Calabria deraglia, il blocco francese fa anche peggio: Milan tradito dai senatori
Maignan, Calabria, Theo Hernandez e Giroud. Parte della colonna vertebrale di ciò che resta di un Milan spolpato, quasi azzerato nelle sue fondamenta, quando siamo soltanto alla fine di novembre, a causa della solita catena di infortuni. Se in tante, tantissime, occasioni sono stati proprio i senatori la chiave dei molti grandi risultati conseguiti nell’ultimo triennio sotto la guida di Stefano Pioli - un secondo posto in campionato ed il conseguente ritorno in Champions League, la conquista di uno scudetto atteso 11 anni e una semifinale europea che mancava addirittura da 16 - nella tremenda notte di San Siro contro il Borussia Dortmund sono stati proprio loro i primi a “tradire” la causa, condannando il Diavolo ad un una sconfitta che infrange quasi del tutto le speranze di qualificarsi agli ottavi di finale.
IMPERDONABILE - La debacle del “Meazza” inizia a materializzarsi quando Olivier Giroud, l’uomo dei gol che contano, l’uomo delle notti di gala, fallisce il suo secondo rigore a fronte di 10 realizzazioni, ancora in Champions League come a Napoli nell’aprile scorso, ma questa volta non c’è possibilità di redenzione. Sette mesi fa il francese si rifece mandando definitivamente in frantumi il sogno della squadra di Spalletti di centrare le semifinali, questa sera invece, dopo essersi fatto ipnotizzare da Kobel, disputa una delle peggiori (se non la peggiore) prestazioni in rossonero, sbagliando tutto lo sbagliabile. Con l’aggravante di essere arrivato all’appuntamento che valeva mezza stagione più fresco di tutti gli altri, considerando che con la Fiorentina non aveva giocato per scontare la prima delle due giornate di squalifica per la folle espulsione di Lecce e che pure Deschamps lo aveva centellinato nell’ultima sosta per le nazionali.
L'ALTRA FACCIA DI MAIGNAN - Per un pezzo di Francia che affonda, ce n’è un altro, più volte tremendamente determinante per restare in piedi anche nei momenti più complicati, che è il vero simbolo del tracollo. Sono passati appena tre giorni dalla parata incredibile, di faccia, su Mandragora della Fiorentina (nonostante un’influenza molto debilitante contratta nei giorni precedenti), cancellata dalla gravissima incertezza sul destro di Adeyemi che manda definitivamente in archivio il match contro il Borussia Dortmund, preceduta a sua volta da un tentativo di parata non estremamente reattivo sulla conclusione indirizzata sul primo palo di Bynoe-Gittens. In Italia come in Europa Maignan è stato spesso e volentieri il classico portiere che ha portato parecchi punti alla causa, ma è proprio nelle giornate come queste che anche i pilastri vengono meno e, quando a crollare è l’intera squadra, nemmeno le individualità migliori riescono a salvarsi.
DOV'E' FINITO THEO? - A completare il tracollo tutto transalpino ci pensa Theo Hernandez, sempre più la copia sbiadita del terzino che fu, almeno coi colori del Milan addosso. Perché con la sua nazionale la sensazione è di un giocatore diverso: per posizione in campo, per interpretazione tattica del ruolo, ma anche per condizione atletica e mentale. Con la Fiorentina si era preso e aveva trasformato il rigore da tre punti, mentre contro il Dortmund è ripiombato in una prova anonima, inconsistente sia dal punto di vista difensivo che offensivo. Se contro il PSG aveva mostrato la migliore versione di sé, quella abituale, questa volta nemmeno il palcoscenico della Champions lo ha risollevato dalla mediocrità. E chissà che dietro la trattativa serrata per portare a Milano un altro esterno mancino come lo spagnolo Juan Miranda non si nasconda qualcosa più grande del desiderio di avere un ricambio all’altezza.
