ANSA
Burioni: 'In Italia dibattito sul coronavirus come le bombe di Mosca, ecco i primi dati di un vaccino USA'
Mentre in Italia il dibattito pseudoscientifico sul coronavirus mi ricorda molto le “bombe del calciomercato” del compianto Maurizio Mosca, la scienza prosegue con serietà e raggiunge i primi importanti traguardi. Poche ore fa sono stati pubblicati i dati relativi alle prime sperimentazioni sull'uomo di un vaccino statunitense. Avete letto bene: quello che in generale richiedeva più o meno sei-otto anni è stato fatto in 66 giorni. Questo infatti è il tempo che è trascorso dalla definizione della sequenza del nuovo virus alla prima somministrazione del vaccino a un paziente. Se qualcuno mi avesse chiesto un anno fa: «È possibile fare una cosa del genere?», io avrei risposto certamente no. Per fortuna la scienza va più veloce della nostra fantasia.
Lasciamo perdere questo legittimo stupore e veniamo al sodo. Questo vaccino segue una strada radicalmente innovativa: infatti per vaccinare il paziente si inietta direttamente materiale genetico, che viene usato dalle cellule umane per sintetizzare la proteina del virus contro la quale si vuole che il paziente produca anticorpi. In altre parole, con i vaccini più tradizionali noi produciamo la proteina del virus in laboratorio, la purifichiamo e poi la iniettiamo nel paziente, che se tutto va bene produce anticorpi contro di essa. In questo caso invece la “macchina” che produce la proteina è il paziente stesso. I vantaggi sono la velocità di sviluppo del vaccino e la facilità (ed economicità) di produzione; lo svantaggio è che non si sa se funziona.
Nel caso specifico, è stato usato del materiale genetico in grado di far produrre alle nostre cellule la proteina S, quella che permette al coronavirus di infettare le cellule. Ebbene i primi dati sembrano indicare che funziona. Sono dati estremamente preliminari e derivano da soli 45 pazienti, giovani e in ottima salute. Ebbene, dopo due somministrazioni di vaccino TUTTI i partecipanti hanno sviluppato un titolo alto di anticorpi diretti contro la proteina S e, soprattutto, in grado di neutralizzare SARS-CoV-2. Paragonando la quantità degli anticorpi neutralizzanti nei vaccinati a quella presente nel siero delle persone guarite, i vaccinati sembrano avere una risposta più potente. Non si poteva chiedere di meglio.
Ora giustamente qualcuno si chiederà: gli anticorpi neutralizzanti proteggeranno dalla malattia? La risposta a questa domanda verrà solo da ulteriori evidenze e sperimentazioni cliniche. Però quello che possiamo dire è che questa misurazione è la più affidabile tra quelle che si possono fare in laboratorio e che – in modelli animali molto simili all'uomo come i macachi – la presenza di anticorpi neutralizzanti significa protezione dall’infezione che causa COVID-19. Nell’uomo lo vedremo presto.
Meno fantastici i risultati sul fronte della sicurezza: anche se non ci sono stati eventi gravissimi, la tollerabilità del vaccino non è stata eccezionale. Uno dei 45 partecipanti che ha ricevuto la dose più alta ha avuto addirittura la febbre fino a 39.6°C, niente di tragico, ma probabilmente sarà necessario lavorare per capire quale dose di vaccino offre il maggiore compromesso tra protezione e sicurezza, ma ripeto non sono emersi dati che mettano in pericolo la prosecuzione dello sviluppo.
Non stappate lo champagne, perché non c’è nulla di definitivo. Quarantacinque pazienti seguiti per 57 giorni sono un niente rispetto ai miliardi di persone che dovrebbero essere vaccinate. Però il nostro sentimento deve essere quello di una squadra di calcio che scende in campo davanti ai più forti del mondo, che dopo 20 minuti del primo tempo poteva essere sotto 0-4 e invece si trova a vincere 1-0. La partita è lunga e tante cose possono succedere, ma – credetemi – quella di oggi è davvero una bellissima notizia che legittimamente ci spinge a un notevole ottimismo.
Un passo notevole verso la sconfitta di questo maledetto coronavirus è stato compiuto: speriamo che ne seguano altri, e ve li racconteremo su Medical Facts, dove non troverete le “bombe del calciomercato”, ma i risultati delle partite che contano.