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  • Calhanoglu, il primo Scudetto è una rivincita: dai cori di Ibra a quello dell'Inter VIDEO

    Calhanoglu, il primo Scudetto è una rivincita: dai cori di Ibra a quello dell'Inter VIDEO

    • Emanuele Tramacere
    "Calha lo sai perché, tu non segnavi mai... Ora che sei con noi, la rete gonfierai, idolo neroblù, Hakan Calhanoglu". Probabilmente bastano queste poche parole, messe in coro e cantate a squarciagola da tutto il popolo interista, per spiegare quanto sia importante per Calhanoglu la conquista di questo scudetto con l'Inter, il ventesimo della storia del club e il primo della sua storia da calciatore. Un titolo che aveva sognato, bramato, rincorso, anche rimpianto, soprattutto nell'estate del 2021 quando fu proprio la sua ex-squadra, il Milan ad alzarlo al cielo esplodendo in una festa che per lui definire vergognosa è probabilmente dire poco. Ma in questa vittoria c'è davvero tanto di Hakan Calhanoglu, una rivincita personale, frutto di una crescita da record.


    "VOGLIO VINCERE TUTTO" - Del resto l'ex-Bayer Leverkusen lo aveva detto fin dal primo giorno, quello del grande tradimento, quello in cui, nell'estate del malore di Chirstian Eriksen, decise di non rinnovare con il Milan e firmare a parametro zero con l'Inter. "Il mio sogno è vincere tutto. Voglio sollevare tanti trofei e mostrarli ai miei figli dicendo: ‘Li ho vinti con la maglia dell’Inter’" disse in una delle prime interviste ufficiali, frasi che rimasero impresse soprattutto ai suoi ex-tifosi che lo bersagliarono e bersagliano tuttora.

    ANTI-BROZO-DIPENDENZA - Da allora di titoli l'Inter ne ha vinti parecchi, ma mai quello più importante, quello da ricordare, quello sognato ed inseguito a lungo. Fino ad oggi. E lui di anno in anno è cresciuto, ha lavorato, ha modificato il suo gioco fino ad annullare la Brozovic-dipendenza (uno di quelli che forse rimpiange l'addio dato in estate per l'Arabia Saudita) che affliggeva la squadra diventando uno dei migliori interpreti del ruolo di regista che interpreta in maniera unica, più verticale e più adatta ad un'Inter tanto bella da vedere quanto costantemente pericolosa.

    LETALE E DA RECORD - E fra i pericoli portati verso le porte avversarie c'è stato spesso e volentieri anche il destro del turco arrivato a completare una stagione da record. Ha trovato infatti il record personale di marcature in una singola stagione 13 con 3 assist, e non accadeva dal 2013-14 quando era all'Amburgo, ma soprattutto ha continuato a coltivare una streak ininterrotta di rigori segnati (16 da quando è in nerazzurro in tutte le competizioni) e soprattutto è a zero errori dal dischetto da quando è in Italia e quindi anche con la maglia rossonera addosso.
     

    DA UN CORO... ALL'ALTRO - La vittoria dello scudetto per Calhanoglu vale però molto di più perché riporta a galla l'estate successiva al suo passaggio all'Inter quella in cui proprio i nerazzurri consegnarono lo scudetto nelle mani del Milan di Pioli. E quelle dichiarazioni che sapevano di tradimento si trasformarono in sfottò che andarono oltre il lecito, soprattutto sul pullman scoperto, quando fu Zlatan Ibrahimovic a stuzzicare la folla rossonera: "Mandate un messaggio ad Hakan" e altri ex-compagni che si misero a cantare il coro "Calhanoglu figlio di p...".  Fu una sofferenza, come da lui stesso ammesso, ma forse anche uno stimolo a dare sempre di più e non mollare mai. Fattori che hanno portato i tifosi nerazzurri a dedicargli un coro ad personam intonato di giornata in giornata allo stadio. Oggi Calhanoglu piò festeggiare il suo primo scudetto da protagonista assoluto in campo e fuori. Da "Idolo neroblu". 
     

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