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Calciopoli, Moggi a Rizzoli: 'Macché danno, lui ha tratto vantaggi. Mi pento di non aver chiuso Copelli nello spogliatoio'
Una lettera firmata Luciano Moggi, indirizzata soprattutto a Nicola Rizzoli. Il designatore degli arbitri di Serie A e B, infatti, in un'intervista al Corriere dello Sport aveva dichiarato: "Calciopoli ci ha fatto molto male, rimettersi in piedi è stata durissima. Ricostruire un rapporto di fiducia con la gente, convincere gli appassionati che si era fatta pulizia, questi erano gli imperativi immediati. A me diede una mano a scalare le graduatorie grazie al coinvolgimento di alcuni colleghi ma qualche scoria ce la portiamo ancora addosso, ingiustamente"
Ora, tramite Libero, l'ex dirigente della Juve ribatte: "Lasciatemi dare alcune risposte agli avvenimenti di questa settimana, anche perché ormai non esiste più il patema di sapere chi vincerà lo scudetto. Doverosa una risposta a Rizzoli, l’attuale designatore di Serie A e B, il quale dice che «Calciopoli ha fatto molto male alla sua categoria». Avrebbe indubbiamente ragione se qualche suo collega di quel tempo fosse stato condannato per aver aiutato la Juve.
Considerando però che tutta la categoria arbitrale passò indenne attraverso due processi, uno ordinario e uno sportivo, non è dato sapere di quale danno stia parlando il designatore. Lui è stato anzi uno di quelli che ne ha tratto vantaggio perché la sua carriera è stata accelerata a scapito di colleghi prima indagati e poi assolti per non aver commesso il fatto. E di questo deve ringraziare soprattutto l’ex magistrato Palamara, al quale faceva comodo il calcio per farsi conoscere e dare la scalata ad una carriera che lo portò in breve a posti di comando importanti, usando, senza vergogna, la notorietà che sa dare questo sport per calpestare le persone che invece lavoravano per abbellirne l’immagine (Mondiale a Berlino 2006).
Ce lo raccontano le intercettazioni fatte su di lui, ce lo dice la sentenza del processo sportivo: “campionato regolare, nessuna partita alterata”. Parlando poi della pulizia fatta nell’ambiente, Rizzoli dimentica che, per molto tempo, proprio in quell’ambiente ha trovato collocazione Cristiano Copelli, prima da assistente e, dopo le dismissioni, addirittura da designatore degli assistenti di B. È l’uomo che le cronache recenti ci raccontano aver truffato lo Stato per milioni con il “Gratta e Vinci“, colui che, in piena attività arbitrale, andava dicendo a Mantova (dove abitava) che, fino a quando avesse arbitrato lui, la Juventus avrebbe faticato a vincere. È infatti quello che non sbandierò un rigore netto e fece annullare un gol valido alla Juve a Reggio Calabria. È colui che qualche mese dopo, a Torino contro l’Inter, annullò un gol valido di Trezeguet e fece perdere la Supercoppa ai bianconeri. La leggenda di Calciopoli racconta che, chi vi scrive, lo rinchiuse nello spogliatoio di Reggio Calabria assieme all’arbitro. Notizia smentita prontamente dal Tribunale di Reggio Calabria.
Però, alla luce di quanto emerso sul suo conto, mi pento di non averlo chiuso veramente perché gli avrei almeno impedito di frodare lo Stato per tanti milioni. Durante la sua attività è stato fermato dall’Aia per tre mesi perché sorpreso a parlare al telefono con Meani, dirigente del Milan. Collina invece, per gli stessi motivi, non è mai stato fermato, anche se passava addirittura le giornate al telefono con Meani (famosa la chiamata: «a mezzanotte entrando dal retro del tuo ristorante...» etc) e Carraro non è mai stato fermato quando diceva al designatore di aiutare Fiorentina e Lazio perché impelagate nella lotta per la retrocessione («sarebbe un danno per il calcio se dovessero retrocedere»). Siccome domandare è lecito e rispondere è cortesia, sarebbe interessante sapere cosa ne pensa Rizzoli di queste cose accadute ai suoi tempi, ancor prima di parlare di pulizia, peraltro mai avvenuta visto che tutti rimasero ben saldi ai loro posti".
Ora, tramite Libero, l'ex dirigente della Juve ribatte: "Lasciatemi dare alcune risposte agli avvenimenti di questa settimana, anche perché ormai non esiste più il patema di sapere chi vincerà lo scudetto. Doverosa una risposta a Rizzoli, l’attuale designatore di Serie A e B, il quale dice che «Calciopoli ha fatto molto male alla sua categoria». Avrebbe indubbiamente ragione se qualche suo collega di quel tempo fosse stato condannato per aver aiutato la Juve.
Considerando però che tutta la categoria arbitrale passò indenne attraverso due processi, uno ordinario e uno sportivo, non è dato sapere di quale danno stia parlando il designatore. Lui è stato anzi uno di quelli che ne ha tratto vantaggio perché la sua carriera è stata accelerata a scapito di colleghi prima indagati e poi assolti per non aver commesso il fatto. E di questo deve ringraziare soprattutto l’ex magistrato Palamara, al quale faceva comodo il calcio per farsi conoscere e dare la scalata ad una carriera che lo portò in breve a posti di comando importanti, usando, senza vergogna, la notorietà che sa dare questo sport per calpestare le persone che invece lavoravano per abbellirne l’immagine (Mondiale a Berlino 2006).
Ce lo raccontano le intercettazioni fatte su di lui, ce lo dice la sentenza del processo sportivo: “campionato regolare, nessuna partita alterata”. Parlando poi della pulizia fatta nell’ambiente, Rizzoli dimentica che, per molto tempo, proprio in quell’ambiente ha trovato collocazione Cristiano Copelli, prima da assistente e, dopo le dismissioni, addirittura da designatore degli assistenti di B. È l’uomo che le cronache recenti ci raccontano aver truffato lo Stato per milioni con il “Gratta e Vinci“, colui che, in piena attività arbitrale, andava dicendo a Mantova (dove abitava) che, fino a quando avesse arbitrato lui, la Juventus avrebbe faticato a vincere. È infatti quello che non sbandierò un rigore netto e fece annullare un gol valido alla Juve a Reggio Calabria. È colui che qualche mese dopo, a Torino contro l’Inter, annullò un gol valido di Trezeguet e fece perdere la Supercoppa ai bianconeri. La leggenda di Calciopoli racconta che, chi vi scrive, lo rinchiuse nello spogliatoio di Reggio Calabria assieme all’arbitro. Notizia smentita prontamente dal Tribunale di Reggio Calabria.
Però, alla luce di quanto emerso sul suo conto, mi pento di non averlo chiuso veramente perché gli avrei almeno impedito di frodare lo Stato per tanti milioni. Durante la sua attività è stato fermato dall’Aia per tre mesi perché sorpreso a parlare al telefono con Meani, dirigente del Milan. Collina invece, per gli stessi motivi, non è mai stato fermato, anche se passava addirittura le giornate al telefono con Meani (famosa la chiamata: «a mezzanotte entrando dal retro del tuo ristorante...» etc) e Carraro non è mai stato fermato quando diceva al designatore di aiutare Fiorentina e Lazio perché impelagate nella lotta per la retrocessione («sarebbe un danno per il calcio se dovessero retrocedere»). Siccome domandare è lecito e rispondere è cortesia, sarebbe interessante sapere cosa ne pensa Rizzoli di queste cose accadute ai suoi tempi, ancor prima di parlare di pulizia, peraltro mai avvenuta visto che tutti rimasero ben saldi ai loro posti".