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    Buffon: 'Balotelli alla Juve, perché no?'

    Buffon: 'Balotelli alla Juve, perché no?'

    Buffon tra Champions e futuro: "Rimango alla Juve per altri 3 anni".
    "Siamo al livello del Chelsea, non è detto che usciremo noi. Comunque vada non sarà un fallimento".
     

    Gigi Buffon, dopo la Lazio siete più confortati dal gioco o delusi dagli zero gol?
    «È stata un’ottima partita e una grande Juve: non abbiamo vinto per episodi e bravura degli avversari, ma abbiamo confermato che squadra siamo».

    Il Chelsea ha fatto turnover e ha perso: paura di voi?
    «Non credo. Ma penso anche che vincere aiuti a vincere e che le sconfitte difficilmente siano salutari. A parte la nostra contro l’Inter».


    Perché voi il turnover l’avete azzerato?
    «Siamo all’inizio della stagione, ci sarà tempo e modo per far rifiatare i giocatori più stanchi. A questo punto dell’anno penso sia più importante trovare la convinzione, che ti viene con i risultati, e dare continuità di prestazione ai singoli».

    Uscire dalla Champions sarebbe un fallimento?
    «Non necessariamente bisogna usare termini così forti: c’è modo e modo di andare avanti, come di uscire. Dopo si potrà scegliere l’aggettivo migliore».

    Chi è la favorita?
    «Già al momento del sorteggio, chi conosce il calcio e il valore dello Shahktar, sapeva che il girone era equilibrato. Tre squadre per due posti, sarà così fino al 95’ dell’ultima gara».

    Siete al livello del Chelsea?
    «Finora abbiamo dimostrato di meritare il rispetto degli avversari e che si giocherà ad armi pari. I giocatori del Chelsea meritano grande stima, sono i campioni d’Europa, e negli ultimi dieci anni hanno lasciato un segno tangibile nella élite del calcio mondiale».

    Hanno il doppio delle vostre presenze in Champions: quanto conta?
    «Peserà anche l’esperienza, però la Juve non ha un gap così importante da colmare sotto quel punto di vista».

    Chi l’ha stupita del nuovo Chelsea?
    «Non puoi avere preferenze, nel senso che sono talmente bravi, con una rosa talmente all’altezza, che hai timore e rispetto per tutti. In qualsiasi situazione ti possono fare male: sui calci d’angolo con i difensore, e uno di loro, Luiz, batte le punizioni. Centrocampisti con inventiva e tiro. Tante di quelle soluzioni che la paura viene un po’ da tutti».

    A Londra, sul 2-0, pensato: “Non siamo a questo livello”?
    «No. Dal primo all’ultimo minuto ho avuto la sensazi one di una squadra che si stava giocando la partita, in Inghilterra, senza rinunciare a proporre e costruire. Milan a parte, negli ultimi anni l e squadre italiane erano abituate a speculare».

    Conte vi ha cambiato la mentalità?
    «Un grande innovatore».

    Gioco dunque sono, pare il Borussia Dortmund: che ne pensa?
    «Che è la squadra che più mi ricorda la Juve, e mi auguro di non offenderli. Anche loro attraverso il gioco, l’organizzazione e la qualità hanno dimostrato che possono vincere contro tutti. E l’anno scorso sono usciti al primo turno di Champions, se non sbaglio».

    Mai creduto che arrivasse Van Persie?
    «Né illuso né ci speravo, non provavo sentimenti. Avendo molta fiducia nel lavoro fatto l’anno scorso e nella competenza della dirigenza, sapevo che non saremmo rimasti senza nessuno. Difatti alla fine è andata così: bene o male sono arrivati Sebastian (Giovinco), Bendtner, e sono rimasti Quagliarella, Vucinic, Matri. Si può dire tutto, ma non che i gol siano il problema di questa squadra, i numeri parlano chiaro. Poi, se qualcuno ogni tanto ha difficoltà con la prestazione, può capitare».

    Si può vincere la Champions anche senza un Drogba?
    «Ho molta fiducia nel lavoro di questo gruppo, in quello del l’allenatore e nella qualità dei nostri attaccanti, che in qualsiasi momento possono farci vincere qualsiasi partita».

    Se dovesse fare il discorso martedì sera, cosa direbbe?
    «Il discorso alla squadra non lo faccio mai, perché parlo già durante la partita, il portiere è sempre tra i più loquaci: se facessi anche i discorsi mi sembrerebbe di voler fare un po’ troppo il protagonista».

    Un consiglio ai compagni più giovani?
    «Mantenere la propria spensieratezza, può essere un’arma in più contro la loro esperienza. E nei momenti di difficoltà, che ci saranno, trovare le risorse e l’ispirazione nel gioco, la fonte dei nostri successi e delle nostre certezze».

    Una certezza la sta diventando El Shaarawy: sorpreso?
    «In tempi di crisi bisogna fare di necessità virtù ed El Shaarawy, che magari anni fa sarebbe stato mandato in provincia, si è consacrato. Poi però lui è un’eccezione, non è che siamo invasi dagli El Shaarawy».

    Un consiglio a Balotelli?
    «Di essere felice, perché alla fine un giocatore, come un uomo, dà il meglio quando fa delle scelte che gli fanno ritrovare entusiamo e serenità interiore. E la felicità per il suo lavoro».

    Alla Juve sarebbe felice?
    «Non lo so, questo dovreste chiederlo a lui. La Juve è un ambiente storicamente non facile, nel senso che ci sono delle linee guida ben precise, però è anche vero che Mario è sempre stato molto affabile e apprezzato dai suoi compagni, almeno come comportamenti in nazionale».
    Lei sarebbe contento?
    «Certo, se venisse entusiasta e voglioso di mettere a disposizione il talento che ha. Mario è uno che farebbe felice ogni squadra, compagno, tifoso».

    Non è un quaquaraqua?
    (sorriso). «Ah, non lo so».

    Perché non ha ancora firmato il rinnovo del contratto?
    «Non c’è un problema, c’è un problema di esigenze della squadra, della società e mia, di finire questo ciclo di partite importanti. E sperare che vadano nel modo giusto».

    Resta alla Juve altri tre anni?
    «Non ci saranno sorprese».

    Si dà un triennio per vincere la Champions?
    «Vorrei riuscirci, perché finora l’ho solo sfiorata. Come dico spesso, una volta messi da parte gli infortuni, credo di avere davanti ancora tre anni in cui posso dare veramente tanto, e fare la differenza, e non voglio accontentarmi. Non voglio fare delle scelte di comodo, e portare la mia barchetta in porto a ormeggiare piano, piano: sono sempre stato un motoscafo, per cui voglio andare in alto mare a manetta, fin che posso».


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