Cagni a CM: 'La disfatta dell'Italia? Siamo vittime del sacchismo'. E sul Genoa...
A due giorni dalla più bruciante partita della Nazionale italiana dell'ultimo mezzo secolo, Calciomercato.com ha chiesto a Gigi Cagni, uno dei decani tra gli allenatori nostrani, il suo parere sugli errori commessi da Ventura e dal gruppo azzurro.
E la stroncatura dell'ex tecnico di Piacenza, Sampdoria e Genoa è senza appello: “Il grosso sbaglio commesso da Giampiero è stato di tipo strategico. Non parlo ovviamente solo della doppia sfida con la Svezia ma di tutta la sua avventura da ct. Lui era convinto di arrivare a Coverciano e portare la sua idea di calcio, creando un mix tra giovani e vecchi, pensando di avere una grande squadra. Ma la nostra non lo era affatto e quando non hai una grande squadra non puoi pensare di imporre il tuo gioco, devi casomai adottarlo ai giocatori che hai a disposizione ed all'avversario che affronti, soprattutto in Nazionale. L'esempio lampante lo si è avuto con la Spagna: abbiamo voluto giocarcela a viso aperto e siamo stati travolti. Io col mio Piacenza battei sia il Milan di Sacchi che quello di Capello, ma in quelle gare non diedi mai spettacolo e mai pensai di battagliare sul loro stesso terreno. Mi accontentai del risultato, cercando di giocarmela con le armi che avevo. Che poi è esattamente ciò che ha fatto la Svezia”.
Giunti all'anno zero da dove si può ripartire? “Il problema più grosso non è la mancanza di talento ma la carenza di personalità dei nostri giocatori. Oggi paghiamo a caro prezzo la filosofia sacchiana secondo la quale la tattica deve sempre aver la meglio sulla tecnica. Ciò purtroppo avviene già nelle scuole calcio. Ai bambini di 12 anni viene insegnato prima di tutto a mantenere la propria posizione in campo e non a divertirsi assecondando il proprio estro come invece dovrebbe essere naturale fare. Finché non invertiremo questa tendenza per il nostro calcio il futuro resterà cupo”.Sacchismo prima, Guardiolismo poi: non crede che il calcio italiano badi eccessivamente ad assecondare le correnti del momento? “In Italia siamo troppo abituati a seguire le mode. I tecnici di oggi vogliono fare tutti il tikitaka perchè abbagliati da Guardiola. Ma i Messi e gli Iniesta li ha solo il Barcellona. Ogni allenatore deve plasmare la squadra in base alla rosa ed alla contingenza in cui si trova a lavorare e non fare il contrario. Quando Ancelotti arrivò al Chelsea inizialmente provò a farlo giocare come il suo Milan, ma il calcio inglese è diverso da quello della Serie A. Carlo lo capì presto e subito corse ai ripari. Oggi invece troppi giovani colleghi si ritengono degli incompresi, convinti che basti un modulo, il loro, per vincere le partite e i campionati”.
In attesa che qualcosa cambi alla base del movimento, quale sarebbe il nome adatto per il post-Ventura? “Sento parlare di Mancini ed Ancelotti ed indubbiamente loro sarebbero due scelte ottime. Hanno carisma, esperienza e sanno come far rendere al meglio i giocatori di cui dispongono”.A proposito di cambi in panchina, come giudica l'avvento di Davide Ballardini su quella del suo ex Genoa? “Non so se Ballardini sia l'uomo giusto, questo lo dirà il campo, di sicuro lo è il suo profilo. Per uscire da una situazione difficile come quella dei rossoblù occorre un uomo esperto e pragmatico e Ballardini certamente lo è. Gli errori di Juric sono stati gli stessi che elencavo poco fa. Lui aveva un solo schema tattico ed ha continuato ad utilizzare quello anche quando le cose andavano male. Credo che, più che la mancanza di risultati, sia stato soprattutto questo il motivo che ha portato al suo esonero: la mancanza di alternativa tattiche”.