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Buffon condanna il PSG, ma lo United non vincerà mai nulla con Solskjaer
Quando costui si è infortunato, Tuchel ha inserito Paredes, un altro velleitario, per rinforzare il centrocampo. Mossa non peregrina, visto che mancavano meno di venti minuti alla fine, ma poco coerente con la natura del Psg. Questa squadra, evidentemente non ancora matura per vincere la Champions, è fatta per giocare e divertirsi, come aveva fatto a Manchester. Al contrario, nell’ultimo quarto d’ora, ansimava di paura, il pallone scottava anche tra i piedi dei più bravi e, pur non correndo mai alcun serio rischio, si percepiva che quel lasciare campo all’avversario sarebbe potuto essere letale. Certo, senza le colossali sviste di Kehrer e Buffon, lo United non avrebbe segnato mai, ma il punto è che i parigini hanno prodotto solo un gol (Bernat su assist di Mbappè) da un dominio quasi totale. I diaristi televisivi, spesso a corto di analisi critica, hanno sottolineato come lo United abbia realizzato l’impresa avendo ben nove indisponibili: Valencia, Jones, Herrera, Matic, Sanchez, Mata, Lingard, Martial e il supponente Pogba, squalificato.
Ora si dà il caso che quando le squadre sono fortemente rimaneggiate costringono gli allenatori a sbagliare di meno. Così Solskjaer, uno che da allenatore non vincerà mai niente per come fa giocare la squadra, si è rifugiato prima nel 4-4-2 e poi nel 4-5-1. Siccome poi non è vero che la fortuna aiuta gli audaci, ma i pavidi, gli si è infortunato anche Bailly, un altro colpo della buona sorte perchè il centrale era stato, fino a quel momento, il peggiore della difesa. E’ entrato Dalot che, oltre ad avere disputato una buona gara da esterno di centrocampo, ha preso l’iniziativa di scagliare il tiro della disperazione al 90’ e qualche secondo, quella conclusione che ha incocciato il braccio di Kimpembe. Chissà, forse dall’angolo non sarebbe nato niente, fatto sta che il Var ha decretato, per bocca di Skomina, il rigore della vittoria.
Il PSG deve fare un profondo mea culpa. Primo, per gli errori individuali e non solo di Kehrer e Buffon. Secondo, per non essere riuscito a segnare. Terzo, per non avere la minima cognizione della gestione nei momenti complicati. Lo ripeto: Tuchel è abituato a giocare anche quando sarebbe il caso di congelare la partita. Ma allora prima bisogna trovare di più la porta, essere scaltri e concreti, fraseggiare meno se la condizione ti sottrae sintassi e punteggiatura. Non credo che l’ennesima eliminazione dalla Champions del PSG porti cambiamenti in panchina a fine stagione, ma certo l’amarezza è più profonda che da qualsiasi altra parte. Calcisticamente parlando, Parigi non è Madrid dove si è vinto fin troppo. Qui ogni volta bisogna ricominciare e questa è più dura delle altre. Il successo di Manchester non era stato illustorio, ma perentorio. La strada verso la finale, se non spianata, poteva sembrare aperta. Invece ancora una volta a Parigi ci si domanda come sia potuto accadere. Un dominio quasi totale per stringere in pugno il solito niente.
IL TABELLINO
PSG-Manchester United 1-3 (primo tempo 1-2)
Marcatori: 2' Lukaku (M), 12' Bernat (P), 30' Lukaku (M), 45+4' st rigore Rashford (M).
PSG: Buffon; Kehrer (dal 25' st Paredes), Thiago Silva, Kimpembe, Bernat; Dani Alves (dal 45+5' Cavani), Marquinhos, Verratti, Di Maria; Draxler (dal 25' st Meunier), Mbappé. All. Tuchel.
Man United: De Gea; Young (dal 42' st Greenwood), Bailly (dal 36' Dalot), Lindelof, Smalling, Shaw; McTominay, Fred, A. Pereira (dal 35' st Chong); Lukaku, Rashford. All. Solskjaer.
Arbitro: Skomina (Slo).
Ammoniti: 34' Di Maria (P), 30' st Paredes (P), 45+9' st Shaw (M).