Cagliarimania: la sveglia ha suonato (troppo?) tardi
Mauro Cossu
Quando si viene inghiottiti dalle sabbie mobili nel deserto del Sahara, l'unico modo per venirne fuori sani e salvi è quello di stare fermi, impassibili, per evitare di essere risucchiati sempre più giù. Ma quando si viene inghiottiti dalle sabbie mobili della bassa classifica, allora la situazione va affrontata in maniera nettamente diversa. Grinta, carattere e forza di volontà: sono queste le prerogative indispensabili per conquistare la salvezza nei casi più critici. E' il caso del Cagliari, costretto a lottare con le unghie e con i denti per mantenere la massima categoria dopo un campionato a dir poco disastroso. Contro la Roma, gli uomini di Lopez hanno finalmente mostrato gli attributi, giocando la partita della vita, lottando su ogni pallone e correndo il doppio rispetto agli avversari. Il risultato? 0 punti, frutto di una differenza abissale nella qualità delle due rose. Una in grado di segnare al primo (e unico) vero tentativo, l'altra incapace di far male dalle parti di Alisson nonostante le numerose occasioni avute. Malgrado la sconfitta, i tifosi rossoblù hanno omaggiato la squadra - uscita dal campo a testa alta - con un lungo applauso. Una prestazione importante, figlia della foga agonistica, della rabbia sportiva, forse anche della paura. La stessa prestazione messa in atto alla Sardegna Arena contro Inter e Juventus. Anche allora il risultato fu il medesimo: 0 punti e applausi di tutto lo stadio. A questo punto sorge spontanea una domanda: come mai il Cagliari non ha giocato tutte le gare, o quantomeno quelle - sulla carta - più abbordabili, allo stesso modo e con la stessa intensità? Le sconfitte maturate per demeriti propri (oltre che per errori arbitrali), arrivate senza lottare e senza mordente, sono state quelle più pesanti, sia per quanto riguarda il morale sia per quanto riguarda la classifica. Arrivare con la sabbia alla gola alle ultime tre giornate e pensare di giocarsi la salvezza contro Roma, Fiorentina (a Firenze) e Atalanta (tutte e tre in lotta per l'Europa) probabilmente non è una strategia brillante. Non a caso, contro la squadra di Di Francesco non è bastata la prova d'orgoglio e di carattere per evitare l'ennesimo ko. La speranza del popolo rossoblù è che il Cagliari ripeta la stessa prestazione vista con la Roma anche nelle ultime decisive due partite, dove servirà obbligatoriamente fare punti per evitare lo spettro chiamato Serie B. La sveglia ha suonato troppo tardi? Probabilmente sì, ma questo lo scopriremo presto. D'altronde, anche nel calcio, la speranza è sempre l'ultima a morire.