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    Calcio e Covid: il prezzo altissimo pagato da Primavera e femminile. Non è 'l'ultimo dei problemi'...

    Calcio e Covid: il prezzo altissimo pagato da Primavera e femminile. Non è 'l'ultimo dei problemi'...

    • Filippo Barone
    La pandemia da coronavirus che tanti settori sta rovinando, dal turismo (-93%) alla ristorazione (-64,2%), dall’arte (-97%) al commercio (-43,9%)*, passando per i trasporti aerei e il settore alberghiero (dati ISTAT), non ha risparmiato nemmeno il mondo del calcio.

    Pur essendo una delle principali attività del paese e contribuendo in maniera importante all’economia dello stesso, la crisi nel calcio italiano rischia di avere conseguenze molto gravi nello sport in Italia. È di 4,7 miliardi di euro il fatturato diretto generato dal calcio italiano che corrisponde al 12% del Pil del football mondiale. Questo è quanto emerge dal Bilancio integrato 2018 della FIGC. Vi è da dire che di quei 4,7 miliardi che esso genera, 1,2 va al fisco.Eppure non si può non far notare che si sta parlando di un settore che incide per più del 3% sul prodotto interno lordo italiano. 

    NO, NON E’ “L’ULTIMO DEI PROBLEMI” - Giusto per parlare di dati certi, la Federcalcio stima che vi siano, ad oggi, 833.000 giovani, ragazzi e ragazze, a praticare il calcio come disciplina sportiva. Un importante lavoro è stato svolto anche nel calcio femminile, grazie soprattutto ad un progetto di educazione scolastica che ha coinvolto più di tremila studenti. Basti pensare che solo negli ultimi 10 anni le tesserate per la FIGC sono cresciute di quasi il 40%, un successo enorme che ha avuto poi nel mondiale femminile un grande seguito di pubblico.

    Sempre secondo i dati ufficiali della FIGC, il numero di tesserati nel calcio, tra giocatori, allenatori, arbitri, dirigenti è di 1.355.993.

    La stragrande maggioranza delle società dilettantistiche vive grazie alle sovvenzioni dello Stato ma soprattutto grazie alle affiliazioni con club importanti, fungendo da palestra nella scoperta e nella crescita di giovani calciatori che, se meritevoli, vengono poi segnalati ai club. Un esempio? Sandro Tonali. Cresciuto calcisticamente nel LombardiaUno, società della provincia di Milano da sempre affiliata a Milan e Brescia. 

    Con il blocco delle attività sportive dilettantistiche, in conformità all’ultimo DPCM, il lavoro delle scuole calcio,  e di tutti gli altri sport, già martoriati dal primo lockdown, ha subìto un altro brusco stop. Ne consegue che se il calcio intasca meno versa meno e questo, inevitabilmente, fa scaturire un cortocircuito in cui anche lo Stato deve fare salti mortali per sostenere i settori giovanili.

    SE NON INCASSANO I GRANDI CLUB… - Anche e soprattutto il calcio femminile sta pagando un prezzo altissimo; il presupposto, che tale dovrebbe essere ma che in Italia invece manca, è il professionismo. Si tarda ancora e colpevolmente sull’introduzione di tale categoria per quanto concerne le nostre calciatrici (si partirà forse dalla stagione 2022-23). Questo fa sì che molte di loro debbano svolgere anche un altro lavoro per potersi mantenere. Siamo, come spesso capita, anche uno degli ultimi Paesi ad introdurre la parità salariale tra uomini e donne nel mondo del lavoro. Di conseguenza, tutte quelle calciatrici che non hanno la fortuna di giocare in grandi club, faticano a mantenersi soltanto con lo sport a meno che non arrivi una società importante dall’estero ad offrire loro un importante contratto professionistico, come accaduto la scorsa estate ad una delle migliori calciatrici italiane come Alia Guagni, capitano della Fiorentina trasferitasi all’Atletico Madrid.

    Se sono in enorme difficoltà le squadre primavera dei club di Serie A, figuriamoci tutte quelle piccole società che respirano quasi esclusivamente grazie a loro e ai contributi della FIGC.

    Le Primavere, così come le società femminili, sono un patrimonio da tutelare per diverse ragioni: innanzitutto perché rappresentano un investimento per il futuro, determinante per la crescita sportiva del calcio in generale. Successivamente perché il naturale ricambio generazionale rischierebbe di avere un pericoloso rallentamento e tutti i progressi fatti in questi ultimi quattro anni, sia a livello giovanile, con tanti talenti delle primavere esplosi, che a livello femminile grazie ad un ottimo mondiale delle nostre azzurre, sarebbero vanificati.  Urge al più presto un provvedimento per far sì che il calcio giovanile, maschile e femminile, possa vivere senza subire ulteriori danni. La superficialità con cui tanti esponenti di spicco del governo e delle istituzioni si sono espressi in merito al calcio è una vergogna ed una mancanza di rispetto anzitutto verso queste categorie non protette, incolpevoli vittime di tanti luoghi comuni. La salute pubblica è la priorità ma andrebbe tenuto sempre presente quanto sia fondamentale preservare la crescita dei nostri giovani calciatori e calciatrici, il cui talento è un patrimonio di cui non dovremmo mai privarci per il futuro.

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