Calciopoli? Juve presa per i fondelli da 17 anni, ora la svolta: Moggi e Giraudo giocano il jolly
Finora sul tema Calciopoli ha sentenziato solo un tribunale, quello federale, ovviamente alla sua maniera e coi suoi metodi discutibili e contraddittori. Dopo quella volta nessun altro organo giurisdizionale a cui ha presentato ricorso la Juventus ha voluto esprimersi sul merito, tirando sempre fuori la solita motivazione: incompetenza. Perché sulle questioni calcistiche vige l’autonomia della giustizia sportiva, la quale ha la totale libertà di decidere ciò che vuole e nessuno può permettersi di contraddirla. Un’autonomia esercitata alla pari di una tirannia, e su cui nessun giudice ha mai nulla da obiettare. O meglio, se ne può discutere in privato con magistrati, giuristi e avvocati, e quasi sempre tutti condividono l’opinione che il potere sportivo sia esagerato, esercitato male e vada riformato, ma appena ad alcuni di loro arriva sul tavolo il ricorso di un club se ne lavano le mani: non assumono nessuna decisione e rispediscono tutto al mittente, con appunto la scusa dell’incompetenza in materia.
Come se fosse così difficile per un giudice esprimere un parere avendo a disposizione tutti gli elementi per poterlo fare. Anzi, addirittura più di quelli sui quali nel 2006 si espresse la FIGC. Ciò nonostante preferiscono non interferire, o semplicemente non hanno voglia di farlo, per ragioni politiche o perché pure loro tifano, e spesso non è la Juventus. Che detestano. In Federazione, così come al CONI ma anche in tante Procure della Repubblica, come ampiamente dimostrato di recente durante il caso Prisma, attraverso esplicite dichiarazioni in qualche convegno o con dei post terrificanti sui social.
Non ci credete? Fatevi un giro, per esempio, al Tribunale di Napoli e troverete qualche sezione interamente tappezzata con bandiere e sciarpe azzurre. Normale ? No, però viene permesso e spacciato come folklore locale. E stiamo parlando di una Procura, mica del bar del tribunale.
Quindi, che anche il Consiglio di Stato abbia deciso di non accogliere il ricorso presentato dalla Juventus non stupisce affatto perché in linea con le decisioni pilatesche prese finora da tutti gli altri tribunali, semmai avrebbe stupito il contrario.
“La controversia – hanno scritto i giudici – è chiaramente incentrata su questioni sottratte alla giurisdizione statale e riservato agli organi di giustizia sportiva”. Gli stessi che, nel 2011, seppur in presenza di importanti novità elencate nella relazione dell’ex procuratore federale Palazzi (quindi, uno di loro), si rifiutarono con la CAF (la stessa corte che condannò la Juve) di riaprire il processo sportivo su Calciopoli, ritenendosi anch’essi incompetenti a decidere sulla revoca all’Inter di quel discusso scudetto. Sembra una barzelletta, ma non lo è. Più prosaicamente, trattasi di presa per i fondelli, alla quale in questi ultimi 17 anni hanno contribuito tutti gli organi giuridici di ogni ordine e grado presso i quali la Juventus ha provato ad ottenere giustizia. L’ultimo della serie è stato appunto il Consiglio di Stato.
Resta ancora la carta europea, e quella se la stanno giocando Moggi e Giraudo insieme all’esperto avvocato Dupont, uno che dal caso Bosman non ha mai perso un colpo. La Corte Europea ha già deciso di ammettere i loro ricorsi, ed è già un passo avanti. Chissà se sarà lei a riaprire il caso e magari – permettetemelo, perché mi esce dal cuore – di sputtanare finalmente tutti gli struzzi della giustizia ordinaria e l’abominevole e tirannica giustizia sportiva.