Calcioscommesse:| Gegic non riconosce Mister X
Lo zingaro Almir Gegic fa melina davanti al procuratore di Cremona Roberto Di Martino che lo interroga per l'intera giornata, ammette cio' che non puo' non ammettere e rimane guardingo su altre circostanze. Gli inquirenti cremonesi sarebbero pero' a buon punto per identificare con certezza quel Mister X che, secondo il racconto dello 'zingaro', dirigeva il traffico delle scommesse illegali, anche per partite di serie A, dall'hotel Una Tocq di Milano. Gegic, che ne aveva parlato in un'intervista, non l'ha riconosciuto tra le persone che gli sono state mostrate oggi in fotografia, ma gli investigatori hanno ben presente il suo nome e il suo volto. Sarebbe un personaggio in contatto con dirigenti, allenatori e calciatori. Oggi Gegic, sentito per oltre otto ore, in sostanza avrebbe descritto una sorta di perimetro in cui colloca determinati giocatori, salvando invece apparentemente altri: conferma i nomi dei fratelli Cossato e quelli di Rickler, Antonio Bellavista, del portiere Mario Cossano, Pellicori, Joelson, quando il brasiliano era al Grosseto, Filippo Carobbio. Gegic conferma in parte anche il racconto del pentito dell'inchiesta, Carlo Gervasoni, ma si trincera dietro il 'grande capo degli zingari', Hristhian Ilievski, il macedone ancora latitante. Racconta di essere si' uno scommettitore in Austria e in altri Paesi e di aver appreso dall'ex portiere del Bellinzona Matteo Gritti, della possibilita' di comperare partite in Italia (''perche' in Italia le partite si vendono da vent'anni''). All'inizio si avvale della collaborazione di altri tre slavi coinvolti nell'inchiesta. Poi l'affare comincia a essere fuori della sua portata (''l'attivita' si e'ampliata quando Gervasoni e' passato prima alla Cremonese poi al Piacenza e Carobbio al Siena'') e si rivolge a Ilievski, suo amico d'infanzia e con molti soldi, considerato che aveva un'agenzia di security con 200 uomini. Una precisazione Gegic ha voluto farla: ''I prezzi, cioe' i compensi per ottenere i risultati, erano essenzialmente stabiliti dai giocatori Gervasoni e Carobbio, in base agli accordi che prendevano con altri colleghi. Inoltre, ne' io ne' altri abbiamo obbligato o minacciato nessuno per preparare le partite. Erano semplicemente accordi in senso proprio''. E aggiunge: ''In molte occasioni i giocatori sapevano gia' come sarebbe finita la partita''. Domani il secondo round per Gegic di fronte agli investigatori.