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Cammarata a CM: 'Io e Del Piero divisi dalla Juve. Oggi alleno in Australia, sogno il Verona e chiedo consigli a Sarri'
Cammarata è volato dall'altra parte del mondo per lavorare e fare esperienza, ma occhio al fuso orario. Due conti et voilà: "Sentiamoci in mattinata, così qui è pomeriggio". Le dita corrono sul telefono come quando da giocatore dribblava i difensori della Serie A, oggi ha voltato pagina e racconta la nuova vita australiana.
Poco fa ha vinto la FFACup australiana, primo trofeo conquistato da allenatore. Ci racconta che emozione è stata?
"E' stata una grande emozione, perché al primo anno abbiamo vinto subito questo trofeo inaspettato che ci permette anche di qualificarci alla Champions League asiatica. Dopo due anni un po' così è una bella soddisfazione. Questo club è come se fosse la Juve o il Milan australiano, è super organizzato in tutto".
Com’è il calcio australiano?
"Pensavo fosse un po' indietro rispetto agli altri Paesi, ma ho scoperto un calcio fisico di buon livello e diversi giocatori interessanti".
Ci fa qualche nome?
"Folami per esempio: un esterno d'attacco classe '98 come anche Brimer, centrocampista avanzato. In squadra abbiamo anche ragazzi che hanno giocato da noi come Ikonomidis (ex Lazio, ndr), Brillante (ex Fiorentina, ndr) e l'italiano Margiotta".
Lei che tipo di allenatore è?
"Cerco di fare un calcio propositivo e mi piace l'aggressività nella riconquista del pallone. Quando si può provo a fare gioco e pressing alto".
Come si trova a Melbourne?
"E' una città fantastica dove si vive benissimo. C'è tutto e la gente è molto cordiale, l'unico problema è che qui il tempo cambia sempre in continuazione. Nella stessa giornata fa caldo, freddo, piove... Si dice che qui ci siano quattro stagioni in un giorno solo, ed effettivamente spesso è così".
Come va col cibo?
"Ho provato la cucina locale, ma sinceramente preferisco quella italiana. Un bel piatto di pasta vince su tutto. Qui tra l'altro è pieno di italiani, c'è un quartiere dedicato solo a noi".
In Australia gioca anche Alino Diamanti, come avete vissuto il derby italiano contro il suo Western United?
"Con Alino ci sentiamo e ci vediamo qui a Melbourne. Lui sta qui da tanti anni e nonostante l'età è ancora in forma; quando ci siamo affrontati abbiamo vinto noi, ma loro sono primi in classifica".
Dal 2017 a oggi ha allenato in Russia (Terek Groznyj), Oman (Muscat Academy), Albania (Dinamo Tirana e Apolonia Fier) e Australia. Come mai ancora mai una panchina di una prima squadra italiana?
"Sono andato via dall'Italia per scelta, mi piaceva conoscere altri posti per migliorare l'inglese. In Italia avevo proposte solo da settori giovanili e io cercavo una prima squadra. In Albania abbiamo salvato la Dinamo Tirana dalla retrocessione in C, l'anno dopo ho fatto la mia esperienza nella prima divisione con l'Apolonia Fier".
Non le piacerebbe allenare in Italia?
"Sì, anche se lì la situazione è sempre un po' strana. Per trovare una squadra devi essere amico di qualcuno, ma io non ho neanche il procuratore. Mi piacerebbe tornare ad allenare in Italia, ma per farlo devo avere la fiducia di qualcuno".
In quale panchina sogna di sedersi?
"Su quella del Verona, è la squadra alla quale sono più legato".
Parliamo del Cammarata giocatore: nei primi Anni ‘90 lei e Del Piero eravate la coppia d’attacco della Juve Primavera.
"La Juve è stata la mia adolescenza. Ho passato sette anni lì, eravamo una squadra davvero forte: si parlava di me e Del Piero perché facevamo gol, ma c'erano anche Binotto, Dal Canto, Milanetto e Del Nero. Di quel periodo ricordo soprattutto la spensieratezza che avevamo nel giocare".
Ha il rimpianto di non aver mai avuto una chance nella Juve?
"Sono contento della carriera che ho fatto, ma un po' questo rimpianto c'è. Anche perché quando avevamo finito in Primavera, io sarei dovuto rimanere a Torino e Del Piero andare al Parma, poi hanno deciso di tenere Alex. Dovevo tornare dopo il primo anno a Verona, ma mi hanno iniziato a mandare in giro in prestito e non sono più rientrato".
Nella stagione 1999-2000 con la maglia del Verona segna a Juve (due gol), Milan e Roma. Quale sceglie?
"E' stata una grande annata, con Prandelli in panchina. Verona è stata una piazza importantissima per la mia carriera. Tra quelle reti prendo quella fatta a San Siro col Milan: era un periodo nel quale facevo fatica a segnare e in quella partita mi sono sbloccato".
Alla Juve segnò la doppietta che consegnò lo scudetto alla Lazio.
"E' la legge dell'ex del calcio. Tra l'altro mia moglie è di Roma, e quando ci andiamo ancora oggi c'è qualche tifoso biancoceleste che mi ferma e mi ricorda quella partita".
A Pescara in Serie B è allenato da Maurizio Sarri: è il 2005-06, che ricordi ha di quell’esperienza?
"Bellissimi, per lui era il primo anno in Serie B. Oltre a essere un professionista è una gran persona e maniaco del lavoro. Ancora oggi sono rimasto in contatto con lui".
Gli chiede qualche consiglio su come allenare?
"Sì, soprattutto sulla fase difensiva".
Ci racconta un aneddoto legato a Sarri?
"La prima amichevole di agosto. Io ero in panchina vicino a lui, e sono rimasto sorpreso dal numero di sigarette che si è fumato. Erano tantissime".