Cagliari, Cellino:| 'Accontenteremo Marchetti'
«Mi conosco, quand'ho questo umore, sono pericoloso». Il presidente Massimo Cellino non si nasconde. Il Cagliari ha chiuso al quattordicesimo posto, conquistando in classifica due punti in più del 2010. I veterani, e non solo, ballano per un finale da incubo. Il patron rossoblù parte in quarta: «Con gli affetti non si vince, né si può programmare un torneo difficile e competitivo quale è la serie A».
- Dunque, via tutti o quasi?
«La squadra si è salvata con un mese d'anticipo. Questo era il traguardo e sono stati bravi a raggiungerlo. Poi, c'è stato un calo fisico e psicologico. Ma le responsabilità sono da dividere tra tutti, io in testa. E per vincere i tifosi sono indispensabili».
- Presidente, eppure la tifoseria è scettica.
«Capisco, ma quando eravamo a un punto dall'Europa League lo stadio era vuoto. Partite chiave come quella col Brescia hanno avuto quattromila paganti. Più in generale, penso sia sempre deficitario l'ambiente circostante: non riusciamo a creare le giuste aspettative. Dico di più: non siamo riusciti ad aiutare e responsabilizzare questi ragazzi».
- A caldo ha parlato di rivoluzione...
«Da alcuni giocatori ho avuto meno di quel che mi aspettavo.
- Matri e Biasi non sono stati rimpiazzati. La rosa era oggettivamente striminzita. «Gli infortuni di Pisano e Nené sono stati pesanti e ci hanno condizionato. Ma ricordo che siamo andati in Uefa con dodici giocatori e mezzo. E se quest'anno ne avessi avuto 24, ne sarebbero andati 6 in tribuna con mugugni e lamentele. Così, ha giocato Ragatzu, ha esordito Ceppelini, hanno avuto spazio Perico, Missiroli e Ariaudo, che meritavano anche di più».
- Biondini è in scadenza e ha detto: «Siamo arrivati stanchi, provati e contati».
«Biondini ha mostrato con la generosità il suo attaccamento. Forse, meritava un po' di riposo. Per tutti, le recenti prove sul campo mi faranno dire l'ultima parola. Sto valutando i dettagli di questa stagione. Ripeto, alcuni titolari non sono stati all'altezza delle aspettative».
- Conti e Agostini vanno via? «Non entro in merito al futuro dei singoli. C'è tempo, devo ragionare con calma. Ma non posso usare l'affetto: ho pianto salutando Matteoli e Bisoli, Festa e Zola, Abeijon e Lopez. Devo prendere decisioni legate alle strategie future con una logica legata ai costi, alla programmazione e alla continuità della società».
- Si è sentito tradito dai veterani?
«Diciamo che avrei voluto qualcosa in più da qualcuno: parlo di senso di responsabilità, abnegazione e fatti concreti. I tifosi sanno che ho salutato con amarezza Ballardini e Storari, artefici di una salvezza memorabile. Il progetto societario viene prima di qualsiasi sentimentalismo».
- Come va a finire con Marchetti?
«E' nostro preciso impegno accontentarlo.
- Presidente, quali sono le sue colpe?
«Forse, non ho creato l'ambiente adatto per avere di più».