Calcio malato
Si parte o non si parte? La lettera di protesta firmata dai venti capitani di serie A ha riaperto l'infinita querelle sul contratto collettivo dei calciatori e scosso le vacanze dei tifosi italiani, invero poco interessati alle vicende. Ma davvero si sciopera? Veramente la prima giornata di serie A, programmata per il 27-28 agosto, sarà posticipata? In pochi ci credono, anche perché tra minacce vere e presunte soltanto una volta nella storia (marzo '96) i fenomeni del pallone si sono rifiutati di scendere in campo.
«La situazione è delicata - ha osservato Cesare Prandelli - ma tutte le parti vogliono trovare un accordo. Con il buon senso e il dialogo una soluzione sarà trovata». Secondo il commissario tecnico dell'Italia, al lavoro per preparare l'amichevole con la Spagna, lo sciopero è dunque lontano. Neanche ieri, del resto, il conflitto tra Assocalciatori (Aic) e Lega ha accennato a placarsi, nonostante al mattino il presidente dei club Maurizio Beretta abbia incontrato il numero uno della Federcalcio Giancarlo Abete. «Possiamo firmare il nuovo contratto in qualsiasi momento - ha spiegato Beretta - e già il 19 agosto ne discuteremo in assemblea (inizialmente il dibattito era previsto per l'1 settembre, ndr). Ma lo sciopero non ha senso. L'Aic dice: "O firmate il testo da noi sottoscritto oppure non si gioca": questo non è giusto né corretto. Sediamoci attorno al tavolo e confrontiamoci in modo sereno».
Il testo sottoscritto dall'Aic, del resto, è il frutto di un lungo processo di mediazione cominciato la scorsa estate (il vecchio contratto è scaduto il 30 giugno 2010) e terminato a dicembre, quando Lega e Sindacato trovarono l'accordo su sei delle otto richieste avanzate dai club: un punto (il trasferimento coatto dei giocatori) venne stralciato, mentre la questione dei fuori rosa e degli allenamenti differenziati fu rimessa nelle mani del «conciliatore» Abete. E poi cosa è successo? «Condividiamo il 90 per cento del testo firmato dall'Aic - ha osservato Beretta - ma bisogna affrontare per bene il problema degli allenamenti differenziati. Ci sono modifiche da apportare al testo, molte squadre hanno rose numerose, il tecnico deve avere la possibilità di organizzare il lavoro dei calciatori». «Stupisce ascoltare certe parole - ha ribattuto il presidente dell'Aic Damiano Tommasi - da chi aveva firmato l'accordo lo scorso dicembre. L'articolo 7 dell'intesa parla chiaro: è diritto di ogni giocatore allenarsi con la prima squadra. Una norma fondamentale per evitare le discriminazioni avvenute in alcuni club».
Il riferimento, non è un mistero, è alla Lazio di Lotito. «Bisogna finirla con la demagogia - ha aggiunto Tommasi - sembra che i calciatori non abbiano il diritto di parlare perché guadagnano tanto. Per firmare il contratto c'è tempo: molti presidenti hanno posizioni concilianti sui fuori rosa, sono ottimista». A sentire Zamparini e Preziosi, però, la Lega promette una nuova battaglia.