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  • C'era una volta la migliore Sanità d'Italia, la Caporetto lombarda riassunta in 10 punti

    C'era una volta la migliore Sanità d'Italia, la Caporetto lombarda riassunta in 10 punti


    Lombardia, una Caporetto ancora senza via di uscita. 
    L'epidemia si è espansa alla velocità della luce. I morti sono 11 ogni 10 mila abitanti, contro i 6 dell'Emilia Romagna e i 2 del Veneto. A Milano stanno morendo quotidianamente 90 residenti contro i 30 dell'anno scorso, a Bergamo 21 contro 4, a Brescia 20 invece di 5 (Dati Istat).

    Il disastro è riassunto in 10 punti:

    1) Rianimazioni in crisi. Il 21 febbraio, con i posti letto delle Terapie intensive sottodimensionati
    (8,5 su 100 mila abitanti contro i 10 dell'Emilia e del Veneto) e il 30% in gestione alla Sanità privata convenzionata, la Regione si è vista costretta a rivolgersi agli ospedali privati nel momento in cui il fattore tempo era determinante. Pazienti in gravi condizioni, primari senza disposizioni chiare e personale medico privo di dispositivi di protezione. 

    2) Sorveglianza territoriale. Sarebbe stato cruciale rintracciare e accertare un'eventuale positività dei cittadini a rischio, perché vicini a colleghi di lavoro e familiari ammalati. Invece niente tampone, nessun monitoraggio della quarantena. 

    3) Smontata la rete dei medici di base nel corso degli anni. Medici mandati allo sbaraglio per settimane intere: chi segue i pazienti lo fa rischiando la vita, gli altri lasciano i malati a loro stessi, con il consiglio dei virologi di prendere la tachipirina e restare a casa. 

    4) Delibera sulla gestione territoriale del Covid-19 solo il 23 marzo, un mese dopo il focolaio di Codogno. Per le visite domiciliari una squadra di medici ogni 50 mila abitanti. Duecento per la Lombardia: ancora oggi quelle attive sono solo 37. 

    5) La strage delle case di riposo paga il prezzo del ritardo nella chiusura delle visite dei familiari (4 marzo), la decisione di mandarci i pazienti positivi meno gravi per liberare i posti in ospedale (delibera regionale dell’8 marzo), il mancato sostegno nell'approvvigionamento dei dispositivi di protezione, oltre alla scarsa formazione del personale di queste strutture in difficoltà a gestire un'emergenza simile. 

    6) Scarsa autonomia operativa. La Lombardia, che più di ogni altra invoca da sempre l’autonomia, è la Regione che dall’inizio dell’epidemia la esercita meno. Pur sapendo l'urgenza di chiudere Nembro e Alzano nella Bergamasca, il governatore Attilio Fontana e l’assessore Giulio Gallera hanno aspettato il decreto della Presidenza del Consiglio del 7-8 marzo. 

    7) Assenza di una linea politica come in Veneto e in Emilia, soprattutto sui test a medici e infermieri. Tamponi ai plurisintomatici solo in seguito alle disposizioni ministeriali. 

    8) La Regione punta tutto sulla costruzione dell'ospedale nella ex Fiera di Milano in meno di due settimane: inaugurata il 31 marzo, oggi la Terapia intensiva inizialmente presentata come in grado di ospitare 600 posti letto, conta solo 10 malati. 

    9) La conferenza stampa serale.  Governatore, assessore, direttore generale prima ripetono ogni giorno in tv che le mascherine non servono, che i tamponi vanno fatti agli acuti, che è meglio curarsi a casa con la tachipirina. Poi cambiano idea. Solo i medici di base e gli ospedalieri hanno avuto il coraggio di sperimentare cure che alla fine hanno permesso a tanti pazienti di guarire. L'Istituto Mario Negri cerca di capire l’evoluzione del virus chiedendo i dati dei contagiati (chi ha fatto il vaccino antinfluenzale, chi contro la polmonite, ecc.). la Regione non glieli dà. E’ sufficiente la conferenza stampa serale con il numero dei morti, dei contagiati (ovvero coloro a cui sono stati fatti i test), e quello dei guariti (anche questo falso poiché inerente solo sui dimessi dal Pronto soccorso). 

    10) Fase 2, nessuna decisione in vista. Si riapre il 3 maggio. Se i ricoveri in Terapia intensiva continuano a scendere così lentamente rispetto al resto del Paese sarà un problema. Tutti, a cominciare dal sindaco Giuseppe Sala restano in attesa. Di cosa?
     

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