Ormai Zeman è l’unico che ci crede. Anche ieri, dopo l’ennesima sconfitta (la diciassettesima stagionale), l’allenatore rossoblù ha ripetuto che la salvezza è possibile. Certo la matematica non ha ancora dato il verdetto definitivo. Ma i numeri parlano da soli: il Cagliari non vince dal 24 gennaio (2 a 1 al Sassuolo) e da allora ha collezionato due pareggi ed otto sconfitte. Una discesa libera che non ha alcuna giustificazione; non mettiamo in mezzo pali, traverse e rigori contro. Quando si hanno sotto gli occhi questi dati la sfortuna non c’entra assolutamente nulla.
Piuttosto occorre constatare che la squadra non ha colto le occasioni che potevano rimetterla in gioco. Soprattutto nelle gare casalinghe contro il Verona e l’Empoli occorreva fare bottino pieno ed invece si è raccolto solo un punto sui sei disponibili. Ed ora è ormai troppo tardi. Mancano otto partite al termine del campionato, troppo poche per imprimere una svolta decisiva. Teoricamente un filotto di risultati positivi (e contemporaneamente dei passi falsi da parte di Atalanta e Cesena) potrebbe rimettere in gioco i rossoblù. Ma la squadra che abbiamo visto ultimamente sembra demoralizzata ed incapace di reagire per spezzare questo circolo vizioso di sconfitte.
Zeman ci crede ma evidentemente non riesce a trasmettere questo ottimismo ai suoi giocatori. Purtroppo dobbiamo dire che sono mancati il carattere e la determinazione, ingredienti fondamentali quando sei con l’acqua alla gola (il Parma insegna). Gli schemi e le disposizioni tattiche non devono prevalere sull’aspetto motivazionale. A cosa serve applicare con diligenza gli schemi se poi prendi valanghe di reti dagli avversari e non vinci una partita da tre mesi? Evidentemente sono stati commessi troppi errori in questa stagione, da parte della dirigenza, degli allenatori e dei giocatori. Ora occorre terminare il campionato con dignità, non lasciando nulla di intentato.