Calciopoli, Meani: 'Mi sono sacrificato per il Milan, le telefonate con Collina...'
SULLE CONSEGUENZE - "Premetto. Il Milan non ha mai fatto nulla e mai voluto nè condizionare un risultato nè tantomeno avere vantaggi da tradursi in punti sul campionato. So cosa ho passato personalmente, cosa ha passato la mia famiglia in quella situazione. Poi bisogna tornare a quegli anni quando c'era stile rivoluzione francese la ghigliottina, perchè qui a casa mia, nel mio ristorante ad esempio i due ingressi di accesso erano assediati da giornalisti, l'interno presidiato dalla polizia. Ero persona a rischio di incolumita' fisica, ho ricevuto anche minacce".
SULLA CHAMPIONS DEL 2007 - "Se sento anche le mie mani su quel trofeo? Mani no, però alla fine dico, mi sono sacrificato tanto e qualcosa è arrivato. Però sento molto di più le coppe precedenti".
SUL SISTEMA MILAN - "Non esisteva e non lo dico io ma le carte processuali. Se io fossi stato influente il Milan avrebbe vinto quattro campionati di fila, situazione mai accaduta. Collina? Un rapporto amicale. L’unica cosa che dico è che se non conosci il background alla telefonata è chiaro che ascolti la telefonata fine a se stessa e trai delle conclusioni. Le intercettazioni? Chiacchiere che si facevano all’interno di rapporti amicali che nascevano anni prima grazie al mio passato da arbitro".
SULLE CENE CON COLLINA - "Per chiudere poi la questione sulla vicenda delle famose cene, carbonare e quant'altro, vi dico che è tutto falso. Collina mi racconta che la Federazione aveva intenzione di farlo diventare designatore l'anno successivo e mi sembra che lui dovesse rinunciare ad un anno da arbitro. Siccome noi in società avevamo una situazione particolare dove il nostro Amministratore Delegato era anche Presidente della Lega Calcio, lui mi spiega che prima di decidere avrebbe voluto sentire il parere del Presidente della Lega stesso. Però Collina mi aggiunge che se fosse andato in Lega, essendo arbitro in attività, chissà quali dubbi avrebbe potuto far sorgere tra gli addetti ai lavori. Allora gli ho detto che poteva venire qui a Lodi da me al ristorante al termine della giornata lavorativa fare l'ncontro, ma da parte mia senza secondi fini. Dopo 4/5 giorni mi dice, che ci aveva ripensato e che avrebbe continuato ad arbitrare. La famosa cena non c'è mai stata. Punto".