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Buffon: "Riva mi ha insegnato come essere un punto fermo. Quanti ricordi in nazionale"
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PRIMO INCONTRO E INSEGNAMENTI - "Il primo incontro che ho avuto con Gigi ci ha fatto capire subito di poter entrare in sintoni. Lui era un tipo molto riservato e sempre in cerca della proprio coerenza. Questo faceva si che venisse attratto da persone controcorrente, originali e io da giovane ero così. Ricordo che andai in nazionale a 18 anni ed alla seconda panchina guardavo lui come per lamentarmi. Quindi mi chiamò a fine allenamento e mi disse di battere alcune punizioni. Mi faceva sfogare così, tirando punizioni per divertirsi lui. Però scherzavamo, e anche tanto, soprattutto sul fatto che con me in porta non avrebbe segnato. Mi lasciava passare le battute, ci divertivamo. Gigi mi ha insegnato a essere un punto fermo quando tutto intorno si muove. Ci sono sempre dei momenti in cui la terra trema, si cercano alibi, la gente si incolpa. In quel momento devi essere lucido. La gente se ti vede così viene da te e ti chiede consiglio. Lui era la colonna, lo è stato sempre e comunque.
MONDIALI 2006 - " Alla festa ero un pochino alticcio, mi sono accorto che lui è rimasto a terra dopo. Conoscendolo è stata una sua decisione per via della sua coerenza. Si sentiva di prendere quella scelta e così ha fatto. Quando ha visto probabilmente salire sul carro qualche politico ha deciso di andare via. In quel momento tutto quello che non faceva parte dello sport per lui era qualcosa di sgradito. Basta vedere chi c'era sul pullman e si arriva ai nomi. Gigi oggi sarebbe orgoglioso di me perché ho raccontato la sua storia ai miei figli. Sarà una cosa da tramandare in generazione di generazione. Il destino ha poi voluto che la mia ultima partita fosse qui, a Cagliari".
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Ma lasciamo perdere che è meglio