CROLLA ANCHE IL CAPITANO - Frana la corsia di sinistra e deraglia pure quella opposta, dove capitan Calabria incappa in una giornata da Bertoldo, protagonista di tutte le giocate decisive in negativo: commette ingenuamente il fallo da rigore per il primo vantaggio di Reus, si divora a primo tempo scaduto la chance di portare in vantaggio il Milan da ottima posizione e ad inizio ripresa una sua scalata un po’ avventata non coperta a dovere da Chukwueze spiana la strada a Bynoe-Gittens per il gol del momentaneo 2-1 del Dortmund. Al termine di una serata trascorsa a rincorrere lo scatenato inglese. Il Diavolo è al tappeto (e quasi fuori dalla Champions) e con lui crollano tutte le sue certezze, alias i pezzi da novanta.
IMPERDONABILE - La debacle del “Meazza” inizia a materializzarsi quando Olivier Giroud, l’uomo dei gol che contano, l’uomo delle notti di gala, fallisce il suo secondo rigore a fronte di 10 realizzazioni, ancora in Champions League come a Napoli nell’aprile scorso, ma questa volta non c’è possibilità di redenzione. Sette mesi fa il francese si rifece mandando definitivamente in frantumi il sogno della squadra di Spalletti di centrare le semifinali, questa sera invece, dopo essersi fatto ipnotizzare da Kobel, disputa una delle peggiori (se non la peggiore) prestazioni in rossonero, sbagliando tutto lo sbagliabile. Con l’aggravante di essere arrivato all’appuntamento che valeva mezza stagione più fresco di tutti gli altri, considerando che con la Fiorentina non aveva giocato per scontare la prima delle due giornate di squalifica per la folle espulsione di Lecce e che pure Deschamps lo aveva centellinato nell’ultima sosta per le nazionali.
L'ALTRA FACCIA DI MAIGNAN - Per un pezzo di Francia che affonda, ce n’è un altro, più volte tremendamente determinante per restare in piedi anche nei momenti più complicati, che è il vero simbolo del tracollo. Sono passati appena tre giorni dalla parata incredibile, di faccia, su Mandragora della Fiorentina (nonostante un’influenza molto debilitante contratta nei giorni precedenti), cancellata dalla gravissima incertezza sul destro di Adeyemi che manda definitivamente in archivio il match contro il Borussia Dortmund, preceduta a sua volta da un tentativo di parata non estremamente reattivo sulla conclusione indirizzata sul primo palo di Bynoe-Gittens. In Italia come in Europa Maignan è stato spesso e volentieri il classico portiere che ha portato parecchi punti alla causa, ma è proprio nelle giornate come queste che anche i pilastri vengono meno e, quando a crollare è l’intera squadra, nemmeno le individualità migliori riescono a salvarsi.
DOV'E' FINITO THEO? - A completare il tracollo tutto transalpino ci pensa Theo Hernandez, sempre più la copia sbiadita del terzino che fu, almeno coi colori del Milan addosso. Perché con la sua nazionale la sensazione è di un giocatore diverso: per posizione in campo, per interpretazione tattica del ruolo, ma anche per condizione atletica e mentale. Con la Fiorentina si era preso e aveva trasformato il rigore da tre punti, mentre contro il Dortmund è ripiombato in una prova anonima, inconsistente sia dal punto di vista difensivo che offensivo. Se contro il PSG aveva mostrato la migliore versione di sé, quella abituale, questa volta nemmeno il palcoscenico della Champions lo ha risollevato dalla mediocrità. E chissà che dietro la trattativa serrata per portare a Milano un altro esterno mancino come lo spagnolo Juan Miranda non si nasconda qualcosa più grande del desiderio di avere un ricambio all’altezza.
CROLLA ANCHE IL CAPITANO - Frana la corsia di sinistra e deraglia pure quella opposta, dove capitan Calabria incappa in una giornata da Bertoldo, protagonista di tutte le giocate decisive in negativo: commette ingenuamente il fallo da rigore per il primo vantaggio di Reus, si divora a primo tempo scaduto la chance di portare in vantaggio il Milan da ottima posizione e ad inizio ripresa una sua scalata un po’ avventata non coperta a dovere da Chukwueze spiana la strada a Bynoe-Gittens per il gol del momentaneo 2-1 del Dortmund. Al termine di una serata trascorsa a rincorrere lo scatenato inglese. Il Diavolo è al tappeto (e quasi fuori dalla Champions) e con lui crollano tutte le sue certezze, alias i pezzi da novanta.