C'è (sempre) del marcio in Belgio
Tu chiamala, se vuoi, assuefazione. È lo stato d'animo con cui l'opinione pubblica belga ha accolto ieri la notizia dell'arresto di Christophe Henrotay, potentissimo personaggio che è riduttivo definire agente. Messo al centro di un'operazione che si è snodata attraverso Monaco (dove l'arresto è avvenuto), Londra e il Belgio stesso, e che parte da ipotesi di reato quali riciclaggio e associazione a delinquere, Henrotay mostra un profilo tipico dei soggetti che muovono i fili del calcio belga. Soggetti che usano la leva del players trading per costruire un sistema di potere ai massimi livelli, e senza timore di proiettarne il raggio verso segmenti del mondo del pallone che assolutamente dovrebbero rimanere estranei al loro operato: il controllo più o meno diretto dei club, e persino le entrature nella struttura istituzionale del calcio nazionale. Christophe Henrotay è un soggetto di questo tipo, un super-agente di foggia particolare. Perché di norma i super-agenti cercano di tenere sotto traccia i rapporti privilegiati coi club di riferimento, e fanno di tutto per allontanare l'idea d'essere parte dei loro meccanismi di governance. E invece in Belgio questa cautela non esiste. Lì i super-agenti lasciano dire. E se possono, entrano ufficialmente nei ranghi dei club dopo aver rimesso in via ufficiale la licenza da agenti. Come se rimettere la licenza fosse anche smantellare il sistema di relazioni, o chiudere da un giorno all'altro i rapporti coi loro ex garzoni di bottega promossi ai vertici dell'agenzia di gestione delle carriere.
In Belgio queste cose le conoscono bene. Per questo hanno sviluppato un'assuefazione all'idea che una certa promiscuità faccia parte del gioco. E soprattutto, accolgono con un'alzata di spalle ogni nuovo scandalo che colpisce il calcio nazionale e lo proietta ancora una volta su una dimensione globale. E poiché la sequenza dei singoli scandali s'estende da un anno all'altro, è opportuno parlare di uno scandalo unico e di un caso del quale i vertici del calcio europeo e mondiale dovrebbero occuparsi in modo incisivo. Perché sì, il calcio belga è ormai un caso internazionale. Lo è nel bene, dato che nell'ultimo decennio il sistema nazionale ha preso a produrre talenti in quantità industriale e ha visto la rappresentativa nazionale tornare su livelli d'élite. Ma lo è soprattutto nel male, perché è proprio in Belgio che vengono tessute alcune fra le trame più opache su cui si regge l'economia parallela del calcio globale.
Christophe Henrotay è uno fra i soggetti che si trovano al centro di tali trame, e si può giurare che continuerà a esserlo dopo che il clamore dello scandalo si sarà smorzato. Le cronache della giornata di ieri lo hanno presentato come l'agente di calciatori noti come Thibaut Courtois, Youri Tielemans e Kevin Mirallas (oltre a esserlo stato, fra gli altri, di Romelu Lukaku: fu lui a gestirne il trasferimento all'Everton), ma nella realtà egli è molto di più. È uno dei grandi manovratori del calcio belga, con tutto ciò che ne consegue nella costruzione di un sistema di potere dal raggio globale. Negli anni recenti Henrotay è stato indicato come il vero uomo forte nella politica del calciomercato condotta dallo Standard Liegi, ma nel tempo più recente ha realizzato grassissimi affari con l'Anderlecht. Su tutti, una mega-commissione (il sito Walfoot parla di oltre 6 milioni di euro, su un trasferimento da 26 milioni) per la cessione di Tielemans al Monaco avvenuta nell'estate 2017. E dall'Anderlecht proveniva anche l'attaccante serbo Aleksandar Mitrovic, il cui trasferimento al Newcastle United nell'estate 2015 desta particolare interesse agli inquirenti. Del resto, è notizia delle scorse ore l'arresto di Herman Van Holsbeek, dirigente dell'Anderlecht fino a un anno fa.
Ma tutto passa, in Belgio. E potete star certi che Henrotay tornerà in sella. Come è tornato in sella Lucien D'Onofrio, che è stato uno fra gli uomini di calcio più potenti d'Europa nel periodo a cavallo fra i due secoli, prima di finire travolto dagli scandali legati ai trasferimenti dell'Olympique Marsiglia durante i Novanta. Ciò che non gli ha impedito d'essere di recente vicepresidente dello Standard Liegi, e attualmente vicepresidente e uomo forte dell'Anversa.
Ma il caso davvero clamoroso è quello dei fratelli Bayat, Mogi e Mehdi. Francesi di origine iraniana, essi hanno radicato il proprio sistema di potere facendo dello Charleroi il club di riferimento. Quando a ottobre 2018 è esploso in Belgio l'ennesimo Footballgate, il super-agente Mogi Bayat è stato il centro dell'indagine come oggi lo è Christopher Henrotay. Conseguenze sul suo sistema di potere? Lo abbiamo scoperto pochi mesi dopo, lo scorso giugno. Quando il fratello Mehdi è stato eletto presidente della Federcalcio belga. No, non è un refuso, avete letto bene: il fratello del principale inquisito nello scandalo è adesso il capo del calcio in Belgio.
Pur con tutti i difetti che abbiamo, in Italia un parente di Luciano Moggi non sarebbe mai stato messo a capo della Figc. Invece in Belgio il fratello di Mogi ha avuto via libera, senza alcun imbarazzo per chicchessia.
@pippoevai