Calori, Gubbio e quel no indigesto
«Senza dubbio anche a Gubbio». Così recitava uno striscione divenuto a suo modo celebre fra i tifosi, apparso al Rigamonti lo scorso 22 maggio, giorno di Brescia-Fiorentina, partita di congedo delle rondinelle dalla A. Gubbio inteso come termine di paragone negativo, dopo le fugaci visite a San Siro e Olimpico. Sic transit.
Domani sera, ore 20.45, si va là. E saranno in molti, all’incirca 200, che da Brescia scenderanno nella città di don Matteo per sostenere le rondinelle (alla faccia del giorno lavorativo) nella corsa ai play off, che dopo i risultati di ieri sono ora a 6 punti. I numeri dicono sarà durissima, perché in casa gli eugubini del vecchio maestro Simoni hanno tutto un altro sprint. Basta un dato: nelle ultime cinque partite al Barbetti hanno lasciato punti Padova (3), Grosseto (3), Modena (3), Bari (2) e Samp (2). Pure il Toro, a suo tempo, andò knock out, 1-0. Fu la prima di Simoni dopo l’esonero di Pecchia. E fu proprio in quei giorni che il rapporto fra Calori e Gubbio si incrinò forse per sempre: decisivo fu il «no grazie» del tecnico aretino, che raggiunse la città, vide le strutture, parlò con i dirigenti, infine declinò. Inaspettatamente, secondo quelli di Gubbio, che un po’ se la legarono al dito. «Non me la sono sentita — spiegava qualche giorno fa Calori — Nulla di personale, anzi. Città meravigliosa, squadra ambiziosa, ambiente pulito, umano. Però non è scattata la scintilla». Laggiù dicono che l’accordo saltò per via delle richieste, giudicate eccessive, fuori portata.
«Mi aspetto qualche fischio, come è normale e forse giusto che sia — le parole di Calori — Ma non è quello che mi spaventa: è un campo difficile, ci sarà pochissimo spazio, e poi loro hanno bisogno di punti». Come il Brescia, peraltro, che ora è obbligato a sognare, come affermava lo stesso presidente Gino Corioni in un’intervista rilasciata ieri al Corriere della Sera. Improbabile però un cambio di modulo, almeno in partenza, visti i mirabili risultati ottenuti con un 3-5-1-1 spiccio ma funzionale. Si va di nuovo verso l’1+1 con El Kaddouri dietro Jonathas e con Piovaccari pronto a entrare nella ripresa, al posto di un mediano. Finora Calori si è regolato così. Ci ha visto bene.
Il Gubbio è una brutta bestia. In casa gioca con un ficcante 4-3-3 e ha in Ciofani, 7 gol finora, uno dei suoi due punti di forza. L’altro, come si diceva prima, è il «Barbetti», stadio da 5300 posti che domani sera sarà sold out. Quasi 2500 gli abbonati, a testimonianza di un’atmosfera caliente, figlia di una doppia promozione che in due anni ha portato dalla C2 alla B una splendida città di 30mila anime, poco o punto intenzionate a retrocedere. Tant’è che stavolta allo stadio torna pure la banda comunale, che due anni fa costò un’insensata multa al club per presenza indebita: mille euro dalla Lega Pro per il Vincerò della Turandot durante la finale play off. Bella questa, eh?