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Cagliari, Zeman: 'Mercato aperto ci condiziona'. E su Astori...
'La crisi del calcio italiano? Questo sport, come tanti altri, è fatto di cicli - ha proseguito Zeman -. Per tanti anni siamo stati ai vertici, ora non lo siamo più. Si deve ripartire dai giovani. Bisogna creare delle strutture al cui interno farli crescere. La soluzione migliore sono centri federali su scala regionale. In Francia lo hanno fatto una ventina di anni fa e i risultati si vedono. La violenza? Sento tanti discorsi, ma la soluzione sarebbe semplicissima. In Inghilterra trenta anni fa la situazione era peggiore di quella italiana, non vedo perché non si possa fare anche qui quello che loro hanno fatto. Gli stadi nuovi aiuterebbero, ma fino a un certo punto. Quello degli impianti per me è un falso problema: se ne parla tanto perché ci sono interessi extracalcistici a realizzarli. Ma quando lo spettacolo era migliore gli stadi erano pieni anche se vecchi. Il flop di Prandelli in Brasile? Il responsabile non è solo lui, ma che lui diventi il bersaglio principale delle critiche fa parte del gioco. E poi per quattro anni Prandelli è stato sempre esaltato, anche per i pareggi con il Lussemburgo. Troppe critiche? Ma se Sacchi è stato crocifisso dopo aver perso una finale ai rigori... Comunque è stato un Mondiale molto bello. Il migliore delle ultime edizioni. Tante Nazionali mediopiccole hanno fatto vedere cose interessanti. Soprattutto quelle latinoamericane. Hanno saputo evolversi a livello di organizzazione tattica. Al contrario delle selezioni africane che proprio per questo non sono esplose come si pensava venti anni fa. Chi vedrei bene ora sulla panchina azzurra? Mancini. È stato un giocatore di alto livello, da tecnico ha vinto sia in Italia sia all'estero, conosce le lingue. Sarebbe la persona giusta al posto giusto. Balotelli? È un grande talento, è ancora in tempo ad esprimere tutto il suo potenziale. Ma deve fare in fretta. La storia del calcio è piena di fuo riclasse inespressi. Penso a Cassano. Avrebbe potuto fare molto di più. Tavecchio? La sua è stata un'uscita inopportuna e che non può non essere censurata. Però, tolta la forma, nella sostanza ha ragione. Uno dei grandi mali del calcio italiano è la presenza di troppi stranieri. Bisogna tornare a puntare sui nostri ragazzi. Il problema comunque non sono gli uomini, sono i programmi. Serve un cambiamento profondo. Con un mandato di appena due anni, Tavecchio o un altro, cosa può fare? Oggi, soprattutto in Italia, gli allenatori contano poco. E questa è una delle cause dell'impoverimento dello spettacolo. A tecnici senza esperienza vengono affidate squadre di alto livello. È sbagliato. Serve fare la gavetta prima di arrivare su certe panchine. Come hanno fatto quelli della mia generazione'.