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    Cagliari, le pagelle di CM: Viola è fermo, Zappa spinge come un dannato. Perché Luvumbo non dal 1'?

    Cagliari, le pagelle di CM: Viola è fermo, Zappa spinge come un dannato. Perché Luvumbo non dal 1'?

    • Filippo Caroli
    Sherri 6: la fucilata di Cataldi è imprendibile. Per il resto risponde presente

    Zappa 6,5: stantuffo inarrestabile sulla corsia. Mette dentro un buon numero di cross crescendo nella ripresa

    Mina 6: estremamente macchinoso nei movimenti. Ma quasi sempre efficace in copertura.

    Luperto 6,5: gioca una partita di grande ordine sugli attaccanti viola. Sbaglia pochissimi interventi

    Obert 6: lavora bene su Ikoné coadiuvato da da Augello. Esce quando serve spingere. Dal 56’ Luvumbo 6,5: è dal suo ingresso che il Cagliari comincia a spingere con più credibilità. Che fosse il caso di schierarlo dal 1’?  

    Marin 5,5: corricchia senza pretese in mezzo al campo. Trasparente. Dal 72’ Adopo 6: aggiunge dinamismo

    Makoumbou 6: leggerino in occasione del gol di Cataldi, ma per il resto guida il centrocampo con grande personalità

    Zortea 6: il più pericoloso del Cagliari sulla corsia.  Cerca e trova il fondo in diverse occasioni. Esce infortunato. Dal 72’ Felici 6: una buona occasione, non sfruttata a dovere, in area

    Viola 5: il Cagliari gioca prevalentemente in contropiede. E lui gioca praticamente da fermo risultando addirittura controproducente. Dal 46’ Gaetano 6: più pimpante rispetto a Viola

    Augello 6: schierato a sinistra per supportare Obert. Attento più dietro che in avanti. Porta a casa la pagnotta

    Piccoli 5,5: gli capita sui piedi un’occasione colossale a inizio match, e spara addosso a De Gea. Non si fa valere di testa nella ripresa, quando il Cagliari spinge

    All. Nicola 6: fare risultato al Franchi è un’impresa praticamente impossibile oggi. Lui però fa fare un’ottima figura ad un Cagliari mai domo che gioca un’intera ripresa in attacco e che cade solo sotto un capolavoro di Cataldi. La scelta di schierare un doppio terzino per coprire su Ikoné, però, è forse troppo prudente

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