che in realtà supera di poco la sufficienza, soprattutto se rapportata con il resto del panorama calcistico internazionale. Poi chissà... Magari questa sera nello spareggio mozzafiato tra Lazio e Inter valido per un pesantissimo quarto posto per la Champions, potrebbe trovare uno di quegli assoli validi a raddrizzare un giudizio storico ma soprattutto a salvare i conti di un club che merita il massimo palcoscenico continentale, ma francamente ne dubitiamo...
@Dragomironero
Si tratta di quei paradossi della vita che bisogna saper accettare con la pace nel cuore e lui lo ha saputo fare anche fin troppo bene, visto che arrivò a vestire i colori biancocelesti in modo complicato e con un ambiente che si dimostrò piuttosto ostile nei suoi confronti, rinfacciandogli proprio la sua fede calcistica, ma Candreva seppe resistere a tali negatività, ingraziandosi il destino con un atteggiamento mentale positivo, grazie al quale divenne per 4 stagioni una delle colonne portanti della Lazio. Una storia che però si chiuse in modo assai malinconico visto che proprio quando alla fine era arrivato non solo ad essere amato, ma anche ad amare quei colori, si vide clamorosamente negare una fascia di capitano alla quale avrebbe tenuto non poco. Fu proprio questo il principale motivo che lo spinse ad un addio improvviso e forse anche inaspettato, che lo portò a vestire i colori dell'Inter, una squadra alla quale era stato vicino molti anni prima, nel 2010, anno in cui decise di preferire la Juve perché nei suoi calcoli, avrebbe potuto favorirlo maggiormente visto che era in fase di ricostruzione e aveva deciso di puntare sui giovani, ma furono calcoli decisamente sbagliati.
Arrivò quindi in nerazzurro con 6 anni di ritardo, in un'Inter che sembrava nuovamente sulla rampa di lancio da tutti i punti di vista. Un enorme entusiasmo iniziale che però adesso a due stagioni di distanza non si è tradotto in risultati concreti soprattutto per quanto lo riguarda, perché Candreva con la maglia nerazzurra sembra aver sbagliato sempre i tempi, sia quelli storici, visto che forse gli sarebbe convenuto approdare nell'Inter del 2010 anziché in quella del 2016, sia quelli tecnici, dato che come giocatore è stata sempre questa la principale accusa che gli è stata mossa dai tifosi nerazzurri; ovvero quella fastidiosa asincronia tra lui e i movimenti di una squadra che aveva tanto sperato nei suoi cross vincenti, ma che invece ha avuto a che fare solo con i suoi contorsionismi sul campo e quel mezzo secondo in più che appunto lo mandavano letteralmente fuori fase e che lo hanno tramutato ben presto in un autentico oggetto della discordia nell'Inter di Spalletti.
Candreva infatti nell'ultima stagione ha dimostrato di essere solo e soltanto un giocatore da soluzione improvvisa, uno di quelli che potevano regalarti una mossa vincente in situazioni inaspettate e casuali, ma mai quando si trattava invece di ragionare e giocare sul velluto, magari impostando il gioco in modo lucido e razionale, come dovrebbe essere nelle corde di una squadra di blasone come l'Inter. Candreva nel corso di queste due stagioni, ha dimostrato purtroppo dei grossi limiti per quanto riguarda la visione di gioco e soprattutto è risultato essere un'autentica nota stonata in quell'orchestra ideale che avrebbe dovuto esserci nei progetti di Spalletti, è stato il classico giocatore che ci ha messo sempre tanta volontà e abnegazione, alle quali però non è mai seguita quella qualità indispensabile per una squadra come l'Inter. Del resto, questo impietoso ritratto lo vedemmo fin troppo bene, soprattutto nell'ultima disgraziata partita contro la Svezia, valida per le qualificazioni mondiali a Russia 2018, quando negli ultimi minuti assistemmo alla sua solita grandine di cross verso l'area di rigore svedese, che però rimbalzava inesorabilmente contro il robusto parabrezza composto dai giganteschi difensori scandinavi.
Per questo motivo, l'antipatia verso Candreva ha un che di strano, perché non scaturisce da sue intemperenze caratteriali o comportamentali, ma ricorda piuttosto quella sorta di irritazione e forse anche disprezzo che scaturivano certi secchioni ai tempi della scuola,i quali pur ammazzandosi di studio non riuscivano comunque ad ottenere risultati eccellenti. Forse è stato proprio questo il suo maggiore difetto, e non a caso Candreva da questo punto di vista incarna alla perfezione il prototipo dell'ultima generazione calcistica italiana, una generazione che sembrava composta da giocatori di ottimo livello, ma che in realtà supera di poco la sufficienza, soprattutto se rapportata con il resto del panorama calcistico internazionale. Poi chissà... Magari questa sera nello spareggio mozzafiato tra Lazio e Inter valido per un pesantissimo quarto posto per la Champions, potrebbe trovare uno di quegli assoli validi a raddrizzare un giudizio storico ma soprattutto a salvare i conti di un club che merita il massimo palcoscenico continentale, ma francamente ne dubitiamo...
@Dragomironero