Calenda a CM: 'Ecco come ho portato Tevez alla Juve e Marquinhos alla Roma. Juan Jesus? Niente multa dal club, anzi...'
Calenda è iniziato il mercato e già ci sono stati i primi botti. Quale la stupisce?
"Per via dei bilanci da chiudere entro il 30 giugno mi aspettavo qualcosa in questi giorni, ma effettivamente abbiamo già visto tanto. Inter e Juve subito protagoniste e anche le altre non sono rimaste a guardare. Chi va sul nome, chi sull’occasione con giocatori a parametro. Si stanno muovendo bei giocatori. Siamo partiti forte. Meno male che qualcuno diceva che non ci sarebbero state grandi operazioni".
Quale affare tra quelli conclusi o in via di definizione le piace maggiormente? "Senza fare nomi perché entrerei in un conflitto di interessi, parlo in generale: io sono dell’idea che si debbano comprare i giocatori giovani e forti, in rampa di lancio, in grado di fare subito la differenza e che possano garantire anche un buon investimento in ottica futura. Per questo diventa ancora più fondamentale un concetto che per me sta alla base di tutto e su cui ho lavorato tantissimo negli anni: lo scouting. Chi prima arriva, conquista subito un vantaggio che puó essere determinante. Il giocatore va visto e corteggiato prima degli altri, così si vince anche la concorrenza dei club più grandi, come accadde con Gerson quando la Roma arrivò prima del Barcellona".
Anche con Marquinhos fu così?
"Quello fu davvero un affare mai visto. Certo per la qualità di Marcos ma non solo. Lo proposi in Italia che praticamente era uno sconosciuto. In tanti storcevano il naso. Non Sabatini. Lui si fidó e mi diede carta bianca per chiudere, ma carta bianca nel vero senso della parola".
In che senso?
"Le racconto questo aneddoto. Torniamo indietro nel tempo: siamo nel 2012, primavera. Sono in Brasile e sto portando a termine l’operazione. Una trattativa cominciata mesi e mesi prima (Marquinhos arrivó a Roma nell’estate 2012 ndr). Alla Roma c’è ancora Luis Enrique. Tutto è già stato impostato: 4,5 milioni di euro per il trasferimento definitivo di Marquinhos dal Corinthians alla Roma. Tutto praticamente chiuso. Sabatini è molto convinto da grande segugio di talenti qual è. Poco prima di chiudere peró nasce un problema. Sono lì a San Paolo con il ragazzo e la sua famiglia quando mi chiamano da Roma. “Roberto ci sono delle difficoltà, non possiamo comprarlo, devi prenderlo in prestito”. In quel momento mi si gela il sangue. Come in prestito?! Avevamo convinto tutti sulla base dell’acquisto definitivo. Eravamo riusciti a vincere la concorrenza di altri grandi club come Chelsea, Juve e Benfica basando la strategia sulla determinazione della Roma che voleva assolutamente comprare il giocatore. Ora devo dire loro che le cose sono cambiate mettendo tutto a rischio, perché avrebbero potuto prenderla male e ritirare tutto. Sia il Corinhians che il ragazzo. Non sapevo come dirglielo ma a un certo punto mi viene un’idea. Chiamo Walter Sabatini e gli propongo di fare una cosa. Lui si fida e concorda. Insieme scriviamo un foglio, ecco perchè dicevo carta bianca, in cui Walter Sabatini, non la Roma, si impegna in prima persona a prendere il giocatore in prestito con l’obbligo di riscatto, promettendo quindi di pagarlo l’anno successivo. Una lettera romantica. Che per loro aveva grande significato. In pratica quello che era un prestito con diritto stava diventando un prestito con diritto ma con un foglio allegato, senza alcun valore legale ovviamente, in cui Sabatini prometteva l’obbligo, ovvero l’acquisto dopo 12 mesi. Una trovata che ci permette di calmare subito i brasiliani e il giocatore, e di concludere un’operazione senza di fatto averne la possibilità. Qualche mese dopo il Psg compró il giocatore per 34 milioni e la Roma ancora prima di spendere i 4,5 per riscattarlo aveva già incassato 34. Tutto merito di quel foglio inventato".
È possibile rifare una cosa del genere oggi?
