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Calcioscommesse: altri 30 indagati, ci sono Re Artù Di Napoli e Grassadonia
Inchiesta – conclusa dopo mesi di perquisizioni e sequestri – di cui gli inquirenti gli hanno assegnato la titolarità, chiamandola proprio «Re Artù»: professionisti, scommettitori seriali, ex giocatori e allenatori, ma anche atleti e tecnici in attività. Coinvolti, a vario titolo, in vicende per cui il sostituto procuratore di Messina Francesco Massara ipotizza i gravissimi reati di associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva e truffa. L’ennesimo avvincente capitolo del lato sporco del nostro calcio, da mesi anche sul tavolo del Procuratore federale Giuseppe Pecoraro, che aspetta di ricevere gli ultimi atti dalla Procura messinese prima di spiccare i numerosi deferimenti.
Quattro partite in odore di combine, tutte disputate dall’Acr Messina (oggi fallito) nel girone C della Lega Pro 2015-16: il k.o. per 4-1 con la Casertana del 21 dicembre 2015, il 3-0 sul Martina del 9 gennaio successivo, il 5-0 subito dal Benevento il 16 gennaio, il rocambolesco 2-2 con la Paganese del 14 febbraio. Partite su cui vennero registrati flussi anomali di scommesse, segnalati alla task force dei Monopoli: è proprio da qui che nasce l’inchiesta della Procura messinese e, nei prossimi giorni, quella della Procura federale. Un’altra piccola valanga che non cambierà il destino di Arturo Di Napoli, già abbondantemente segnato, ma rischia di travolgere almeno altri quattro nomi eccellenti, anch’essi indagati e prossimi al rinvio a giudizio: l’ex vice presidente dell’Acr Messina Pietro Gugliotta, gli allenatori Gianluca Grassadonia e Raffaele Di Napoli, oggi rispettivamente alla guida di Pro Vercelli e Akragas, e poi il centrocampista Carmine Giorgione, attualmente in forza all’Albinoleffe.