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Scandalo a Cagliari: 'Via la fascia a Storari per non avere contro i tifosi'
Inutile perdere tempo a portare avanti campagne di sensibilizzazione sulla necessità dei nostri dirigenti calcistici di prendere le distanze da certi comportamenti delle frange più violente del tifo organizzato se poi, quando il problema si pone in casa propria, i buoni propositi vengono abbandonati per assumere una posizione più politicamente corretta. L'ultimo esempio è come Tommaso Giulini, presidente del Cagliari, ha deciso di affrontare la questione Storari, con la fascia di capitano tolta all'ex juventino Marco Storari dopo un suo scontro con gli ultras rossoblù.
LA CONFESSIONE - "Non potevamo permetterci di avere parte dello stadio contro nelle ultime due partite in casa. Poi è chiaro che la situazione non ci sia piaciuta. L'allenatore l'ha risolta con Storari nel modo più intelligente. Questa contestazione ha motivazioni in cui credo non debba entrare la società. Non riteniamo che questo debba costituire un precedente. Marco in primis ha detto che forse questo gruppo non avrebbe sopportato una scelta diversa. Ha preferito fare un passo indietro e la società ne ha preso atto", ha dichiarato Giulini alla Gazzetta dello Sport.
IL COMUNICATO ULTRA' - Il presidente rossoblù ha così deciso di lavarsene le mani lasciando il giocatore alla mercè della follia ultrà, arrivata ad emettere un duro comunicato nelle scorse settimane contro il portiere: "Storari togliti la fascia. Juventino pezzo di m...a... Perché di questi tempi ci sono cose che non ci piacciono, atteggiamenti un po’ troppo rilassati, sbuffoneggianti, gente che forse è venuta a Cagliari pensando di fare il padrone a casa degli altri, e se una cosa non ci sta bene la esprimiamo senza se e senza ma. Parliamo non tanto del giocatore ma di un simbolo leggendario che qualcuno si è “accaparrato” come se avessimo la memoria corta, ma non è per niente così, per cui quel mercenario di Marco Storari non deve mai più scendere in campo da capitano, pensiamo sia un pensiero condiviso da tutti".
UN PAESE CHE NON FUNZIONA - In un mondo del calcio normale, in un Paese normale, atteggiamenti di questo tipo sarebbero stigmatizzati o forse nemmeno presi in considerazione, per non fare pubblicità gratuita a chi visibilità non ne merita, ma ci ha pensato il presidente Giulini a riportarci alla realtà. A farci capire che un Paese normale forse non lo saremo mai e che un calcio normale non lo avremo mai. Almeno fintanto che la nostra classe dirigente sarà questa e, nell'indifferenza più o meno generali, rilascerà dichiarazioni di questo tipo.
LA CONFESSIONE - "Non potevamo permetterci di avere parte dello stadio contro nelle ultime due partite in casa. Poi è chiaro che la situazione non ci sia piaciuta. L'allenatore l'ha risolta con Storari nel modo più intelligente. Questa contestazione ha motivazioni in cui credo non debba entrare la società. Non riteniamo che questo debba costituire un precedente. Marco in primis ha detto che forse questo gruppo non avrebbe sopportato una scelta diversa. Ha preferito fare un passo indietro e la società ne ha preso atto", ha dichiarato Giulini alla Gazzetta dello Sport.
IL COMUNICATO ULTRA' - Il presidente rossoblù ha così deciso di lavarsene le mani lasciando il giocatore alla mercè della follia ultrà, arrivata ad emettere un duro comunicato nelle scorse settimane contro il portiere: "Storari togliti la fascia. Juventino pezzo di m...a... Perché di questi tempi ci sono cose che non ci piacciono, atteggiamenti un po’ troppo rilassati, sbuffoneggianti, gente che forse è venuta a Cagliari pensando di fare il padrone a casa degli altri, e se una cosa non ci sta bene la esprimiamo senza se e senza ma. Parliamo non tanto del giocatore ma di un simbolo leggendario che qualcuno si è “accaparrato” come se avessimo la memoria corta, ma non è per niente così, per cui quel mercenario di Marco Storari non deve mai più scendere in campo da capitano, pensiamo sia un pensiero condiviso da tutti".
UN PAESE CHE NON FUNZIONA - In un mondo del calcio normale, in un Paese normale, atteggiamenti di questo tipo sarebbero stigmatizzati o forse nemmeno presi in considerazione, per non fare pubblicità gratuita a chi visibilità non ne merita, ma ci ha pensato il presidente Giulini a riportarci alla realtà. A farci capire che un Paese normale forse non lo saremo mai e che un calcio normale non lo avremo mai. Almeno fintanto che la nostra classe dirigente sarà questa e, nell'indifferenza più o meno generali, rilascerà dichiarazioni di questo tipo.