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C'è una Lazio che non gioca ma costa...
Basta prendere in esame l’undici sceso in campo domenica contro il Cesena: l’ingaggio più elevato è quello di Biglia (1,4 milioni), seguono Candreva e Djordjevic (entrambi 1,2 milioni), poi Parolo (1,1) e a scendere tutti gli altri sette giocatori, l’ultimo dei quali è Keita, il più talentuoso e il meno pagato (0,3). Altro paradosso, ma la questione è un’altra. In ogni caso lo stipendio collettivo che ha fruttato la bella vittoria sul Cesena e i primi tre punti in campionato ammonta a 9,7 milioni netti, cioè 19,4 milioni lordi. Ed è il lordo, appunto, a determinare il reale peso economico sulla casse della Lazio.
Certo, in proporzione domenica era più dorata la panchina. A dare il colpo di grazia al Cesena sono infatti entrati Klose, Mauri e Felipe Anderson, collinetta ingaggi 3,7 milioni netti. Però la panchina è il «plus» di quest’anno, può essere la chiave di volta dell’intera stagione e deve essere considerata la forza aggiuntiva che è mancata nel clou delle coppe sfumate con Reja in panca.
La questione vera, invece, è l’altra Lazio. Quella che si allena a Formello con la certezza quasi matematica di riposare la domenica. È una squadra. Che può schierare in porta una grande risorsa che la Lazio non sfrutta da un anno, Federico Marchetti; che (non) gioca con la difesa a cinque, da Cavanda, a Cana, Novaretti, Ciani fino a Konko, con gli ultimi due rimasti nonostante i tentativi di cessione; che nel mezzo dispone di Pereirinha, Gonzalez e Onazi, cioè tre addii potenziali di gennaio; e che presenta Ederson e Sculli come coppia d’attacco. Totale stipendi 10,1 milioni netti, cioè 20,2 lordi. Un peso enorme. E d’oro.