"Non penso. Sono cambiati i tempi e anche le operazioni. Come dicevamo prima lo scouting e l’occhio diventano fondamentali. Trovare un Marquinhos è già difficile di per sè, ora lo è diventato ancora di più perchè si deve arrivare molto prima degli altri. Nonostante questo qualche idea nuova ce l’ho. Perchè questo è un mercato pazzo e bisogna usare anche la fantasia".
Su Tevez invece che cosa successe per superare la concorrenza del Milan?
"Mi ricordo la faccia dei dirigenti della Juventus nel chiedermi spiegazioni. Stavamo parlando da mesi. Mancava pochissimo per chiudere e portare Carlito a Torino. All’ultimo momento peró Il Milan, con una trovata, organizza un incontro con uno dei rappresentati del giocatore all’hotel Principe di Savoia di Milano. Non con Adrian Ruocco il procuratore argentino di Tevez che è colui che decide e con cui eravamo in contatto, ma con degli intermediari che avevano collaborato ad alcuni trasferimenti passati. In tv non si parlava di altro: sorpasso Milan sulla Juve. Allora cominció a salire nei bianconeri la paura della beffa. E mi chiedevano lumi. Io peró ero tranquillo, avevo dalla mia Carlito e la sua parola. Per cui organizzai subito un incontro in un ufficio segreto a due passi dal Principe di Savoia. Ci sedemmo intorno al tavolo, io e i dirigenti della Juve. Il loro cuore andava a mille, mi chiedevano rassicurazioni. Allora ecco la mossa. Telefono in viva voce, faccio il numero argentino per parlare con Adrian e con Tevez: “Ciao Carlito come va, tutto bene? Puoi per favore dire alla Juve quel che ci siamo detti io e te?” E lui: “Certo, state tranquilli vengo da voi”.
In questo mercato incerto, come convivono trattative e partite. Affari durante la stagione. Tutto più difficile?
"Questo è un altro punto molto complicato. Di fatto il mercato non chiude mai e bisogna convivere con i campionati e le coppe. Per i dirigenti penso sia una difficoltà estrema e ora si vedranno ancora di più quelli preparati che stavano lavorando già da tempo. Chi invece si riduce sempre all’ultimo dovrà fare uno sforzo incredibile per preparare la prossima stagione".
Chiudiamo parlando di un suo assistito Juan Jesus. Alla fine lo hanno multato dopo le polemiche social con un tifoso?
"Nessuna multa e anzi il club è stato vicino al giocatore rendendosi conto di avere in qualche modo trascurato Juan. Anche perchè normalmente sui temi importanti la Roma e Juan sono sempre andati molto d’accordo. Insieme hanno portato avanti lotte importanti come quella al razzismo. E insieme adesso hanno affrontato anche quest’ultima posizione. La Roma ha capito la sensibilità di Juan e lui, dopo qualche frase male interpretata da alcuni, è andato di persona a casa del tifoso con cui aveva battibeccato per regalargli la maglia della Roma autografata da tutti i giocatori. Lui ha molto rispetto della Roma e del valore dei soldi. Ha espresso un concetto condivisibile in maniera forse sbrigativa e nel posto sbagliato: voleva dire che in un bilancio complesso di una grande azienda il contratto di un singolo lavoratore non puó essere sventolato come l’origine di tutti i problemi economici. Addossargli anche quella colpa mi sembra esagerato".
In campo peró quest’anno non ha giocato molto?
"È vero. Non è stata una stagione positiva. Dopo 4 anni all’Inter e 4 alla Roma e dopo aver partecipato da protagonista alla partita forse più bella della storia recente della Roma (contro il Barcellona ndr) ci aspettavamo una considerazione diversa. Dopo un precampionato perfetto, anche Juan ha sbagliato nella prima di campionato contro il Genoa. Come altri. Lo riconosco. Ma da quel giorno non ha più giocato titolare. A eccezione di adesso dove sta recuperando da un piccolo problema muscolare, è sempre stato a disposizione senza mai essere chiamato in causa. Che avrà fatto mai?! Mi sembra sinceramente esagerato volerlo escludere per forza sempre. Anche altri hanno commesso errori eppure hanno avuto chance per rimediare. Lui no. Neanche in Coppa Italia Fonseca lo ha messo in campo. Molto strano".