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    Buffon sul futuro: 'Sento di dover andare all'estero. Ritorno al Parma? Ecco la verità

    Buffon sul futuro: 'Sento di dover andare all'estero. Ritorno al Parma? Ecco la verità

    Gigi Buffon ha rilasciato un’intervista a GQ, nella quale ha affrontato diversi temi, legati sia al suo passato che al suo futuro. In particolare, si è espresso sulla possibilità di concludere la sua carriera all’estero.

    SULL’ADDIO ALLA JUVE - “Penso che finire la storia con la Juve fosse la cosa più giusta perché dopo 20 anni a questo livello e un rapporto di totale stima reciproca, credo che un giocatore come me non potesse stare in un posto con un determinato ruolo, come quello che ho avuto negli ultimi due anni, senza avere la motivazione per poterci stare dando il massimo. Alla fine del primo anno e mezzo con molta lealtà ho detto alla Juve che non avrei rinnovato. Ora ho ancora voglia di sentirmi vivo, ho stimoli e fisicamente sto bene, quindi è giusto che provi o un'altra esperienza all'estero o un altro anno da protagonista da qualche parte”.

    SUL SUO FUTURO - “Dove mi vedrete sinceramente non ne ho ancora la più pallida idea, anche se tutto mi porta a uscire dall'Italia, perché alla fine l'esperienza di Parigi per me è stata bellissima, mi ha arricchito calcisticamente e umanamente, mi sono sentito una persona migliore. E poi se voglio continuare a progredire come uomo devo cercare di fare un altro tipo di esperienza che non sia in Italia, perché già solo l'idea di imparare un'altra lingua, venire a contatto con altra gente e superare difficoltà di qualunque tipo, sono tutti step che ti danno tanta sicurezza. E io sento che sto bene quando capisco che faccio qualcosa per migliorarmi come persona e non solo come calciatore. Al mio procuratore ho detto di non guardare nel nord Europa perché non è uno dei miei desideri. È qualcosa che escludo a priori”.

    SULL’IPOTESI PARMA - Del Parma non ho sentito nessuno. Prima di tutto devo vedere se continuerò a giocare, perché ho detto che mi sarei preso venti giorni, poi in piena serenità deciderò se continuare e dove, o se smettere. Sicuramente Parma e Juve sono le uniche squadre in cui potrei giocare in Italia, però se voglio qualcosa che mi possa fare crescere come persona, questo qualcosa me lo può dare solo l'estero”.

    SULL’ITALIA ALL’EUROPEO - “ha fatto un percorso di due anni in grandissima ascesa e credo che di questo vada dato merito a Mancini e ai ragazzi nuovi che hanno composto la Nazionale in questo periodo. Ce ne sono di giovani di grande qualità e qualcuno d'esperienza, quelli che in certe competizioni diventano il punto di riferimento. Credo ci sia il mix giusto per poter provare a stupire”.

    SULLO SCUDETTO DI CONTE - “Lo scudetto dell'Inter non mi ha stupito, perché conosco alla perfezione Antonio Conte e il suo credo. Nel momento in cui un giocatore decide di seguirlo con convinzione, e non credo che ci sia altra scelta perché o lo segui con convinzione o sei fuori dal progetto (ride, ndr), in un periodo lungo come i dieci mesi del campionato hai tante possibilità per poter vincere, e la conferma l'abbiamo avuta”.

    SU MOURINHO - “Beh, sicuramente credo faccia bene a una piazza come Roma e ai media, perché anche loro hanno bisogno di personaggi istrionici come lui. E poi ha un'esperienza e dei rapporti tali che secondo me possono diventare un valore aggiunto per Roma come società e come squadra”.

    SU IBRAHIMOVIC - “A me Zlatan non sorprende, perché Zlatan lo conosco da 20 anni e so perfettamente cosa pensa, qual è il suo approccio al lavoro e la sua determinazione. Io non sono sorpreso da determinati giocatori, tra i quali mi ci metto anch'io, che nonostante l'età riescono ancora a essere un valore aggiunto. Perché poi non è che andiamo in campo e sventoliamo la maglia, andiamo in campo e succede sempre qualcosa che non è usuale vedere. Questo significa che la nostra longevità è un valore per il tipo di professionalità o per il fisico che abbiamo, ma anche perché probabilmente abbiamo una testa diversa dalla media dei professionisti”
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    QUALCHE SASSOLINO NELLA SCARPA - "In Italia vedo che c'è la difficoltà nell'accettare che qualcuno abbia qualcosa di diverso dagli altri, in positivo. Parlando del mio caso, ma potrei dire lo stesso di Ibrahimovic, da quando ho 35-36 anni sento dire: “È vecchio, chi sarà il sostituto...”. Invece, anziché tutte queste chiacchiere, se uno dicesse che nella vita c'è chi riesce a fare meglio una cosa, che siamo di fronte a dei casi che sono delle eccezioni? Ogni tanto bisognerebbe riconoscere questa cosa senza per forza fare sempre la polemicuccia da due lire e aspettare che Buffon faccia qualche errore per dire che è vecchio o perché non ha smesso prima. L'altro giorno parlavo con una persona che lavora negli Stati Uniti che mi diceva: “Tu hai 43 anni, pensa che noi abbiamo Tom Brady che quest'anno ha fatto qualcosa di incredibile (alla sua stessa età ha vinto il suo settimo Superbowl con Tampa Bay, ndr), se tu fossi americano non ha idea di cosa succederebbe qui e di come ne parlerebbero”. Invece noi siamo poco propensi a riconoscere il merito di qualcun altro, abbiamo sempre qualcosa che ci dà fastidio, perché lui sì e io no, perché a 43 anni io sono sul divano con una pancia così e lui è là a fare la differenza. Questa cosa non viene accettata, e la trovo molto limitante”.

    UN MESSAGGIO PER I GIOVANI - “Io ho cambiato il mio modo di pensare nel momento in cui ho capito di essere stato un fortunato, perché la vita mi aveva dato delle doti fisiche particolari, e quindi dovevo restituirle quella fortuna che mi aveva dato attraverso una professionalità totale e la determinazione di non perdere tempo e di non avere rimpianti. Andare fino in fondo e farlo seriamente perché lo si può fare. Credo sia il motivo principale per arrivare dove sono arrivato”.
     

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